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LAICISMI

No Cristo, no amore

Le accuse che il laicismo rivolge alla Chiesa sono sempre le stesse da decenni e si riassumono nella pretesa di poter vivere l'amore negando il fatto dell'Incarnazione, Dio che si è fatto uomo. Un vecchio errore che si perpetua.

Editoriali 20_05_2018
Pentecoste - Orcagna

Caro direttore,

durante il ponte del primo maggio, ho pensato di porre mano all’immane impresa di mettere ordine (si fa per dire) nel vastissimo materiale che si trova nel sottotetto della casa paterna in Piemonte. Ho trovato anche varie vecchie riviste e tra queste ha attirato la mia attenzione una copia dell’ottobre 1967 di Tempo (un settimanale che ha chiuso nel 1976, ndr), che in copertina, oltre alla foto di una bella attrice dell’epoca, riportava, in grossi caratteri, questo titolo: “La Chiesa nel mondo moderno”.

All’interno ho trovato un lungo articolo (tre pagine) scritto da un noto giornalista, Augusto Guerriero, famoso anche per essere un critico partigiano della Chiesa Cattolica. Dopo aver letto tutto il pezzo, ho avuto la sensazione che i critici del cristianesimo non abbiano fatto passi avanti in questi 60 anni: anche oggi i nemici della Chiesa dicono più o meno le stesse cose. Mi è tornato alla mente quanto ebbe a scrivere il grande Chesterton (nei cui confronti pare che stia iniziando la causa di beatificazione) nel suo libro “Perché sono cattolico”: «Alcuni giorni fa uno scrittore famoso, solitamente bene informato, ha parlato della Chiesa Cattolica come della avversaria delle nuova idee. È probabile che non si sia accorto che la sua affermazione non era esattamente ciò che si considera un’idea nuova. È una di quelle nozioni che i cattolici si trovano a dover costantemente contrastare, in quanto si tratta di un’idea molto vecchia… il 90% di ciò che chiamiamo nuove idee sono semplicemente vecchi errori…».

Che cosa scriveva, infatti, 60 anni fa Augusto Guerriero? Scriveva la banalità che oggi tanti “esperti” scrivono per confondere la gente semplice. Il Guerriero auspicava che il catechismo olandese (allora di moda) nel tempo riuscisse a far fuori i dogmi cattolici principali, perché finalmente si affermasse solo l’amore predicato dal cristianesimo. E scriveva: «Sappiamo che Gesù non usava formulare definizioni astratte. Perciò non definì l’amore. Senza dubbio perché era persuaso che ognuno intorno a Lui sapeva in che consistesse questo amore e perché esso fosse necessario. Amare il prossimo come se stessi vale più di tutti i sacrifici del Tempio. E io dico: vale più di tutti i dogmi. Dico: si dimentichi tutto del cristianesimo, e resti solo quella legge, la legge dell’amore: il cristianesimo sarà intatto». Guerriero, cioè, auspicava un “amore” senza Cristo e senza la Chiesa. In questo senso, ha ripetuto una cosa vecchissima nella storia del cristianesimo e chi la ripete oggi è ancora più vecchio. Ma oggi molti ripetono la stessa cosa. E qualche cristiano si avvicina a dirla.

Questo “vecchio errore”, ripetuto fini ai nostri giorni, nasce, in fondo, da un atteggiamento di presunzione. Si presume di potere amare e, soprattutto, di potere amare nel tempo, senza l’appartenenza “osmotica” alla comunità cristiana. Questa presunzione rende praticamente inutile la presenza di Cristo. Non a caso, il servo di Dio don Luigi Giussani, durante gli esercizi spirituali della Fraternità di Comunione e Liberazione del 1998, ebbe a sottolineare gli errori che scaturivano dal razionalismo che informa la mentalità moderna. E tali errori consistono nel concepire “Dio senza Cristo” e poi “Cristo senza Chiesa”, e poi “Chiesa senza mondo”, e infine “mondo senza io”.

Il rifiuto del cristianesimo, che oggi appare clamoroso (almeno in Occidente) viene da lontano, ma con ragioni razionali che sono le stesse nel tempo e tali ragioni si sintetizzano nel rifiuto dell’incarnazione. Infatti don Giussani così commentava i "4 senza" appena citati: «Insomma, l’impossibilità ad accettare il cristianesimo nel mondo di oggi si identifica con questo: Gesù non può essere Dio, perché non si può parlare di Dio fatto uomo. E questa è l’eliminazione del cristianesimo, che non può sussistere in una interpretazione che limiti la natura e le conseguenze di questa enorme affermazione: Dio si è fatto uomo».

E, con buona pace di tutti i laicisti di ieri e di oggi, non è possibile amare senza la partecipazione quotidiana alla presenza ed alla verità di Cristo nella Sua Chiesa. Quanti problemi in meno avrebbe la Chiesa se tutti ci arrendessimo a questa evidenza cristiana.