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IL PAPA SALUTA IL BANGLADESH

"La vita ha uno scopo, non è senza meta"

Il Papa ha concluso il viaggio apostolico in Bangladesh incontrando i giovani esortandoli ad «andare avanti». Senza fermarsi davanti alle difficoltà, perché «la nostra vita ha uno scopo, uno scopo datoci da Dio».

-SULL'AEREO: "RISCHIO NUCLEARE"

Ecclesia 03_12_2017

Nell’ultimo giorno del viaggio apostolico, il Papa ha concluso incontrando i giovani nel campo sportivo del Notre Dame College di Dhaka esortandoli ad «andare avanti». Sempre. Senza fermarsi davanti alle difficoltà, perché «la nostra vita non è senza direzione, ha uno scopo, uno scopo datoci da Dio». Prima, in mattinata, aveva incontrato circa 1.500 sacerdoti, religiosi, religiose, consacrati, seminaristi e novizie alla Holy Rosary Church, Chiesa cattedrale dell’arcidiocesi di Chittagong.

FUGGITE LO SPIRITO DEL GOSSIP

Come accade spesso quando parla a sacerdoti e religiosi, Francesco ha messo da parte il discorso scritto e ha parlato a braccio. Utilizzando una lettura del Profeta Isaia del prossimo martedì ha detto che «ognuno di noi è una pianta, ma non per merito nostro, ma per la semente che ci ha formato, e allora la devo conservare, perché cresca in quella grande fede, e devo dare testimonianza». La semente cattiva che infesta il campo è quella del nemico, si tratta «della zizzania nel presbiterio, nella conferenza episcopale, nelle comunità religiose e in seminario». Bisogna sapersi «difendere dalla divisioni». E poi ha ricordato un tema che più volte ha ripetuto in molte occasioni: ciò che «distrugge una comunità è parlare male degli altri, sottolineare i difetti dell’altro, ma non dirli a lui, dirli a un altro, e così creare un ambiente senza pace con divisione. Mi piace definire questo spirito delle chiacchiere come terrorismo». Questa volta lo ha chiamato lo «spirito del gossip».

TENETE AGGIORNATO IL SOFTWARE

Ricordando ai giovani di andare avanti con una giusta direzione, li ha invitati a «saper viaggiare nella vita, non girovagare senza meta». Per questo, ha detto, Dio «ci guida, orientandoci con la sua grazia. È come se avesse posizionato dentro di noi un software, che ci aiuta a discernere il suo programma divino e a rispondergli nella libertà. Ma, come ogni software, anch’esso necessita di essere costantemente aggiornato. Tenete aggiornato il vostro programma, prestando ascolto al Signore e accettando la sfida di fare la sua volontà». Ciò che orienta è innanzitutto la sapienza, quella che nasce dalla fede e «non è la falsa sapienza di questo mondo», quella per cui «cominciamo a vedere le cose con gli occhi di Dio, ad ascoltare gli altri con gli orecchi di Dio, ad amare col cuore di Dio e a valutare le cose coi valori di Dio». 

Ci sono troppe «false promesse di felicità», ma queste non possono liberare, portano «solo a un egoismo che riempie il cuore di oscurità e amarezza. La sapienza di Dio, invece, ci aiuta a sapere come accogliere e accettare coloro che agiscono e pensano diversamente da noi. È triste quando cominciamo a chiuderci nel nostro piccolo mondo e ci ripieghiamo su noi stessi (…) Quando un popolo, una religione o una società diventano un “piccolo mondo”, perdono il meglio che hanno e precipitano in una mentalità presuntuosa, quella dell’“io sono buono, tu sei cattivo”».

Infine l’invito a lavorare insieme pur nella diversità di fedi o di ideologie. Diversi, ma impegnati a lavorare «per il bene comune, in armonia!».