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IL BELLO DELLA LITURGIA

L'Assunta, luce e movimento per la Gloria di Dio

Tiziano superò la misura pacata della tradizione figurativa a lui precedente e, con una carica innovativa sorprendente,  creò qualcosa di completamente nuovo. La costruzione della scena avviene, qui, attraverso un linguaggio fatto di colori, luce e movimento. Lasciamo che la bellezza e lo splendore dell’arte cristiana ci sostengano e confortino nella nostra fede.

Cultura 18_08_2018

Tiziano Vecellio, Assunta,1518 - Venezia-Basilica di Santa Maria dei Frari

Grandi cose di te si cantano, o Maria:
oggi sei stata assunta sopra i cori degli Angeli
e trionfi con Cristo in eterno.
Antifona d’ingresso festa liturgica Assunzione della Vergine

Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, (…) dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l'immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo.

Così si legge nella costituzione apostolica Munificentissimus Deus, il documento redatto da papa Pio XII nel 1950 con cui il pontefice proclamò di fronte al mondo il dogma dell’Assunzione corporea di Maria Vergine al cielo. Tra le ragioni, le evidenze che lì addusse a sostegno di questa fondamentale verità teologica il Santo Padre incluse anche la sostanziosa tradizione iconografica relativa all’Assunta. La fede del popolo di tutti i tempi tradotta in immagini, cioè, rappresentò per lui e, di conseguenza, per tutta la Chiesa, un più che valido e inconfutabile argomento a favore.

Dovremmo risalire al VII secolo per trovare le prime versioni dell’Assunzione di Maria, la cui iconografia in occidente era stata inizialmente contaminata dall’equivalente bizantino della Dormitio Virginis, la dormizione della Vergine. Nella corsa contro il tempo ci fermiamo, invece, prima, scegliendo di stare a Venezia, anno Domini 1516.  Qui, da poco scomparso Giovanni Bellini, il richiestissimo pittore ufficiale della Serenissima, una promessa dell’arte italiana stava per conquistare, o piuttosto confermare, il suo meritato posto nell’Olimpo dei pittori più famosi di sempre. 

I francescani di Santa Maria Gloriosa dei Frari scelsero proprio Tiziano Vecellio per la realizzazione della pala dell’altare maggiore della loro basilica. L’artista, per il quale si trattava della prima commissione religiosa ufficiale, consegnò nel 1518 l’imponente tavola che fu solennemente collocata nella monumentale edicola marmorea per essa predisposta. 

Tiziano superò la misura pacata della tradizione figurativa a lui precedente e, con una carica innovativa sorprendente,  creò qualcosa di completamente nuovo. La costruzione della scena avviene, qui, attraverso un linguaggio fatto di colori, luce e movimento. E’ distribuita su tre registri che, dal basso verso l’alto, riguardano gli Apostoli, la Vergine al centro e il Padre Eterno. 

Quest’ultimo, in controluce, è un uomo anziano, canuto, le braccia spalancate in segno di misericordia. E’ Lui, e non il Cristo, com’era consuetudine precedente, ad attendere Maria immersa in uno sfolgorante bagliore, circondata da un turbinio di angeli festanti. Il moto ascensionale, sottolineato dalle Sue braccia alzate verso l’alto, dallo sguardo dolce ed estatico rivolto verso Dio Padre, dall’agitarsi del manto gonfio di vento, si placa solo nella quiete perpetua dell’empireo celeste, la Sua meta.

Altrettanto straordinarie sono le figure degli Apostoli che, stando ai testi apocrifi, erano presenti alla morte di Maria e, accorsi per seppellirla, si ritrovano invece ad assistere al miracoloso avvenimento. Sono persone semplici di cui Tiziano riesce a rendere perfettamente il turbamento, lo stupore, l’agitazione ritraendoli, ciascuno, in pose e atteggiamenti diversi, concitati, tutti estremamente eloquenti.

Perciò, - concluse Pio XII -  se alcuno, che Dio non voglia, osasse negare o porre in dubbio volontariamente ciò che da Noi è stato definito, sappia che è venuto meno alla fede divina e cattolica. » 

Dio non voglia, appunto. Lasciamo che la bellezza e lo splendore dell’arte cristiana ci sostengano e confortino nella nostra fede.