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CANONIZZAZIONE

«Ogni persona rappresenta Cristo», il segreto di Madre Teresa

«La gioia di amare non è quanto diamo, ma quanto amore contiene quel che noi diamo»; «Il più grande distruttore della pace è l'aborto»; «L'amore, per essere vero, deve ferire e far male, e dobbiamo continuare a dare finché questo ci farà male». Ecco alcuni brani di madre Teresa di Calcutta per prepararci alla sua canonizzazione.

Ecclesia 02_09_2016
Madre Teresa

Domenica 4 settembre sarà canonizzata in San Pietro Madre Teresa di Calcutta. Per preparare questo evento, vi proponiamo una selezione di brani - scriiti e discorsi - che non vuole ovviamente essere esaustiva, ma che aiutano a entrare nella vera spiritualità di Madre Teresa. Buona lettura!

 

 

1946 - la Voce (di Gesù) a Teresa:

«Desidero suore indiane, vittime del mio amore, che siano Maria e Marta, che siano talmente unite a me da irradiare il mio amore sulle anime. Desidero suore libere, rivestite della mia povertà della Croce; desidero suore obbedienti, rivestite della mia obbedienza della Croce; desidero suore piene di amore, rivestite della carità della Croce. Rifiuterai di fare questo per me?»

 

Scrisse nel 1958:

«Nella chiamata mi hai detto che avrei sofferto molto. Dieci anni, mio Gesù, e hai fatto di me secondo la tua volontà. Ora, Gesù, ascolta la mia preghiera. Se questo ti fa piacere, se il mio dolore e la mia sofferenza, la mia oscurità e la mia lontananza ti danno una goccia di consolazione, oh mio Gesù fa’ di me ciò che desideri, finché lo desideri, senza un solo sguardo ai miei sentimenti e al mio dolore. Sono tua. Imprimi sulla mia anima e sulla mia vita le sofferenze del tuo Cuore. Non preoccuparti dei miei sentimenti. Non preoccuparti neppure del mio dolore. Se la mia separazione da te conduce altri verso di te, e se il loro amore e compagnia ti danno gioia e piacere, allora, Gesù, desidero con tutto il mio cuore soffrire ciò che sto soffrendo, non soltanto ora, ma per l’eternità, se questo fosse possibile. La tua felicità è tutto ciò che desidero. Per il resto, ti imploro di non preoccuparti di me, anche se mi vedrai svenire dal dolore. Tutto ciò è la mia volontà. Desidero saziare la tua sete con ogni singola goccia di sangue che potrai trovare in me».

 

Negli inizi a Calcutta ripeteva alle consorelle e alle autorità:

«Non sono d’accordo con il fare le cose in grande. Per noi ciò che importa è l’individuo. Per poter amare una persona, dobbiamo entrare in stretto contatto con lei. Se aspettassimo di raggiungere molta gente, non ci raccapezzeremmo più e non saremmo mai in grado di manifestare amore e rispetto per la singola persona. Possiamo amare soltanto una persona alla volta, servire soltanto una persona alla volta. Credo nel rapporto a tu per tu: per me ognuno rappresenta Cristo e, poiché c’è un solo Gesù, quella persona in quel momento è l’unica al mondo».


Lettera alle consorelle 27 giugno 1965

«Lavorare per la salvezza e la santificazione dei più poveri dei poveri, non soltanto nei bassifondi, ma anche dovunque possano trovarsi in tutto il mondo: vivendo l’amore di Dio nella preghiera e nella azione in una esistenza contrassegnata dalla semplicità e dall’umiltà del Vangelo: amando Gesù sotto l’aspetto del Pane; venerandolo e servendolo nel volto sfigurato dei più poveri dei poveri, sia materialmente che spiritualmente, riconoscendo in loro e restituendogli l’immagine e la somiglianza di Dio.»

 

1983 - Mentre era ricoverata in ospedale, compose una meditazione in forma di poesia intitolata Chi è Cristo per me

«Gesù è - Dio, il Figlio di Dio,

la seconda Persona della Santissima Trinità,

il Figlio di Maria, la Parola fatta Carne.

 

Gesù è - la Parola che io pronuncio,

la Luce che accendo, la Vita che vivo,

l’Amore che amo, la Gioia che condivido,

la Pace che offro, la Forza che utilizzo,

l’affamato che nutro, il nudo che rivesto,

il senzatetto che ospito, l’ammalato che curo,

il bimbo cui insegno, il solitario che conforto,

l’indesiderato che voglio, il malato mentale che assisto.

