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IL BELLO DELLA LITURGIA

Le nozze di Cana nel migliore dei mondi possibili

Il  tema delle nozze di Cana rivestì un ruolo centrale nell’iconografia cristiana, diffondendosi a partire dal XV secolo quando cominciò a decorare le pareti dei refettori. O ad essere rappresentato nelle miniature, come in questa pagina del Libro d’Ore di fine '400 conservato alla Palatina di Parma. Le nozze sono ambientate in un mondo ideale. 

Cultura 19_01_2019
Libro d’Ore, Ms.Pal.169, c.79v. Biblioteca Palatina, Parma

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Gv 2, 11

Dopo l’Adorazione dei Magi e il Battesimo di Gesù, le nozze di Cana sono considerate un’ulteriore manifestazione della natura divina di Cristo, la terza “epifania”. Ecco perché il tema rivestì un ruolo centrale nell’iconografia cristiana, diffondendosi, perlopiù, a partire dal XV secolo quando cominciò a decorare le pareti dei refettori, dirimpetto all’Ultima Cena.

In molti casi Gesù compare al centro della scena, circondato dai commensali invitati, distribuiti intorno a una tavola. Altrimenti, Egli è rappresentato mentre benedice le giare, sei di norma, come le età in cui sarebbe diviso il mondo dalla creazione alla venuta di Cristo. Questa è anche la versione scelta dal miniatore del riquadro a piena pagina del Libro d’Ore di fine Quattrocento conservato alla Palatina di Parma, già nella biblioteca borbonica di Lucca. A dispetto del testo evangelico, in questo caso le giare che un servitore porge a Gesù sono solo due.

 Nel migliore dei mondi possibili, che per il raffinato pittore corrisponde a una città in stile rinascimentale, ricca di edifici classici, si apre sulla sinistra quello che ospita il banchetto nuziale. La stanza, inquadrata prospetticamente alle spalle di Cristo, è animata dai musici in lontananza e popolata dagli ospiti seduti su un lato del tavolo di fronte al quale il cerimoniere vigila attentamente. E’ una festa, in tutto e per tutto, in cui a un certo punto, però, viene a mancare un ingrediente indispensabile. Nella tradizione biblica le nozze sono segno dell’alleanza tra Dio, lo sposo, e il Suo popolo, la sposa. E’ solo Gesù che può rinnovare questo rapporto, trasformando l’acqua attinta da un pozzo, simbolo della legge di Mosè, in vino, segno dell’amore gratuito tra Dio e l’uomo. Ecco, dunque, perché non può esaurirsi ed ecco perché, anzi, in questa preziosa pagina addirittura trabocca.

Il nostro miniatore colloca Gesù in primissimo piano. E’ Lui il vero protagonista che, a differenza degli altri personaggi, Maria esclusa, è vestito con abiti del Suo tempo, particolare che intende conferire veridicità all’episodio. Un altro amore entra in gioco, quello di Maria, Madre che ha a cuore la felicità dei Suoi figli e che coglie la tristezza di un matrimonio senza vino, segno di una vita senza amore. Ella figura al centro della composizione, solo un passo indietro rispetto a Gesù. Con la mano sinistra indica ai servitori, nei quali ciascuno di noi è chiamato a riconoscersi, il Messia dando, col Suo gesto deciso, voce al virgolettato evangelico: Fate quello che Egli vi dirà