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EGITTO

Mubarak si è dimesso. Il potere presto all'esercito

Dopo la delusione di ieri sera,
la "piazza" ora esulta. Tutto passa
al vice Suleiman, che annuncia l'entrata in scena dei militari.

Attualità 10_02_2011
Mubarak

Attorno alle 17,00, ora italiana, dopo 18 giorni di mobilitazione generale del Paese durante i quali si sono susseguiti gli scontri e numerose sono state le vittime, Hosni Mubarak si è dimesso. Il potere è ora nelle mani del numero due del regime, Omar Suleiman, ma a breve dovrebbe passare al Consiglio supremo delle forze armate, come ha annunciato lo stesso Suleiman in un discorso trasmesso in diretta dalla televisione egiziana.

 
L'opposizione esulta, ma resta guardinga. Israele osserva gli sviluppi con attenzione e realismo. L'egiziano Amr Moussa, leader della Lega Araba, invita la "piazza" a sapere attendere con pazienza. I corrispondenti della stampa occidentale in Egitto sottolineano come da più parti stiano giungendo moniti a mantenere la calma. Facile, dicono infatti, che la situazione possa degenerare, qualora si cedesse alle possibili provocazioni. Gli Stati Uniti stanno cercando di capire ora quale sia l'interlocutore giusto, se Suleiman o l'esercito.
Dopo la clamorosa doccia fredda piovuta sulle decine di migliaia di persone che in piazza Tahrir al Cairo si preparavano ieri sera a festeggiare le paventate dimissioni, l'ora x è dunque giunta.
 
Ieri sera il presidente è in effetti apparso in tv intorno alle 23 ora locale, ma solo per annunciare al popolo egiziano che non avrebbe lasciato il suo posto fino allo svolgimento delle elezioni, che sono programmate per settembre (anche se non si esclude un anticipo). In realtà, ieri Mubarak ha preso di sorpresa anche i servizi esteri, i giornalisti stranieri e anche alcuni ufficiali dell’esercito che avevano già spifferato la decisione delle dimissioni. Addirittura si era sparsa la notizia che Mubarak avesse già lasciato il Cairo, forse per Sharm el Sheikh, forse per l’estero. E invece – evidentemente dopo un lungo braccio di ferro con i militari – si è presentato in tv smentendo le previsioni di tutti e gelando le speranze di molti.

Nel suo discorso, Mubarak si era impegnato solennemente a “proteggere la Costituzione e il popolo, trasferendo il potere a chiunque sarà eletto il prossimo settembre in elezioni libere e trasparenti”. Il presidente egiziano ha cercato di toccare anche la corda nazionalista affermando con forza che ignorerà “i diktat dall’estero”, con evidente riferimento soprattutto a Unione Europea e Stati Uniti. Mubarak ha comunque detto che delegherà alcuni suoi poteri al vice-presidente Omar Suleiman, ex capo dei servizi, e altro uomo non propriamente di fiducia dei militari.

Ora, ancora più che ieri, il grosso punto interrogativo riguarda la reazione della "piazza" e delle opposizioni: quello che inizialmente era stato annunciato come “il venerdì del confronto” è diventato “il venerdì della festa” senza passare per il temuto “venerdì dello scontro” che avrebbe potuto seguire alla delusione di ieri. Peraltro non si sa ancora quale sia la reale reazione dei vertici militari che sembravano già pronti a gestire direttamente la transizione, sostituendo Mubarak con un Consiglio speciale. Una situazione, questa, già vissuta nel 1952 quando un colpo di Stato rovesciò la monarchia e diede inizio all’era di Nasser.