 

Gesù è - l’impotente che io aiuto,

il mendicante che accolgo, il lebbroso che lavo,

l’ubriaco che guido, il Pane di vita che mangio,

il Sacrificio che offro, la Croce che trasporto,

la Sofferenza che sopporto, la Preghiera che recito,

la Solitudine che condivido, la Malattia che accetto.

 

Gesù è - il mio Dio, il mio Signore, il mio Sposo,

il mio Tutto, il mio Prezioso, il mio Unico.

 

Gesù è l’unico di cui sono innamorata,

al quale appartengo

e dal quale nulla mi separerà. Egli è mio e io sono sua.»

(da Saverio Gaeta, Il segreto di Madre Teresa. Il diario e le lettere inedite dei colloqui con Gesù riportati alla luce dal processo di beatificazione, Piemme 2002)

 

DAL DISCORSO PER LA CONSEGNA DEL PREMIO TEMPLETON FOR PROGRESS IN RELIGION (1973)

«Nel donarmi questo premio lo avete anche donato a tutte le persone che, in tutte le parti del mondo, condividono con me questo lavoro, seminando l’amore di Dio tra gli uomini.
Noi siamo in contatto con il suo corpo. E’ a Cristo affamato che offriamo cibo, Cristo nudo che cerchiamo di vestire, Cristo sfrattato a cui offriamo alloggio. Ma la sua non è soltanto fame di pane, carenza di vestiti e bisogno di un alloggio di mattoni. Cristo ha ancora fame nei nostri poveri (e anche nei ricchi!) di amore, di cure, di calore umano, di qualcuno che se ne curi come di qualcosa di proprio.
Oggi come ieri Gesù viene tra i suoi e questi non lo riconoscono. Viene nei corpi purulenti dei nostri poveri, viene anche nei ricchi che si stanno lasciando soffocare dalle ricchezze, nella solitudine dei loro cuori, e non hanno chi li ami».

Segue la descrizione di Londra di notte e dell’incontro con alcuni senzatetto:

«Guardammo intorno a noi: non era l’unico: vi erano molti altri. Certo, non tanti come a Calcutta, né forse tanti come in altre parti, ma ce n’erano molti. Ma anche qualora non ce ne fosse che uno soltanto, quell’uno è Cristo. E’ Cristo che ha fame di amore e di cure. E come dice la Scrittura: Cercai chi mi offrisse conforto, e non riuscii a trovarlo. Sarebbe terribile che Gesù ci dovesse dire oggi questo, dopo essere morto per noi!».

 

DAL DISCORSO DEL 10 DICEMBRE 1979 ALLA CONSEGNA DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE

Poiché ci troviamo qui riuniti insieme penso che sarebbe bello per ringraziare Dio per il Premio Nobel per la Pace che pregassimo con una preghiera di San Francesco d’Assisi che mi sorprende sempre molto. Noi diciamo questa preghiera ogni giorno dopo la Santa Comunione, perché è molto adatta a ciascuno di noi, e penso sempre che quattro, cinquecento anni fa quando San Francesco d’Assisi compose questa preghiera dovevano avere le stesse difficoltà che abbiamo oggi, visto che compose una preghiera così adatta anche a noi. Penso che alcuni di voi ce l’abbiano già, dunque pregheremo insieme: "Signore, fà di me uno strumento di pace...."

Ringraziamo Dio per l’opportunità che abbiamo tutti insieme oggi, per questo dono di pace che ci ricorda che siamo stati creati per vivere quella pace, e Gesù si fece uomo per portare questa buona notizia ai poveri. Egli essendo Dio è diventato uomo in tutto eccetto che nel peccato, e ha proclamato molto chiaramente di essere venuto per portare questa buona notizia. La notizia era pace a tutti gli uomini di buona volontà e questo è qualcosa che tutti vogliamo, la pace del cuore, e Dio ha amato il mondo tanto da dare suo Figlio – è stato un dono – è come dire che a Dio ha fatto male dare, perché ha amato tanto il mondo da dare suo Figlio, e lo dette alla Vergine Maria, e Lei allora che cosa fece? Appena arrivò nella sua vita, fu subito ansiosa di darne la buona notizia, e appena entrò nella casa di sua cugina, il bambino – il bambino non ancora nato – il bambino nel grembo di Elisabetta, sussultò di gioia. Era un piccolo bambino non ancora nato, fu il primo messaggero di pace. Riconobbe il Principe della Pace, riconobbe che Cristo era venuto a portare una buona notizia per me e per te. E se non fosse abbastanza – se non fosse abbastanza diventare uomo – Egli morì sulla Croce per mostrare quell’amore più grande, e morì per voi e per me e per quel lebbroso e per quell’uomo che muore di fame e per quella persona nuda nelle strade non solo di Calcutta ma dell’Africa, e New York, e Londra, e Oslo – e insistette che ci amassimo gli uni gli altri come Lui ci ha amato.

