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ISLAMOFOBIA

OIC, l'Onu islamista che vuole silenziare l'Occidente

L'Organizzazione di cooperazione islamica (OIC), è la più grande organizzazione islamica del mondo - composta da 56 stati membri delle Nazioni Unite più l'Autorità palestinese. Da sempre cerca di mettere a tacere e criminalizzare tutte le critiche all'islam, puntando su America e all'Occidente. Piani ambiziosi per abolire la libertà di parola e tutelare l'islam sottostimati in Occidente.

Libertà religiosa 27_09_2018

Nel 2012 veniva diffuso online un video realizzato in California nel quale il profeta Maometto veniva dipinto come uno "sciocco". Gli Stati Uniti attribuirono al filmato la responsabilità dell'attentato suicida in Afghanistan nel medesimo periodo. Si aprì un caso di islamofobia e diversi leader mondiali, e soprattutto musulmani, vennero chiamati a conferire direttamente alle Nazioni Unite per denunciare la nuova minaccia per la società islamica. 

Ad andarci giù duro fu l'allora ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, che espressamente decretò la fine "del tempo della protezione dell'islamofobia mascherata da libertà di parola". Asif Ali Zardari, ex leader del Pakistan, disse che "la comunità internazionale dovrebbe criminalizzare gli atti che distruggono la pace del mondo e mettono in pericolo la sicurezza mondiale abusando della libertà di espressione". In quell'occasione il palazzo dell'Onu venne presidiato da manifestanti che al grido di "non c'è Dio all'infuori di Allah" e con cartelli che recitavano "bestemmiare il mio Profeta deve essere reso un crimine dall'Onu", esponevano la portata della polemica. 

Dietro quella gran confusione, e l'incubo di un'islamofobia che avrebbe divorato il mondo di lì a poco, c'era l'Organizzazione di cooperazione islamica (OIC), la più grande organizzazione islamica del mondo - composta da 56 stati membri delle Nazioni Unite più l'Autorità palestinese. Organizzazione che da sempre cerca di mettere a tacere, e in definitiva criminalizzare, tutte le critiche all'islam, puntando specificamente all'America e all'Occidente. E' stato dimostrato - anche da Deborah Weiss (avvocato) in una monografia pubblicata dal Center for Security Policy Press - che l'OIC lavora attraverso risoluzioni ONU, conferenze multilaterali e altri veicoli internazionali per promuovere la sua agenda. L'obiettivo di questi sforzi, secondo il programma di azione decennale dell'OIC, lanciato nel 2005, è combattere la cosiddetta "islamofobia". Sostanzialmente, quindi, vietare qualsiasi discussione sul suprematismo islamico e le sue numerose manifestazioni, tra cui: terrorismo jihadista, persecuzione delle minoranze religiose e violazioni dei diritti umani commessi in nome di Allah.

In un lavorìo senza interruzione, l'OIC cerca di asportare la libertà di parola dall'Occidente. A giugno, l'organizzazione ha promosso il "I° forum islamico-europeo per esaminare le modalità di cooperazione per frenare l'incitamento all'odio nei media" e ha avuto luogo al Press Club Brussels Europe.

La direttrice del dipartimento informazioni dell'OICMaha Mustafa Aqeel, ha spiegato che il forum nasce in seno al disegno mediatico dell'OIC per fermare "l'islamofobia": "la nostra strategia si concentra sull'interazione con i media, accademici ed esperti su vari argomenti rilevanti, oltre ad impegnarsi con i governi occidentali per sensibilizzare, sostenere gli sforzi degli organismi musulmani della società civile in Occidente e coinvolgere questi ultimi nello sviluppo di piani e programmi per contrastare l'islamofobia".

A differenza di quasi tutte le altre organizzazioni intergovernative, l'OIC esercita un potere sia religioso che politico. E si descrive come: "... la seconda più grande organizzazione intergovernativa dopo le Nazioni Unite con l'adesione di 57 stati e si sviluppa su quattro continenti. L'Organizzazione è la voce del mondo musulmano e sposa tutte le cause vicine ai cuori di oltre 1,5 miliardi di persone Musulmane del mondo". 

