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ELEZIONI

Per il ballottaggio si consolida l'asse Renzi-Berlusconi

Il patto del Nazareno (PD e Forza Italia) regge e si consolida in vista dei prossimi ballottaggi alle comunali. E' infatti grazie all'appoggio di Berlusconi che il Senato vota a favore del ministro Lotti, in difficoltà per l'affaire Consip. Se destra e sinistra tradizionali si compattano, che fine farà M5S, specie se la Raggi verrà rinviata a giudizio?

Politica 22_06_2017
Il ministro Lotti

Gli amici si vedono nel momento nel bisogno, si dice. Ed è nel momento del bisogno che Matteo Renzi ha potuto contare su quello che si sta dimostrando il suo alleato più affidabile: Silvio Berlusconi. 

Nonostante le nubi sempre più cupe che si addensano nei cieli renziani, il patto del Nazareno sembra più vivo che mai. E lo dimostrano i continui favori che il leader del Forza Italia e il segretario del Partito Democratico si stanno scambiando in queste ultime settimane. Innanzitutto, sul caso Lotti. Perché sono stati i fedelissimi di Silvio, alla fine, a salvare dai carboni ardenti il ministro Luca Lotti, amico fraterno di Renzi, coinvolto nella spinosa inchiesta Consip. 

L’Aula di Palazzo Madama martedì ha infatti detto si, con 244 favorevoli, 17 no e 11 astenuti, al dispositivo della mozione sul caso Consip presentata dal senatore di “Idea”-Fdl Andrea Augello, riformulato così come richiesto dal governo. Cioè solo le parti 1 e 3 del dispositivo, escludendo la 2: quella in cui si invitava l'esecutivo a individuare e sospendere le gare per le quali i vertici della Consip erano stati oggetto di “altre richieste di favori”. Sulla mozione Augello, quindi, si è creata una nuova “maggioranza” grazie ai voti del gruppo Pd e di Forza Italia oltre a quelli di Idea.

La mozione del senatore vicino a Gaetano Quagliariello è dunque servita a compattare la nuova maggioranza e ad escludere in particolare M5S e Mdp, che chiedevano e impegnavano il Governo a valutare la posizione del ministro Luca Lotti, indagato appunto nell’inchiesta Consip. In questo caso, l’esecutivo, in particolare il ministero dell’Economia, sarà impegnato a valutare il rinnovo dei vertici della centrale acquisti dello Stato dopo le dimissioni di due consiglieri, uno dei quali, il presidente Ferrara, è stato indagato dalla Procura di Roma per falsa testimonianza dopo aver ritrattato quanto verbalizzato in precedenti interrogatori circa la fuga di notizie sull’inchiesta.

L'intento dei bersaniani è apparso da subito chiaro: tenere unita la questione dei vertici Consip e il ruolo del ministro Lotti e dimostrare che centrodestra e centrosinistra sono due facce della stessa medaglia. Tant'è che il Pd ha accusato Mdp di “ambiguità”, dal momento che sostiene il Governo Gentiloni e un voto sfavorevole a Lotti avrebbe di certo avuto conseguenze sull’esecutivo. Dal canto loro, i bersaniani hanno assicurato sostegno all'azione di Governo: “Vadano avanti ma non ci chiudano la bocca”, ha detto Bersani.

Con il caso Lotti, quindi, si è avuto il collaudo finale del patto del Nazareno: non c’è più maggioranza ma prove tecniche di “inciucio”. 

Le cronache dai palazzi romani, intanto, raccontano di un Paolo Gentiloni sempre più "irritato e sconcertato" per l’attacco di Mdp contro Lotti e quindi contro il suo governo. Il pericolo è che Mdp si sfili al momento dell'approvazione della legge di bilancio, il cui esame inizierà a ottobre al Senato, costringendo quindi il Pd a varare il provvedimento più delicato dell'anno con i voti di Forza Italia. 

“Un’ipotesi che il Pd non potrà mai accettare – ha messo le mani avanti il renziano Andrea Marcucci - ci vogliono costringere alle larghe intese prima del voto. Non succederà".

Di sicuro però queste “scene da un matrimonio” fra Pd e Forza Italia stanno andando avanti – sottotraccia – nei comuni italiani dove ci si prepara ai ballottaggi delle amministrative del prossimo weekend. Perché se è ormai chiaro che i renziani, anziché votare uno “scissionista” dem, preferirebbero votare un forzista, è altrettanto lampante che gli stessi azzurri – ai leghisti con derive lepeniste – potrebbero preferire un renziano. 

Il pensiero di Silvio Berlusconi, del resto, è già stato apertamente dichiarato in occasione delle presidenziali francesi: fra la destra oltranzista della Le Pen e i moderati di Macron, il leader di Forza Italia ha dichiarato di preferire quest’ultimo. Ribadendo l’importanza dell’Europa e la sua fedeltà al Ppe. 

Se centrodestra e centrosinistra, almeno su alcune vicende giudiziarie e su alcune partite affaristiche e finanziarie, sembrano dunque essersi fusi fino a rendersi indistinguibili, la grande incognita rimane il Movimento 5 Stelle. 

Quanto inciderà, per esempio, un probabile rinvio a giudizio del sindaco di Roma Virginia Raggi che potrebbe arrivare proprio alla vigilia delle elezioni politiche? Una crisi in Campidoglio potrebbe cominciare fin da subito a influenzare i voto dei cittadini, già nei prossimi ballottaggi. Anche se la gatta da pelare più complicata, per i grillini, resta il codice etico, che esige per gli iscritti al movimento una fedina penale immacolata: come si comporteranno con la Raggi e un suo eventuale processo? 

Il sindaco di Roma rischia di diventare, per Beppe Grillo e per i suoi seguaci, la classica perdita dell’innocenza. E la cronaca politica italiana a quel punto registrerebbe un vero paradosso. Per quasi vent’anni a parlare di giustizia a orologeria e giustizialismo sono stati i berlusconiani e gli esponenti di centrodestra, spesso salvati, dietro il paravento del voto segreto, dai voti decisivi di parlamentari del centrosinistra. Oggi le parti risultano ribaltate: sul caso Consip è il centrodestra che toglie le castagne dal fuoco ai vertici del Pd e del governo e sullo scandalo Campidoglio a rischiare l’inciampo è proprio quella forza politica che sulla questione morale ha imperniato gran parte della sua propaganda e della sua credibilità politica.