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IL BELLO DELLA LITURGIA

L'opera su Gesù che fa chiedere: «Ma chi è costui?»

Lo scultore ticinese Agostino Silva sulle pendici dei monti di fronte all’isola comacina, in una cappella del Santuario della Beata Vergine del Soccorso, rappresenta un Gesù dodicenne alle prese con i sapienti del Tempio. Ad accentuare il realismo della scena contribuiscono le figure dipinte sulle pareti affrescate che dialogano con quelle in terracotta, immergendole in uno spazio di quadrature prospettiche.

Cultura 07_07_2018

Agostino Silva. Chi era costui? Certo, nel migliore dei mondi possibili degli artisti italiani non spicca per fama, o, forse, nemmeno vi compare…Però, è lui l’artefice delle ventitré sculture in stucco e terracotta che “abitano” la quinta cappella del sacro monte di Ossuccio, quella in cui si racconta, anzi, si mette in scena l’episodio della disputa di Gesù tra i dottori del Tempio.

A onore del vero, e iconograficamente parlando, artisti di tutti i tempi – per citarne solo alcuni, non esattamente in ordine di apparizione, Dürer, Simone Martini, Tintoretto, Veronese – con i loro pennelli riferiscono di un Gesù dodicenne alle prese con i sapienti sacerdoti della Sua epoca; episodio, questo, così radicato nella fede cristiana da essere incluso tra i misteri del Santo Rosario.  Ed è, infatti, ciò che rappresenta anche il nostro scultore ticinese sulle sponde del lago di Como, anzi, sulle pendici dei monti di fronte all’isola comacina, in una cappella di un noto santuario che qui si prende in considerazione e si racconta. 

Il fine ultimo, in questa sede, è dare forma, attraverso qualche migliaio di battute, a un altro episodio evangelico, quello di cui riferisce l’evangelista Marco secondo il quale gli uomini cui capitò la sorte di assistere a una delle tante, si presume, partecipate frequentazioni di Gesù nella sinagoga, pieni di stupore si chiedevano: “non è Costui il Figlio del falegname Giuseppe?” che equivale a dire: non è Costui un comune essere umano? Uno di noi? “ Che sapienza Gli è stata data?”

Bene. Proprio per permetterci di immergerci in un’atmosfera concreta, reale e, per quanto umanamente possibile, verosimile è stato ideato il percorso di Ossuccio e degli altri Sacri Monti. Partiamo dalla quinta stazione, ovvero dalla quinta cappella, frutto, come le altre quattordici, di un’incursione artistica e artigianale compiuta tra il 1635 e il 1710. Ci troviamo, per l’esattezza, all’inizio della salita del viale devozionale. 

Sculture di terracotta, più grandi di un terzo rispetto alle dimensioni reali, popolano la scena. Vi si riconosce Gesù al centro, la mano destra alzata e la sinistra appoggiata su di uno scranno, affiancato da un sacerdote intento a leggere un volume e un altro, sul lato opposto, che Lo scruta con un pizzico di perplessità. Sfumature di emozioni – meraviglia, stupore, scetticismo -  caratterizzano, del resto, tutti gli astanti, psicologicamente indagati e curiosamente rappresentati con vesti variegate quanto i loro copricapi. Col Suo gesto deciso Gesù qui appare rivelatore di una nuova dottrina che non contraddice, anzi, da compimento alle antiche scritture.

Ad accentuare il realismo della scena contribuiscono le figure dipinte sulle pareti affrescate che dialogano con quelle in terracotta, immergendole in uno spazio di quadrature prospettiche. L’intero percorso ascensionale del Sacro Monte di Ossuccio, che si conclude nel Santuario della Beata Vergine del Soccorso, venerata per i molteplici episodi miracolosi di cui è stata ed è protagonista, nel 2003 venne riconosciuto quale Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.