Lo abbiamo letto molto chiaramente nel Vangelo: “Amatevi come io vi ho amato, come io vi amo, come il Padre ha amato me così io amo voi”, e tanto più forte il Padre lo ha amato, tanto da donarcelo, e quanto ci amiamo noi, noi pure dobbiamo donarci gli uni agli altri finché non fa male. Non è abbastanza per noi dire: “Amo Dio, ma non amo il mio prossimo”. San Giovanni dice che sei un bugiardo se dici di amare Dio e non il prossimo. Come puoi amare Dio che non vedi se non ami il prossimo che vedi, che tocchi, con cui vivi? Così è molto importante per noi capire che l’amore, per essere vero, deve fare male. Ha fatto male a Gesù amarci, gli ha fatto male. E per essere sicuro che ricordassimo il suo grande amore si fece pane della vita per soddisfare la nostra fame del suo amore. La nostra fame di Dio, perché siamo stati creati per questo amore. Siamo stati creati a sua immagine. Siamo stati creati per amare ed essere amati, ed Egli si è fatto uomo per permettere a noi di amare come Lui ci ha amato. Egli è l’affamato, il nudo, il senza casa, l’ammalato, il carcerato, l’uomo solo, l’uomo rifiutato e dice: “L’avete fatto a me”. Affamato del nostro amore, e questa è la fame dei nostri poveri. Questa è la fame che voi e io dobbiamo trovare, potrebbe stare nella nostra stessa casa.

[…]

Come la povertà arriva proprio a casa nostra, dove trascuriamo di amarci. Forse nella nostra famiglia abbiamo qualcuno che si sente solo, che si sente malato, che è preoccupato, e questi sono giorni difficili per tutti. Ci siamo, ci siamo per accoglierli, c’è la madre ad accogliere il figlio? Sono stata sorpresa di vedere in occidente tanti ragazzi e ragazze darsi alle droghe, e ho cercato di capire perché, perché succede questo, e la risposta è: perché non hanno nessuno nella loro famiglia che li accolga. Padre e madre sono così occupati da non averne il tempo. I genitori giovani sono in qualche ufficio e il figlio va in strada e rimane coinvolto in qualcosa. Stiamo parlando di pace.

Queste sono cose che distruggono la pace, ma io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta, un’uccisione diretta, un omicidio commesso dalla madre stessa. E leggiamo nelle Scritture, perché Dio lo dice molto chiaramente: “Anche se una madre dimenticasse il suo bambino, io non ti dimenticherò. Ti ho inciso sul palmo della mano”. Siamo incisi nel palmo della sua mano, così vicini a Lui che un bambino non nato è stato inciso nel palmo della mano di Dio. E quello che mi colpisce di più è l’inizio di questa frase, che “Persino se una madre potesse dimenticare, qualcosa di impossibile, ma perfino se si potesse dimenticare, io non ti dimenticherò”. E oggi il più grande mezzo, il più grande distruttore della pace è l’aborto. E noi che stiamo qui, i nostri genitori ci hanno voluti.

Non saremmo qui se i nostri genitori non lo avessero fatto. I nostri bambini li vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro? Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla. 

[…]

I poveri sono persone meravigliose. Come quell’uomo che abbiamo raccolto dal canale, mezzo mangiato dai vermi, e l’abbiamo portato a casa. “Ho vissuto come un animale per strada, ma sto per morire come un Angelo, amato e curato”. Ed è stato così meraviglioso vedere la grandezza di quell’uomo che poteva parlare così, poteva morire senza accusare nessuno, senza maledire nessuno, senza fare paragoni. Come un Angelo. Questa è la grandezza della nostra gente. Ed è per questo che noi crediamo che Gesù disse: “Ero affamato, ero nudo, ero senza casa, ero rifiutato, non amato, non curato, e l’avete fatto a me”.

[…]

Credo che noi non siamo veri operatori sociali. Forse svolgiamo un lavoro sociale agli occhi della gente, ma in realtà siamo contemplative nel cuore del mondo. Perché tocchiamo il Corpo di Cristo ventiquattro ore al giorno. Abbiamo ventiquattro ore di questa presenza, e così voi e io. Anche voi provate a portare questa presenza di Dio nella vostra famiglia, perché la famiglia che prega insieme sta insieme. E io penso che noi nella nostra famiglia non abbiamo bisogno di bombe e armi, di distruggere per portare pace. Semplicemente stiamo insieme, amiamoci reciprocamente, portiamo quella pace, quella gioia, quella forza della presenza di ciascuno in casa. E potremo superare tutto il male che c’è nel mondo.

