Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Galdino a cura di Ermes Dovico
MISSIONE DI PACE

Niger, la missione non parte. Ma doniamo medicine

La missione italiana nel Niger è ancora bloccata. Perché il governo nigerino ha cambiato idea e programma e ritiene che il nostro contingente non sia gradito. Questo, probabilmente, dietro pressioni della Francia che non vede di buon occhio un contingente italiano autonomo. Nel frattempo mandiamo medicinali. Poi si vedrà.

Politica 26_04_2018
Niger, l'incontro fra Gentiloni e Mahamadou Issoufu, presidente del Niger

Bloccati ormai da mesi a Niamey dall’impasse imposta dal governo nigerino, la missione militare italiana composta per ora da 40 militari guidati dal generale Antonio Maggi rischia di concludersi prima ancora di cominciare.

Nonostante l’accordo di cooperazione militare firmato dai due governi nel settembre scorso il Niger ha disconosciuto la missione italiana di addestramento e supporto (Missione Bilaterale di Supporto in Niger- MISIN) negando di aver chiesto la presenza di truppe italiane sul suolo nazionale e accampando giustificazioni legate alla già abbondante presenza di truppe straniere in Niger, per lo più francesi e statunitensi (ma anche canadesi e tedesche) che rivestono anche compiti di combattimento (esclusi i tedeschi) contro le diverse milizie jihadiste attive nel Paese. Una presenza ingombrante, almeno in termini politici, e duramente contestata dall’opposizione anche se le giustificazioni accampate dal governo non reggono e sembrano legate soprattutto alla resistenza opposta da Parigi al dispiegamento di militari italiani (120 inizialmente poi il doppio) sul territorio nigerino.

La Francia aveva accolto positivamente la proposta italiana di dislocare truppe nel Paese del Sahel ma le avrebbe volute sotto il suo diretto comando dell’Operation Barkhane e con compiti di combattimento. Il governo italiano ha invece optato per escludere azioni di guerra e per schierare il contingente in modo autonomo in una base (ancora da costruire) a ridosso di quella americana all’aeroporto di Niamey. In attesa di un ipotetico sblocco della situazione che autorizzi il via libera alla costruzione della base italiana e alle attività addestrative previste la missione il generale Antonio Maggi, comandante della MISIN, a Niamey con una quarantina di militari accampati nella base statunitense dell’aeroporto della capitale nigerina si occupa di consegnare aiuti sanitari alle autorità nigerine.

Il 24 aprile infatti 15 tonnellate di medicinali sono state consegnate Ministero della Salute Pubblica e al Ministero della Difesa nigerini all’aeroporto di Niamey, sbarcate da un velivolo KC-767A dell’Aeronautica militare italiana. Secondo quanto riferito da un comunicato dello Stato Maggiore Difesa “durante i vari contatti con le autorità locali per la definizione delle attività addestrative e di supporto da sviluppare a favore delle Forze Armate di quel paese, il personale della MISIN ha potuto verificare, tanto nelle strutture mediche militari quanto in quelle civili, una carenza di materiali sanitari che risultano essere di difficile reperimento”. In seguito “il generale di Brigata Antonio Maggi, Comandante della missione MISIN, e l’Ambasciatore d’Italia, dottor Marco Prencipe, hanno così stilato una lista di farmaci e presidi sanitari ritenuti essenziali e concordati con i sanitari dell’Osservatorio Epidemiologico dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) presente nella capitale nigerina. Grazie al vettore aereo KC 767 del 14° Stormo dell’Aeronautica, reso disponibile dallo Stato Maggiore della Difesa, è stato possibile trasportare e consegnare alle autorità nigerine il prezioso carico di oltre 15 tonnellate. Si tratta principalmente di farmaci contro colera e malaria, nonché di kit di emergenza per il trattamento sanitario e chirurgico d’emergenza e per la cura di traumi”. “Attraverso la rete della cooperazione Italiana, abbiamo disposto un aiuto alla popolazione del Niger, che consiste in presidi sanitari e farmaci che giungeranno a Niamey con un volo della nostra Aeronautica Militare” ha comunicato il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano.

La consegna del materiale, avvenuta alla presenza di autorità e media nigerini, ha il chiaro scopo di rendere “digeribile” la presenza militare italiana in Niger favorendo l’intesa bilaterale per avviare la MISIN. Un’operazione umanitaria dal valore politico e mediatico che difficilmente influirà sulle valutazioni di Niamey e soprattutto su quelle della Francia che sembra condizionare pesantemente le decisioni del governo nigerino. Strano, infatti, che tra diversi robusti contingenti stranieri attivi in Niger, per di più con compiti bellici, sia proprio il piccolo contingente italiano con compiti puramente addestrativi a sollevare tante resistenze. Basti pensare che proprio ieri è stata resa nota la notizia che la nuova base aerea americana ad Agadez destinata ad ospitare droni armati MQ-9 Reaper e forze speciali sarà operativa nel 2019.

La base, nota come Air Base 201, è costata 110 milioni di dollari, potrà accogliere anche aerei cargo C-17 ed è stata realizzata in seguito ad un accordo tra Usa e Niger che risale al 2014 mentre i lavori hanno preso il via l’anno successivo. Dall’anno prossimo gran parte dei droni e delle forze americane oggi schierate all’aeroporto di Niamey (Air Base 101) verranno trasferiti ad Agadez, 800 chilometri a nord est della capitale. Strano che un simile dispiegamento di forze non venga considerato eccessivo e fuori luogo dal governo nigerino almeno quanto il piccolo dispositivo militare italiano.