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EDITORIALE

Leggi Micromega e scopri un progetto di Chiesa

"Prima la persona poi la dottrina", "Applicare la gradualità della legge": nel numero speciale della rivista laicista dedicato al Sinodo tanti interventi scontati, ma anche denunce urlate di tante firme progressiste. A cui si unisce anche il vescovo Mogavero. Obiettivo: una spinta radicale che va ben oltre il Sinodo.

Editoriali 28_09_2015
Micromega

Micromega, la rivista diretta da Paolo Flores d’Arcais, è sempre una conferma, non delude mai, già prima che sia pubblicata si sa già cosa dirà, figurati dopo la pubblicazione. Prendi per esempio il numero appena presentato e tutto dedicato al prossimo Sinodo dei Vescovi. Uno, prima ancora di leggere il fascicolo, si chiede cosa diranno mai gli autori e poi prova ad indovinare: il Sinodo come un Vaticano III, la svolta di Bergoglio dopo i reazionari Wojtyla e Ratzinger, la Chiesa in uscita secondo la teologia di Johann Batpist Metz, la prassi fa la verità e non la dottrina, le trame della Curia romana sul Papa argentino, il cardinale Müller è un reazionario … Uno riesce perfino a prevedere chi saranno gli autori ospitati: potranno mai mancare Pierluigi Di Piazza e Vinicio Albanesi, Raniero La Valle o don Vitaliano della Sala?

Poi apri il numero di Micromega e trovi esattamente tutto quello che avevi previsto. Il mondo eterodosso rappresentato da Micromega ha una sua ortodossia molto precisa, ha la sua nomenklatura che definisce e difende quella ortodossia (tutti gli ospiti del fascicolo la pensano allo stesso modo, come seminaristi usciti dallo stesso seminario), ha una dottrina che vorrebbe imporre nonostante come vada il Sinodo e senza parlare di dottrina ma solo di pastorale, ha i suoi dogmi e quindi i suoi eretici, lancia le sue scomuniche, insomma è un mondo molto clericale. Ecco perché non delude, è perfettamente prevedibile ed è perfino utile: ci dà una specie di manuale dell’anti-Sinodo. Se uno vuol sapere cosa il prossimo Sinodo non deve essere o i pericoli che corre legga Micromega. 

Il punto più adoperato è il concetto che prima viene la persona e poi la dottrina. Ormai lo slogan lo si sente in tutte le parrocchie e Micromega lo inserisce nel suo nuovo catechismo. Ma senza la dottrina cattolica l’Occidente non saprebbe nemmeno cosa voglia dire essere persona e ogni fedele, se non illuminato dalla dottrina della fede, ancora oggi non riesce a vedere negli uomini delle persone. Sarebbe come dire: io ti accolgo come persona e poi ti guardo con lo sguardo di Cristo. La dottrina cattolica è lo sguardo di Cristo. Ma lo sguardo di Cristo non è lo sguardo umano più qualcosa. 

Il punto suddetto è funzionale all’altro principio, che pure ormai ha di gran lunga travalicato le pagine di Micromega: la gradualità della verità, la gradualità del bene e quindi la gradualità della pastorale. E’ l’ormai famosa tesi, condivisa anche da Bruno Forte, che la convivenza è un matrimonio allo stato embrionale, che non bisogna condannare ma far crescere. Che la relazione omosessuale è amore ancora incerto e allo stato di germoglio ma pur sempre amore che non va per ciò condannato ma fatto crescere. Che la proposta di Cristo non contiene comandi (non c’è nessun “devi”) ma solo ideali da raggiungere, nei confronti dei quali qualcuno è un po’ indietro e qualcun altro un po’ più avanti ma tutti stiamo camminando verso di essi. Serve la legge della gradualità, applicata però alla gradualità della legge, contrariamente a quanto insegnava Giovanni Paolo II. Avevano ragione i vescovi polacchi a dire che al Sinodo c’è qualcuno che vuole distruggere l’insegnamento del Santo Papa polacco sull’amore umano. Micromega lo dimostra.

Fin qui gli interventi su Micromega dicono, tutto sommato, cose ancora moderate. Sbagliate ma moderate. Ad esse si aggiungono poi le grandi sparate ideologiche. Per Di Piazza bisogna “liberare la Chiesa dal potere dottrinale”, per Vittorio Bellavite di Noi Siano Chiesa-Italia bisogna “accogliere e riaccogliere tutti nella Chiesa”, per Franco Barbero “in Vaticano è presente un vero e proprio antipapa che continua a tessere la rete con tutti i tradizionalisti” (Benedetto XVI) e il cardinale Müller è “un reazionario pressoché onnipotente nei sacri palazzi”, per don Aldo Antonelli “La Curia e il Vicariato sono delle brutte, strane bestie, che quando ti abbracciano ti strozzano”, per don Paolo Farinella “i due papi precedenti avevano messo in naftalina il Vaticano II perché strutturalmente tradizionalisti e quindi pieni di paura nei confronti della modernità”. Non stupisce che questo mondo della sinistra cattolica barricadera esprima simili posizioni esasperate; colpisce piuttosto che il vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, si sia unito al loro coro, dentro un fascicolo che adula strumentalmente Papa Francesco per poi lanciargli forti accuse di populismo.

Eppure c’è un rapporto tra le posizioni ancora moderate viste prima e queste denunce urlate. Slogan come “prima la persona e poi la dottrina”, oppure la legge della gradualità che diventa gradualità della legge sono già ampiamente presenti nella base cattolica e già veicolano una prassi nuova, anche se il Sinodo si deve ancora tenere. Essi però non si fermeranno lì, perché la spinta non si arresta se non alla conclusione. Il loro esito finale sarà qualcosa di più radicale, che le denunce urlate di Micromega prefigurano.