[…]

Abbiamo Gesù con noi e Lui ci ama. Se potessimo solo ricordarci che Gesù mi ama, e ho l’opportunità di amare gli altri come Lui ama me, non nelle grandi cose, ma nelle piccole cose con grande amore, allora la Norvegia diventerebbe un nido d’amore.

 

DALLA TESTIMONIANZA AL MEETING DI RIMINI (29 AGOSTO 1987) 

Chiediamo alla Madonna, alla Santa Vergine, di darci il suo cuore così bello, così puro, così immacolato, il suo cuore così pieno d'amore e di umiltà, cosicché noi possiamo ricevere Gesù nel pane della vita e amarlo come Lei lo ama scoprendolo nel più povero tra i poveri. Leggiamo nel Vangelo che Dio ha tanto amato il mondo da dare Gesù alla vergine più pura, Maria. E Maria, nel ricevere Gesù, si recò da sua cugina Elisabetta per parlarle e indicarle qual era il lavoro di Dio. E un evento straordinario si produsse quando Maria giunse nella casa della cugina Elisabetta: il piccolo essere, il piccolo bambino ancora non nato, nel ventre della madre dette un balzo, un salto di gioia. Un fatto molto strano, che Dio abbia usato un bambino non ancora nato per proclamare la venuta di Cristo. E sappiamo oggi quali tremende sofferenze per il bambino non nato! Sappiamo come oggi la madre stessa uccide il figlio, e uccide in lui l'immagine e la vita stessa di Dio: per questa ragione l'aborto è divenuto il maggior distruttore della pace. Per un momento, allora, adesso, preghiamo e ringraziamo i nostri genitori per averci amato, per averci voluto, per averci dato la gioia della vita.

[…]

L'amore, per essere vero, deve ferire e far male, e dobbiamo continuare a dare finché questo ci farà male. Tempo fa, due giovani sono venuti da me e mi hanno dato molto denaro. Io ho chiesto: "Dove avete preso così tanto denaro?". Mi hanno risposto: "Due giorni fa ci siamo sposati. Prima del matrimonio avevamo deciso di non comprare abiti per la cerimonia, e di non fare feste, ma di dare a lei il denaro". Nel mio Paese, l'India, questo è un grossissimo sacrificio. Ho chiesto loro ancora: "Perché avete fatto questo?". La loro risposta è stata: "Il nostro amore l'uno per l'altro è talmente grande che volevamo condividere la gioia di amarci con le persone che lei serve". Condividere la gioia di amare: questo è qualcosa che ogni essere umano deve poter sentire e provare. La gioia di amare non è quanto diamo, ma quanto amore contiene quel che noi diamo. Per questo è così importante pregare: pregare ci dà un cuore pulito e un cuore pulito può vedere Dio, e se voi vedete Dio l'uno nell'altro vi amerete l'un l'altro come Dio ci ama. Per questo è molto importante che oggi che siamo insieme facciamo una grande promessa: quella di amarci gli uni gli altri come Dio ama ognuno di noi. E’ molto bello per un giovane amare una ragazza e per una ragazza amare un giovane, amarsi l'un l'altro con un cuore pulito. Il regalo più grande che potete farvi il giorno del vostro matrimonio, è un cuore puro e un corpo puro, casto e vergine. Questa è la mia preghiera per voi: che possiate sempre mantenere un cuore pulito, perché un cuore pulito vi permetterà di vedere sempre il volto di Dio e di amare con un amore tenero. Ricordate: l'amore di Dio per ognuno di noi è un amore tenero, e chi può aiutarvi ad amare Gesù, ad amare Dio, a contraccambiare con un amore tenero, questo amore tenero? Solo Maria, la madre di Gesù. Quindi ripetete molte volte, ogni giorno: "Maria, madre di Gesù, sii adesso anche mia madre".

[…]

Spesso nel corso della vostra giornata dite una piccola preghiera: "Gesù Cristo, nel mio cuore io credo nel Tuo tenero amore per me; io ti amo". E ricordate che siete preziosi per Dio, così preziosi che siete scritti nel palmo della sua mano. Ed egli ha detto: "Anche se una madre può dimenticare il figlio, io non dimenticherò nessuno di voi; il vostro nome è inciso sul palmo della mia mano, siete preziosi per me, io vi amo". Ringraziamo Dio per questo meraviglioso dono di averci uniti insieme per mostrare il nostro amore a Lui, nell'amarci gli uni gli altri come Egli ama ognuno di noi. Vogliamo dire tutti insieme l'Ave Maria, per ringraziare la Madonna per averci permesso di essere tutti insieme qui? (Recita l’Ave Maria in latino).