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BELGIO

L'ospedale cattolico apre all'eutanasia per i malati

Il ramo belga della Congregazione dei Fratelli della Carità ha autorizzato l'eutanasia, che è legge in Belgio, per i malati psichiatrici ricoverati. Il tutto con il no della casa generalizia. Si attende ora la presa di posizione dei vescovi, ma il precedente dell'università di Lovanio, con il professore licenziato per aver chiamato l'aborto un omicidio, non fa sperare. Sempre che la Chiesa non si nasconda dietro il rituale che la Congregazione è indipendente. 

Ecclesia 27_04_2017

Dal Belgio è difficile aspettarsi delle belle notizie. L’ultima, piuttosto pessima, in ordine di tempo, riguarda la Congregazione dei Fratelli della Carità. I Fratelli della Carità sono un ordine fondato nell’800 da un sacerdote belga, Pierre-Joseph Triest, e si dedicano come carisma specifico dell’ordine particolarmente all'assistenza agli anziani, alla cura dei malati psichiatrici e dei disabili ed all'istruzione, soprattutto dei portatori di handicap (ciechi e sordomuti).

Sono presenti in molti Paesi dell’Europa, dell’Asia, delle Americhe, e in Africa. La loro casa generalizia è a Roma.

Il ramo belga ha deciso recentemente di autorizzare l’eutanasia nei suoi centri psichiatrici, per persone che non sono in fase terminale, secondo quando riporta il settimanale cristiano “Tertio” nella sua edizione di mercoledì scorso. 

I Fratelli della Carità fino ad ora si erano rifiutati di praticare l’eutanasia nei loro istituti. Ma, scrive la rivista, la comunità belga ha deciso di infrangere questo tabù. La congregazione l’ha reso noto in una lettera inviata alle singole direzioni e ai responsabili delle unità mediche dei suoi centri psichiatrici. La lettera precisa anche che il consiglio generale dei Fratelli della Carità della sede di Roma, diretto dal fratello belga René Stockman, disapprova questo cambiamento.

C’è attesa adesso per quella che potrebbe essere una presa di posizione dei vescovi del Paese. Anche se l’esperienza recente fa pensare che se una reazione vi sarà, sarà del genere: sono indipendenti, sono una congregazione religiosa autonoma, non possiamo interferire.

Il precedente del professore di filosofia Stéphane Mercier, dell’Università Cattolica di Lovanio, indica una precisa direzione. Stéphane Mercier aveva affermato in una dispensa destinata agli studenti, che l’aborto da un punto di vista filosofico, era un omicidio. La denuncia di un gruppo femminista aveva portato sui giornali la sua dichiarazione, e l’Università di Lovanio aveva preso immediatamente la misura di sospenderlo dal corso, e di aprire un’indagine. Mercier è stato difeso da altri docenti, e il suo caso ha provocato un dibattito sulla libertà o meno di espressione all’interno delle università.

La conferenza episcopale belga, dal canto suo, non solo non ha difeso il professore. Tommy Scholtès, un sacerdote gesuita, portavoce della Conferenza episcopale belga, ha detto: “Le parole di Stéphane Mercier mi sembrano caricaturali. La parola omicidio è troppo forte: presuppone una violenza, un atto commesso in piena coscienza, con un’intenzione, e questo non tiene conto della situazione delle persone spesso nella più grande angoscia”. Ha poi aggiunto che “Formule del genere non aiutano la Chiesa, specialmente nel quadro dell’appello alla vita lanciato dal Papa”. Ha ammesso che il rispetto per la vita resta al centro della dottrina “Ma il Papa chiama anche alla misericordia: dobbiamo mostrare comprensione, compassione”.

Posizioni altrettanto sfumate per quello che riguarda le reazioni dell’Università Cattolica di Lovanio: “L’UCL e i vescovi belgi sono due cose allo stesso tempo vicine e diverse. Non abbiamo un’opinione da dare su quello che dice l’Università”.

E nel comunicato ufficiale la Conferenza Episcopale scriveva: “Per quanto riguarda la sospensione dei corsi del sig. Stéphane Mercier, incaricato di un corso invitato all’UCL,

I vescovi confidano nella procedura interna condotta attualmente dall’Università cattolica di Lovanio”. E puntualmente l’Università ha deciso di sanzionare Mercier; ma la natura della sanzione non è stata resa pubblica. “Questa procedura attiene alla relazione contrattuale fra un impiegato e il suo datore di lavoro”. L’interessato è stato informato immediatamente, “i ricorsi sono autorizzati dalla procedura e le lezioni di Stéphane Mercier restano sospese fino alla decisione finale”. Tutto questo in un’Università soi disant cattolica, e con il beneplacito dei vescovi. Ma d’altronde tutto questo sembra inserirsi in un progressivo smantellamento della Chiesa belga: a partire da Bruxelles, dove l’arcivescovo De Kesel, fatto cardinale dal Pontefice che ha accettato – senza premiarlo con la berretta – immediatamente le dimissioni di mons. Léonard, ha cacciato la Comunità dei Santi Apostoli, ricca di vocazioni, ha provocato la partenza della Comunità di Gerusalemme e sta procedendo contro la volontà di molti fedeli a una burocratica riorganizzazione e accorpamento delle parrocchie…