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IL BELLO DELLA LITURGIA

"Non temere, pesca". È l'inizio della sequela

“Non temere”, si sente dire Pietro da Gesù, che Raffaello immagina solido e composto: “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”. È la consegna di una specifica missione e, da parte di Pietro e dei suoi amici, l’inizio della sequela.

Cultura 09_02_2019

Raffaello, La pesca miracolosa, Londra – Victoria and Albert Museum

 

Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Lc 5, 11

Il soggetto dei cartoni preparatori degli arazzi commissionati nel 1515 da papa Leone X a Raffaello, destinati a rivestire una porzione delle pareti della Cappella Sistina, non poteva che essere correlato alle figure di Pietro e di Paolo: le loro storie dipinte avrebbero, infatti, confermato la fondazione apostolica di Santa Madre Chiesa e, quindi, della Santa Sede. Certo, il Sanzio avrebbe, da un lato, dovuto rendere conto alla prestigiosa committenza e, dall’altro, reggere il confronto con Michelangelo Buonarroti, quello, per intenderci, della volta della Sistina conclusa solo nel 1512. È del tutto comprensibile, dunque, che, ricevuto l’incarico, Raffaello decidesse di soprassedere, temporaneamente, alla pittura delle celeberrime Stanze, ora parte integrante del percorso dei Musei Vaticani. 

Riguardo all’autografia di tutti e dieci i cartoni che compongono la serie e all’interferenza in alcuni di essi di mani di allievi collaboratori, il dibattito dei critici è stato acceso. Il lavoro era impegnativo: rispetto alla resa finale sull’ordito della tela, Raffaello doveva disegnare come allo specchio. E speculare, infatti, è il meraviglioso arazzo tessuto, come gli altri, nella bottega di Pieter van Aelst a Bruxelles: la Pesca miracolosa fu quasi interamente frutto del suo personale e magistrale tocco.

Siamo sulle rive del Mare di Galilea, altrimenti noto come Lago di Tiberiade o di Genèsaret, come lo chiama Luca. Il maestro s’ispirò al passo del terzo evangelista, realizzando una sacra rappresentazione da leggersi da destra verso sinistra, seguendo i gesti e gli sguardi degli apostoli che, in un crescendo di tensione, conducono fino all’autorevole figura di Gesù, seduto sul bordo della barca di Pietro.

Il paesaggio luminoso, soltanto punteggiato da particolari naturalistici quali il borgo sullo sfondo, i pesci nelle reti e gli uccelli del lago, è funzionale a fare risaltare i movimenti dei personaggi in primo piano, su cui si concentra la nostra attenzione. Di fatto assistiamo alle conseguenze delle parole pronunciate da Cristo che, rivoltosi a Pietro, aveva detto poco prima: “Prendi il largo e calate le reti per la pesca”.

Ecco, dunque, sull’altra barca, quella di Zebedeo, i figli, Giacomo e Giovanni, intenti a issare le reti stracolme di pescato o, meglio, come dice Luca, di una “quantità enorme di pesci”. La parola di Cristo, dunque, è feconda. Andrea e Simone sono rapiti nella contemplazione di Gesù, in cui riconoscono non più un semplice maestro ma il Maestro, assecondando ciascuno il proprio temperamento. Andrea compare qui in bilico sull’imbarcazione, le braccia aperte a esprimere sbigottimento e stupore. Simone, d’impeto, si getta in ginocchio, ben consapevole di essere solo un fragile peccatore.

“Non temere”, gli dice Gesù, che Raffaello immagina solido e composto. “D’ora in poi sarai pescatore di uomini”. È la consegna di una specifica missione e, da parte di Pietro e dei suoi amici, l’inizio della sequela.