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IL CASO

"Le Pen in manicomio", allarmante purga sovietica

Purga di stampo sovietico per Marine Le Pen che per aver mostrato la barbarie jihadista è stata condannata alla rieducazione dallo psicologo. L’episodio è allarmante. Poiché in Italia abbiamo anche noi i magistrati creativi, ci sarà d’ora in poi da stare attenti a quel che si dice o si posta.

Editoriali 23_09_2018
Marine Le Pen

Il metodo era stato escogitato nella fu Unione Sovietica. I dissidenti e i dissenzienti, quelli che deviavano anche di poco dalla linea imposta dalla madrepatria (cioè, dal Partito, che a quei tempi e in quei luoghi era la stessa cosa) erano spediti in manicomio. Qui venivano imbottititi di psicofarmaci, di quelli degli anni Cinquanta-Sessanta, pre-prozac insomma, così che rimbambivano davvero e si poteva mostrarli al pubblico: vedete? sono matti. Non si trattava di veri e propri «nemici del popolo», cioè revisionisti, socialdemocratici, trozkisti, spie al soldo di una potenza straniera (cioè, preti cattolici) eccetera: questi, dopo il classico processo-farsa, finivano fucilati senza tanti complimenti. Qualche intellettuale giudicato non particolarmente pericoloso per il regime si beccava qualche decennio di lavori  forzati in Siberia, come Solzenitsin per esempio.

Per quelli del samizdat, invece, perizia psichiatrica dall’esito invariabile: camicia da forza. Ora, edotta da quest’illustre precedente, qualche toga rossa francese (ci sono anche là: non è forse nato là il famoso «maggio» sessantottardo?) ha riesumato il sistema per applicarlo indovinate a chi? Al nemico politico numero uno in Francia, Marine Le Pen, la «fascista» la «nostalgica di Vichy», quella che ha indirettamente ispirato il bestseller Sottomissione di Houillebecq: ricordate la trama futuribile? Pur di emarginare il Front National, i partiti della V Repubblica ne rifiutano l’appoggio, ma la loro coalizione non basta ad arginare il partito islamico, che così vince le elezioni e impone la sharìa al Paese. Non siamo ancora a quel punto, ma l’odio antilepenista fa già stravedere, e pazienza se il Front National non si chiama più così ma Rassemblement National adesso e la Marine abbia estromesso il suo fondatore e padre perché, lui sì, troppo di destra.

Niente, implacabile come il destino un’ordinanza della magistratura, datata 11 settembre (ormai questo giorno porta sfortuna), comanda la perizia psichiatrica per la leader sovranista. Perché? Perché tre anni fa, il 16 dicembre 2015 per l’esattezza, la Le Pen aveva postato su Twitter alcune foto di esecuzioni eseguite dall’Isis. Era successo che un giornalista, tutt’altro che imparziale, aveva paragonato l’allora Front National al Daesh. Non ci sarebbe stato bisogno di rispondergli per le rime, sarebbe bastata un’alzata di spalle, tanto era stolidamente fazioso il paragone. Invece, la Le Pen aveva voluto strafare, ed ecco il risultato.

Dopo ben tre anni (anche la giustizia francese è lenta, ma prima o poi, più poi che prima, colpisce con mano ferma e sicura). Che farà adesso la Le Pen? Se il perito sarà nominato dal giudice che ha emanato l’ordinanza, probabilmente Marine finirà in manicomio (in Francia, che si sappia, non c’è la legge Basaglia). Altrimenti la cosa finirà in guerra di opposte perizie, quanto basta tuttavia per distogliere un leader politico dal suo lavoro principale.

Azione di disturbo si chiama. Comunque vada a finire, l’episodio è allarmante. Poiché in Italia abbiamo anche noi i magistrati creativi, ci sarà d’ora in poi da stare attenti a quel che si dice o si posta. La Legge Mancino ha le maglie sufficientemente larghe (o strette, se volete) per catturare qualsiasi opinione non sufficientemente allineata con la narrazione di regime. In Francia, se mostri la barbarie dei jihadisti (non la inventi, la mostri), ecco che succede: se sei di sinistra, non c’è problema. Ma se sei di destra…