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L'ANALISI

Pauperismo e diseguaglianza, mito da sfatare

È di moda dire che un grande vizio del mondo attuale sia la disuguaglianza di condizioni economiche tra chi ha troppo e chi non ha abbastanza. Ma le cose stanno diversamente perchè gli indicatori ci dicono che l'umanità sta meglio che in passato. Il vero problema sono gli squilibri morali. 

Economia 02_02_2017

“I socialisti pensano che il profitto sia un vizio; io considero le perdite il vero vizio”; “Il vizio proprio del capitalismo è la suddivisione disuguale degli utili; la virtù propria del socialismo è la suddivisione della miseria in parti uguali”. Sono due frasi di Winston Churchill, che da statista fu un grande liberale e che da liberale fu un grande statista; anzi, il più grande statista dell’epoca moderna. Nelle affermazioni di Churchill sta la confutazione delle teorie pauperistiche e di quelle collettivistiche; cioè, per brevità, quelle sostanziate dall’adesione di fatto ai principi che già furono di un socialismo o di un comunismo dei quali oggi si nega l’esistenza, praticandone la sostanza. Posizioni oggi tanto in voga tra coloro che sono accecati dall’ideologia.

È infatti di moda dire che un grande vizio del mondo attuale e l’origine di tutti i problemi, sia la disuguaglianza di condizioni economiche tra chi ha troppo e chi non ha abbastanza. Una moda che ha contagiato anche chi è spinto da un meritorio spirito di carità e da un sincero slancio verso il sostegno ai più deboli.

Preciso il mio pensiero: occorre, beninteso, che a tutti sia garantito un livello di vita accettabile, che di questo debbano farsi carico in primis i diretti interessati, poi lo Stato e i più abbienti, e che il principio di capacità contributiva debba essere applicato in maniera più penetrante; ma è una sonora castroneria, chiunque lo dica, che le differenze di reddito e di patrimonio siano in sé causa del mal andamento del mondo.

Per valutare come effettivamente stiano le cose sul nostro pianeta credo che occorra partire da un esame della situazione quale è ai livelli minimi; per i quali – sarà un caso – in contemporanea con l’attuale aumento delle disuguaglianze in corso da tempo si sta verificando il miglior andamento che la storia ricordi. Mai nella storia tanti uomini hanno vissuto bene come adesso: l’aspettativa di vita è alta come mai era stata in passato; mai come oggi è stata bassa la percentuale di uomini che mangiano e bevono in maniera insufficiente; lo stato di salute medio dei cittadini del mondo è il migliore fin qui raggiunto; l’accesso all’istruzione, l’uso di una quantità ragionevole di energia, la possibilità di muoversi sono ad un livello mai prima raggiunto. Certo, è pur vero che seguitano a sussistere condizioni puntuali di insufficiente progresso che ci sollecitano a compiere ogni possibile sforzo per venire incontro ai nostri fratelli, e che ogni persona dabbene non può restare indifferente di fronte alla mortalità infantile o alle condizioni indecenti di vita che ancora perdurano in enclaves per fortuna sempre più ridotte.

Più gravi di quelli materiali, esistono poi i problemi morali ancora presenti: tra di essi l’indifferenza per gli altri, la confusione e il disordine sessuale, l’uccisione per aborto di milioni di bambini ogni anno, l’indifferenza verso la vita e i beni altrui, il disprezzo per ogni norma, legge compresa, la volontà di considerare diritto qualunque disordinata pretesa, anche se in aperto contrasto con quella legge naturale che è l’insieme delle norme create con l’uomo e con l’uomo connaturate.

Naturalmente, se non sono accettabili il rancore e la cupidigia dei beni altrui, è comprensibile e condivisibile l’ansia di miglioramento e l’insoddisfazione per la situazione contingente: occorre poi considerare che questi sentimenti, se contenuti a misura ragionevole, costituiscono un ottimo combustibile per il miglioramento dell’umanità e per il progresso complessivo; o volete negare che una seria concorrenza stia alla base del progresso?

Al di là dei dati assoluti, poi, ci conforta l’andamento della situazione, che è costantemente positivo, con qualche piccola incertezza contingente in conseguenza di momenti di crisi. Il mondo non finirà perché la ricchezza è troppo concentrata: questo fatto è solo motivo di stimolo al miglioramento delle condizioni di vita medie.

Alla faccia dei catastrofisti di Oxfam e di tutti coloro che se ne lasciano convincere.