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PERSECUZIONI NELL'AVVENTO

Pakistan, strage di cristiani. Una minoranza assediata

La terza domenica dell’Avvento in Paskistan è stata funestata da un attacco a una chiesa che ha causato nove morti e decine di feriti. È successo a Quetta, quando quattro attentatori suicidi hanno raggiunto la chiesa metodista Bethel Memorial. Fermati dalla polizia, hanno comunque provocato una strage. 

Libertà religiosa 18_12_2017

La terza domenica dell’Avvento in Paskistan è stata funestata da un attacco a una chiesa che ha causato nove morti e decine di feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. È successo a Quetta, una città della provincia del Beluchistan, a circa 65 chilometri dal confine con l’Afghanistan. Quattro attentatori hanno raggiunto la chiesa metodista Bethel Memorial la mattina del 17 dicembre con l’intenzione di farvi irruzione e provocare una strage. Sono stati fermati dagli agenti che presidiavano gli ingressi dell’edificio. Uno dei terroristi allora si è fatto esplodere, l’altro ha incominciato a sparare a raffica sui fedeli cercando di entrare ed è stato abbattuto dagli agenti prima che potesse innescare il detonatore. Gli altri due attentatori sono fuggiti ed è subito iniziata una caccia all’uomo in tutta la città.

All’interno della chiesa si trovavano circa 400 persone. Se almeno uno degli attentatori suicidi fosse riuscito a entrare, il bilancio delle vittime sarebbe stato molto più elevato. Come è già accaduto, forse il piano dei terroristi era di seminare morte e panico con una prima esplosione all’interno della chiesa seguita da altre, all’esterno, quando i fedeli superstiti, terrorizzati, si sarebbero riversati sul piazzale antistante che si trova in una delle vie più trafficate della città.

Il rischio di attentati alle chiese è costante durante le funzioni domenicali che radunano centinaia di persone. Per questo si collocano delle barriere in prossimità degli edifici per impedire ad automezzi carichi di esplosivo di avvicinarsi e gli ingressi sono custoditi da agenti e da volontari armati. Ma non di rado i jihadisti riescono ugualmente a colpire, magari, come in questo caso, senza ottenere il risultato devastante a cui miravano.

Alcuni organi di stampa sostengono che l’Isis, lo Stato Islamico, ha già rivendicato l’attentato. Secondo le autorità provinciali gli attentatori potrebbero essere arrivati dal vicino Afghanistan: “i terroristi hanno dei rifugi sicuri oltreconfine – ha dichiarato Anwar-ul Haq Kakar, portavoce del governo del Beluchistan – e da lì organizzano i loro attentati”.

Può darsi. Sta di fatto che il Pakistan è uno dei paesi in cui i cristiani sono più discriminati e perseguitati. L’organizzazione non governativa OpenDoors lo colloca tra i dieci stati in cui cristiani subiscono forme estreme di persecuzione: nell’elenco 2017 è quarto, preceduto dall’Afghanistan e seguito dal Sudan.

È una certezza inoltre che, in Pakistan come ovunque, le principali ricorrenze cristiane – Natale e Pasqua – siano i periodi in cui aumenta il rischio di attentanti. Lo scorso anno il giorno di Pasqua il gruppo talebano Jamaat-ul-Ahrar ha messo a segno un attentato suicida a Lahore, in un parco cittadino dove in quel momento centinaia di famiglie trascorrevano la giornata perchè, per la prima volta nella storia del paese, il governo aveva proclamato festivi Pasqua e lunedì dell’Angelo. I morti furono allora 75 e oltre 300 i feriti.

Gli esponenti della minoranza cristiana rimproverano al governo di non aver rafforzato le misure di sicurezza durante l’Avvento. Soprattutto gli rimproverano di non impegnarsi seriamente a combattere i gruppi integralisti e impedire che influenzino generazioni di giovani, nelle migliaia di scuole coraniche affidate a imam jihadisti, rendendo almeno una parte della popolazione complice e quanto meno ostile, maldisposta verso le minoranze, specialmente quella cristiana.

I casi di intolleranza anche grave sono frequenti. Il sospetto di un atteggiamento irriguardoso nei confronti dell’Islam può costare la vita. Uno degli episodi di violenza più drammatici è quello di cui sono stati vittime due giovani sposi cristiani, nel 2015, sequestrati da una folla inferocita: centinaia di persone accorse da alcuni villaggi nei dintorni di Lahore, convinte che avessero dato fuoco ad alcune pagine del Corano, li hanno torturati per giorni e poi li hanno bruciati vivi, chiudendoli in una fornace, senza che qualcuno accorresse in loro aiuto. Al pari di altri stati dove sono una piccola minoranza rispetto alla popolazione – India, Vietnam, Afghanistan, Bangladesh... – anche in Pakistan i cristiani in effetti mancano di efficaci tutele da parte delle autorità, quando non succede che siano le stesse forze dell’ordine a infierire su di loro.

Tuttavia nel 2016, per Natale, del tutto a sorpresa il governo, per dimostrare rispetto e considerazione verso i cristiani ha allestito un treno speciale con vagoni decorati con messaggi di tolleranza, fratellanza e amore e che illustravano il contributo dei cristiani alla vita del paese. Il treno è partito da Islamabad il 22 dicembre, ha fatto tappa a Peshawar e a Rawalpindi e ha terminato il viaggio il 24 dicembre a Lahore. È stato un messaggio forte, di grande significato. Ma ogni atto in favore dei cristiani sembra accrescere la tensione e ne fanno le spese anche le più alte cariche dello stato. Così hanno perso la vita, assassinati, nel 2011 il governatore del Punjab, Salman Taseer, e il ministro delle minoranze, Shahbaz Bhatti, di fede cattolica, entrambi per essersi opposti alla durissima legge sulla blasfemia, la cosiddetta “legge nera” perchè su pressione degli integralisti dal 1986 prevede fino alla pena capitale per chi offende la religione islamica. La più celebre delle sue vittime è Asia Bibi, la donna cristiana che ha commosso il mondo per la dignità e la fede con cui dal 2009 attende in carcere di conoscere se la sentenza capitale pronunciata contro di lei per aver offeso il profeta Maometto verrà confermata.