Uno dei principali obiettivi dell'organizzazione, stando al suo "statuto", è "diffondere, promuovere e preservare gli insegnamenti e i valori islamici, basati sulla moderazione e la tolleranza, promuovere la cultura islamica e salvaguardare il patrimonio islamico" e "proteggere e difendere la vera immagine dell'Islam, per combattere la diffamazione dell'Islam e incoraggiare il dialogo tra civiltà e religioni". 

Nel 2008, l'OIC ha pubblicato il suo primo rapporto sull'islamofobia. Il documento elencava una serie di interazioni che i rappresentanti dell'organizzazione hanno avuto con il pubblico occidentale tra le quali il Consiglio d'Europa, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) e accademici di università come Georgetown e Oxford. E il documento arrivava ad una chiara conclusione, "il punto sottolineato in tutte queste interazioni è che l'islamofobia sta gradualmente conquistando la mentalità della gente comune nelle società occidentali, un fatto che ha creato una percezione negativa e distorta dell'Islam. [...] L'islamofobia rappresenta una minaccia non solo per i musulmani, ma per il mondo in generale". Al capitolo quattro, il Segretario generale dell'OIC, invitava l'Europa a "perseguire e punire attraverso il quadro di una legislazione appropriata la discriminazione"; "addurre alle cause di terrorismo i conflitti politici"; "garantire la libertà delle pratiche religiose islamiche liberandole dal pregiudizio delle leggi secolari". 

Da quel primo rapporto, l'OIC ha investito se stessa, in maniera del tutto autoreferenziale, del ruolo di Grande Fratello dell'Ue e collabora con l'OSCE e il Consiglio d'Europa "per combattere stereotipi e incomprensioni, e favorire la tolleranza". 

Dopo anni pancia a terra, l'organizzazione di cooperazione islamica ha ottenuto che molti governi dell'Europa occidentale perseguitino i propri cittadini per aver criticato la religione di Maometto. 

In Svezia una signora di 71 anni è stata condannata al pagamento di una multa per "incitamento all'odio contro un altro gruppo etnico", per aver commentato su Facebook che alcuni immigrati sembrano "dediti solo allo stupro e alla demolizione delle loro case". 

In Germania, un giornalista, Michael Stürzenberger, è stato condannato a sei mesi di carcere per aver pubblicato, sempre sulla sua pagina Facebook, una foto storica del Gran Mufti di Gerusalemme, Haj Amin al-Husseini, mentre stringe la mano di alto funzionario nazista a Berlino,nel 1941. L'accusa, "incitamento all'odio verso l'Islam" e "denigrazione dell'islam".

Ed è proprio a proposito di nuovi media che l'OIC sta lavorando ad una strategia globale rivolta esclusivamente ad essi. Concordata in Arabia Saudita nel dicembre 2016 e incentrata sull'Occidente, si propone come obiettivi, "accrescere l'interazione con i media e i professionisti, incoraggiando nel contempo l'accuratezza nella rappresentazione dell'islam. L'accento dovrebbe essere sempre rivolto a evitare qualsiasi legame o associazione tra islam e terrorismo. Smetterla di etichettare i terroristi come "estremisti islamici". 

D'altronde, è da tempo che autorità e media dopo ogni attentato ci parlano di "fanatici" e "malati di mente", e mai di terroristi musulmani. 

Ma parte della strategia mediatica sono anche le "campagne pubblicitarie per i trasporti pubblici"; "organizzare tre talk show l'anno per canali televisivi importanti negli Stati Uniti e in Europa con la partecipazione di membri selezionati provenienti da paesi musulmani"; "dieci conferenze l'anno nei vari paesi sul ruolo islamico nella costruzione di culture e intercomunione"; "visite a scuole e università"; "produrre un documentario di un'ora in cui viene esaminata la crescita dell'islamofobia in Occidente e il suo impatto sui musulmani di tutto il mondo, da trasmettere su reti come la BBC britannica e Channel 4 o PBS". 

I piani ambiziosi dell'OIC di abolire la libertà di parola per tutelare l'islam sono gravemente sottostimati in Occidente.