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OLANDA

Mai offendere i neri. I paggi di S. Nicola diventano gialli

Olanda, qualche zelante relativista si è accorto che nel tradizionale corteo di San Nicola ci sono, in costume finto-medievale, alcuni «negri» che scortano, come paggetti e servitori, il protagonista. Il sindaco di Gouda ha deciso allora di salvare corteo: i servitori saranno ridipinti di giallo.

Libertà religiosa 15_11_2014
Corteo di s. Nicola in Olanda

L’Olanda è, con il Belgio, il Paese europeo più «avanzato» in tema di minchiate politicamente corrette. I più anziani ricorderanno il famigerato «catechismo olandese» che, a Concilio quasi nemmeno terminato, mandò in solluchero il clero progressista e in confusione i fedeli normali. Oggi, è sempre l’Olanda a vantare la città più musulmana d’Europa, Rotterdam.

Perciò, non poteva che venire da quelle contrade l’ultima novità: qualche zelante relativista si è accorto che nel tradizionale corteo di Babbo Natale ci sono, in costume finto-medievale, alcuni «negri» che scortano, come paggetti e servitori, il protagonista. Naturalmente, di africani veri non ce n’è neanche uno. Come si può vedere nelle fotografie, si tratta sempre di neerlandesi doc, biondi e magari con baffi e occhiali, ma la faccia dipinta di nero e una parrucca crespa in testa. Gli olandesi, fin dai tempi della loro Compagnia delle Indie, li chiamano Zwarte Piet, «Pietro il Moro»: distribuiscono dolcetti tradizionali ai bambini durante il percorso. Fanno scorta, suonando strumenti musicali, a Sinterklaas, cioè San Nicola (di Bari, Sankt Nikolaus in tedesco, diventato Santa Claus per gli emigrati in America e infine Babbo Natale quando, nel 1934, la Coca Cola lo fece disegnare paffuto, barbuto e rossovestito).

Domenica 16 novembre (domani, per chi legge, ndr) il rutilante corteo è atteso, come ogni anno, ad Amsterdam. Arriverà sul solito battello a vapore e percorrerà il fiume Amstel con un seguito chilometrico di imbarcazioni. Sinterklaas sarà sul suo cavallo bianco e si porterà nella città di Gouda, dalla quale, quest’anno, partirà il suo giro natalizio dei Paesi Bassi. Da noi Babbo Natale scende dal camino e infila i doni nelle calze appositamente predisposte, oppure li fa trovare sotto l’Albero. Ma è un’americanata, perché agli italiani i regali li portava Gesù Bambino oppure, in certe zone del Nord, Santa Lucia; in Sicilia toccava addirittura ai Defunti il 2 novembre. In Olanda i bambini mettono le loro scarpe alla finestra, con accanto acqua e carote per il cavallo di San Nicola. L’origine dell’usanza, si sa, sta in un gesto di carità di Nicola, allora vescovo di Myra, che lanciò anonimamente all’interno di una finestra la somma necessaria a tre ragazze poverissime per procurarsi una dote. Myra cadde poi in mani islamiche e alcuni marinai di Bari, con un’audace impresa, trafugarono il corpo del Santo. Il culto si diffuse in tutta la Cristianità perché i crociati si radunavano a Bari per imbarcarsi per la Terrasanta.

E torniamo agli Zwarte Piet: qualche anima bella ha ritenuto razzista far fare a dei coloured la parte dei servi e ha investito della questione il Consiglio di Stato (una specie di super-Tar). Naturalmente, non si tratta né di neri né di musulmani, bensì di teste gloriose del progressismo bianco. L’alta corte se ne è lavata le mani; tanto, le corti non dipendono dai voti. Ma il sindaco di Gouda sì, e la patata bollente è finita in mano a quest’ultimo. E adesso, pover’uomo? Diviso tra i bambini olandesi e i cretini politicamente corretti, ha escogitato una soluzione che a lui sembrerà salomonica ma è solo grottesca: i Piet saranno dipinti di giallo. Qualcuno ha fatto timidamente osservare che, così, sarebbero stati i cinesi a offendersi. Ma il borgomastro sa bene che i cinesi non fanno storie e le diatribe sul razzismo le lasciano a chi ha tempo da perdere. Da qui gli Zwarte Piet tramutati d’imperio in Kaas Piet, «Pietro Formaggio». Così la storia è salva, perché gli olandesi avevano colonie anche a Macao.

Tuttavia, se questo è l’andazzo, noi italiani non possiamo stare tranquilli. Come è noto, il nostro poema nazionale, la Divina Commedia, mette Maometto all’Inferno. E la scena è ripresa in un affresco del duomo di Bologna, che pure è capitale storica della sinistra italiana e, perciò, sensibilissima al pensiero politicamente corretto. Un’altra roccaforte storica del marxismo è Livorno, dove campeggia il monumento ai Quattro Mori, simbolo della città. Visto da vicino il monumento è dedicato al granduca di Toscana, che sta in piedi trionfante, mentre i Quattro Mori sono musulmani in catene ai suoi piedi. Sono gli stessi Quattro Mori che garriscono nello stemma della Sardegna: quattro teste di neri inquartati nello stendardo di San Giorgio, croce rossa su fondo bianco. Sono un ricordo della vittoria di Lepanto, nella quale ebbero gran parte i combattenti sardi e i toscani Cavalieri di Santo Stefano. A Pisa, nella chiesa dedicata a questi ultimi, fanno bella vista sulle pareti le bandiere conquistate agli ottomani in quella battaglia. Last but not least, a Gaeta è conservata la grande bandiera verde su cui è riportato 28.900 volte il nome di Allah in oro e che sventolava sull’ammiraglia turca, la Sultan.

Nei politicamente corretti l’odio per la civiltà cristiana fa aggio sul «rispetto» per i musulmani, i più dei quali manco sanno di che si sta litigando e si «offendono» solo quando qualcuno glielo mette in testa. Ma azzerare tutte le tracce di una storia lunga quattordici secoli e quasi sempre conflittuale sarebbe arduo anche per un amanuense certosino, le cui meticolosità e pazienza non a caso sono proverbiali. Ai politicamente corretti non resta, intanto, che consolarsi con Pierino Formaggino. In fondo, anche il formaggio olandese è tradizionale.