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IMMIGRAZIONE

Nella battaglia dei migranti l'Italia è sconfitta

I blindati austriaci schierati al confine con l'Italia sono il simbolo del vicolo cieco in cui ci siamo cacciati. Siamo gli unici in Europa a praticare una politica di accoglienza illimitata degli immigrati e gli altri Stati europei non vogliono levarci le castagne dal fuoco. Chiudono i loro porti e ci lasciano soli. Il piano di aiuto dell'Ue alla nostra politica migratoria è insufficiente. 

Politica 05_07_2017
Austria

La sonora sconfitta rimediata dal governo Gentiloni nella “battaglia dei migranti” contro l’Europa è ben sintetizzata dalla decisione austriaca di schierare un battaglione blindato al Brennero.

Di fatto Vienna considera l’Italia e la sua politica di accoglienza nei confronti di chiunque paghi i trafficanti una vera e proprio minaccia e lo dimostra platealmente mobilitando l’esercito. Un vero smacco mal digerito dal governo italiano, avvezzo da anni a impiegare i militari non per difendere i propri confini ma per spalancarli agli immigrati illegali e ai traffici illeciti. "A mio avviso è estremamente responsabile il fatto che ci si prepari e la decisione su quali siano i mezzi necessari per i controlli spetta esclusivamente ai ministri della difesa e degli interni" ha detto il ministro degli esteri austriaco Sebastian Kurz.

Del resto il piano europeo per aiutare l’Italia è una barzelletta. Nessun partner aprirà i suoi porti per ospitare migranti illegali che solo Roma intende continuare ad accogliere. La Commissione Europea ha stanziato altri 35 milioni di euro per la gestione della migrazione e chiede a Roma di redigere insieme un codice di condotta per le Ong che effettuano attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e di rispettare gli impegni assunti in materia di ricollocamento, che però riguarderà solo i pochi cittadini eritrei presenti in Italia, dove il grosso dei flussi riguarda africani occidentali e bengalesi a cui nessuno nella Ue riconosce il diritto all’asilo essendo migranti economici. La Commissione chiede inoltre all'Italia anche di accelerare i rimpatri, avvalendosi maggiormente delle procedure rapide e dei motivi di inammissibilità ma i costi sono talmente elevati da risultare una goccia nell’oceano specie se non si interrompono i flussi in arrivo dalla Libia.

La Ue stanzia inoltre 46 milioni di euro per incrementare la capacità delle autorità e della Guardia costiera libica e farnetica di interventi a sud della Libia per intercettare i flussi che sono improponibili perché richiederebbe denaro e truppe che nessuno sembra disposto a spendere e schierare.

Aria frutta quindi, l’Europa ci lascia soli ancora una volta ma è una solitudine a cui l’Italia è direttamente responsabile. La politica d’immigrazione è di competenza dei singoli Stati e Roma avrebbe il diritto di chiudere i suoi porti a ogni immigrato illegale indipendentemente dalla bandiera battuta dalle navi. Per farlo dovrebbe superare l’ambiguità politica che caratterizza il governo Gentiloni: incoraggia i libici a cui forniamo motovedette e addestramento a riportare indietro i migranti illegali ma al tempo stesso impiega le sue navi militari e quelle straniere (militari e civili delle Ong) per aiutare i trafficanti sbarcando i clandestini in Italia.

Resta poi da comprendere se l’attuale esecutivo ha la capacità di tutelare gli interessi nazionali attuando i necessari respingimenti o se invece è “prigioniero” delle lobby del soccorso e dell’accoglienza che gestiscono quest’anno circa 5 miliardi di euro incassati da organizzazioni molto vicine ai partiti della maggioranza.