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RIFLESSIONI DOPO LE STRAGI

Negare l'evidenza se i terroristi affermano l'odio anti-cristiano

In Occidente ci si affanna a negare l’ispirazione anti-cristiana del terrorismo islamista, i terroristi si affannano invece ad affermarla. Oggi venendo a contatto con l’Occidente, i musulmani incontrano degli europei quasi soltanto l’attuale crosta esterna: un nichilismo e un relativismo di massa che da un lato li scandalizza e dall’altro non consente loro di capire come mai l’Occidente, all’apparenza così debosciato, nel medesimo tempo sia però ai primi posti in qualsiasi settore della scienza, della tecnica, dell’economia, del pensiero.

Politica 03_01_2017
Il terrorista di Berlino alla stazione di Torino

Per continuare le operazioni benedette che lo Stato Islamico sta conducendo contro la protettrice della croce, la Turchia, un soldato eroico del Califfato ha colpito uno dei più famosi nightclub dove i cristiani celebravano la loro vacanza apostata”:  se non fosse perché grondano sangue, queste parole con cui l’ISIS ha rivendicato la strage della notte di Capodanno nella discoteca Reina di Istanbul – ricordate ieri dalla Nuova BQ - potrebbe venire considerata come un caso esemplare di umorismo involontario.

Mentre non passa giorno senza che in Occidente ci si affanni a negare l’ispirazione marcatamente anti-cristiana del terrorismo islamista, i terroristi si affannano invece in ogni occasione ad affermarla. Come anche in analoghi comunicati precedenti pure qui ci sono errori e falsità: non si capisce in base a che cosa si possa definire la Turchia una “protettrice della croce”, e il Capodanno è una festa laica e non cristiana. Qui però questo non conta molto. Conta invece il motivo che sta alla base di tale manipolazione.

Paradossalmente questa feroce mobilitazione del terrorismo islamista contro l’Occidente europeo, le cui radici cristiane sono in effetti molto evidenti, ha stretti legami con la terribile guerra civile trans-nazionale in corso ormai da anni nel  mondo musulmano. Lo confermano i dati sulle vittime del terrorismo islamista: nell’anno ora appena conclusosi, a fronte dei morti per cinque gravi attentati in Europa (tre a Bruxelles il 22 marzo,uno a Nizza 14 luglio e un altro a Berlino il 23 dicembre), che furono quasi 140, in Turchia si dovettero contare sei attentati con bombe in luoghi affollati con un totale di 209 morti, e 24 attentati in Iraq compiuti con esplosivi e in situazioni tali da provocare ognuno da un minimo di 20 a un massimo di oltre 300 morti.

Beninteso, gli attentati in Europa hanno gettato improvvisamente nel lutto centinaia di famiglie, ed essendo avvenuti là dove esistono potenti reti televisive sono stati come moltiplicati da giorni e giorni di eco mediatica continua. Tuttavia i fatti sono fatti; e comprensibilmente in Turchia e in Iraq gli attentati avvenuti in patria lasciano più traccia di quelli avvenuti in  Europa. Se poi si estende la ricerca agli anni precedenti, e tutte vi si comprendono anche le guerre convenzionali riconducibili allo scontro tra i sunniti, la  principale confessione dell’islam, e le altre confessioni, tra cui in primo luogo quella sciita, la scia di sangue e di distruzioni si amplia ulteriormente. Ad esempio si spiegano così, dal 1980 ad oggi, tutte le vicissitudini e le guerre dell’Iraq, come pure la recente guerra in Siria.

Senza pregiudizio per l’opportunità e quindi l’impegno urgente per una difesa di polizia e per una difesa politica e militare, a lungo termine e nella sostanza la questione ha un aspetto culturale. Occorre insomma trovare il modo di aiutare l’islam a uscire dal vicolo cieco in cui si è infilato. In questa prospettiva i cristiani occidentali hanno più carte da giocare e quindi più responsabilità dei “laici”. Volendo negare le radici cristiane dell’Europa i “laici” si condannano a non capire come mai l’Occidente è più avanti di altre culture; e quindi non riescono nemmeno a spiegare perché tale condizione di vantaggio può venire condivisa pure da altri, musulmani compresi; e sarebbe anche una soluzione per il loro eterno problema del contrasto tra sunniti e sciiti.

Oggi invece, venendo a contatto con l’Occidente, i musulmani ne incontrano quasi soltanto l’attuale crosta esterna: un nichilismo e un relativismo di massa che da un lato li scandalizza e dall’altro non consente loro di capire come mai l’Occidente, all’apparenza così debosciato, nel medesimo tempo sia però ai primi posti in qualsiasi settore della scienza, della tecnica, dell’economia, del pensiero. Non sorprende allora che in un certo numero di loro tale disagio sbocchi in un odio irrazionale, tale da spingerli ad ogni delitto.

Stando così le cose, ricambiare i musulmani con la diffusione di sentimenti di odio altrettanto irrazionale, cui ad esempio indulgono in Italia certi  titoli e certe immagini di prima pagina dei quotidiani Libero e Il Giornale, non aiuta affatto a risolvere il problema, ma anzi lo complica. E inoltre squalifica l’intera area politica ove i due quotidiani trovano i loro lettori. Bisogna piuttosto lavorare a partire da chi nel mondo musulmano sta già tentando tale riforma essendo purtroppo ignorato da un Occidente che o non capisce o si illude di risolvere il problema del terrorismo islamista solo con i luoghi comuni o con  la forza.