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MEDICO "OMOFOBO" LICENZIATO

Perché difendere l'obiezione di coscienza è perdente

Assunto da 26 anni come medico dal Sistema sanitario nazionale inglese, David Macket è stato licenziato per essersi rifiutato di chiamare le persone con un pronome diverso da quello del loro sesso di nascita. Ricordando così che difendere la libertà di espressione non basta, occorre contestare i diritti lgbt, altrimenti la pagherà tutta la società. 

Libertà religiosa 11_07_2018

«Non attacco il movimento transgender. Ma difendo il mio diritto alla libertà di parola e di credo», sono le parole di David Macket, medico che ha lavorato per 26 anni nel sistema sanitario inglese e poi licenziato per essersi rifiutato di chiamare le persone con un pronome diverso da quello del loro sesso di nascita. Una frase la sua che purtroppo svela sia la debolezza della “tattica” scelta per difendere la libertà di espressione, sia la menzogna e il vero fine della battaglia per i diritti Lgbt.

È certamente sacrosanto quanto sostenuto dal medico che ha sottolineato che «non credo che dovrei essere obbligato ad usare un pronome specifico. Non lo faccio per offendere qualcuno. Ma se turbare qualcuno può portare a licenziare i medici, dobbiamo pensare a dove stiamo andando come società...non sono un caso isolato». Macket ha così smascherato l’intolleranza di un movimento e di una cultura, quella relativista, che in nome dell'inclusione elimina tutti coloro che sono diversi da sé. Non potendo, per far sopravvivere la menzogna, sopportare anche solo la presenza di una contestazione che ogni sistema fondato sulla menzogna teme enormemente.

Anche le modalità con cui l’uomo è stato segnalato al Sistema sanitario sanno più di Gestapo che di democrazia: il medico stava partecipando ad un corso di formazione per un ruolo all’interno del Dipartimento del lavoro, quando si è sentito dire che doveva chiamare i pazienti a seconda delle loro preferenze, al di là della realtà dei fatti, e che il sesso è qualcosa di “fluido”. A quel punto Macket ha fatto presente che il sesso «è definito dalla biologia e dalla genetica. Inoltre, come cristiano la Bibbia ci insegna che Dio ha fatto l’uomo maschio e femmina. Potevo tacere, ma era il momento di parlare». Il tutor ha quindi preso da parte il medico spiegando che avrebbe inoltrato il suo commento al personale delle assunzioni, la cui risposta è stata di un possibile reato di discriminazione secondo le norme contenute nell’Equality Act del 2010, la legge inglese sulla cosiddetta “omofobia”. 

Proprio questa norma venne fatta passare con l’idea di proteggere tutte le minoranze, includendo anche quella Lgbt. Peccato che ora in nome della difesa di quest’ultima la minoranza cristiana o semplicemente decisa ad usare la ragione e a difendere il diritto naturale viene discriminata. Ma ora, dopo 8 anni dalla sua approvazione, ormai pienamente digerita dal pubblico, il suo vero obiettivo non ha più bisogno di essere nascosto. Non a caso, settimana scorsa, John Bercow, portavoce della Camera dei Comuni, ha dichiarato che «I diritti Lgbt…sono diritti umani», perciò quando «l'adesione di qualcuno alla fede da un lato e il riconoscimento e la dimostrazione del rispetto dei diritti umani» entrano in conflitto «quest’ultimo deve prevalere sulla prima». 

Un discorso che non fa una piega in teoria, perché se ad esempio in nome del Corano si predica che la vita degli infedeli deve essere soppressa, la libertà di espressione deve essere limitata dal diritto umano alla vita. È proprio qui che, purtroppo, vediamo l’astuzia del potere e la debolezza di chi ha provato a difendere la libertà religiosa senza difendere il diritto naturale, limitandosi a dire: “Sei libero di fare ciò che vuoi, lasciando libero anche me”. Ed evitando di sostenere che non esistono diritti Lgbt ma solo quelli degli uomini e delle donne, dato che la sessualità sarà solo e sempre maschile o femminile e dato che il sentimento di sé non è paragonabile alla razza. Ora è chiaro che limitarsi a difendere uno spazio di libertà (l’obiezione di coscienza), senza contestare l’ingiustizia di certi diritti inventati sulla base dei sentimenti, a lungo andare è perdente. Perché se lo Stato erge un comportamento o un pensiero a diritto umano non ci sarà mai obiezione di coscienza che tenga. 

Inoltre, cercare di difendere uno spazio per sé, accettando in parte l’ingiustizia, è una responsabilità grave nei confronti di tutta la società, perché a pagare non sarà solo chi difende la libertà religiosa e una certa concezione del mondo, ma anche coloro che la contestano. Basti pensare che le nuove linee guida del Sistema sanitario nazionale inglese chiedono di avvisare gli uomini che si definiscono donne dell’offerta degli screening al seno e all’utero, mentre le donne che si definiscono uomini non vengono contattate per paura di recare loro un’offesa. «Ora - ha denunciato Laura Perrins, del movimento The Conservative Woman - siamo arrivati ​​al punto in cui la collusione dello Stato con questo programma transgender mette a repentaglio la salute delle donne: è un uso ridicolo delle risorse del Sistema sanitario invitare gli uomini ad un esame della cervice uterina, mentre è immorale e pericoloso non contattare le donne».

A questo punto, a tener viva la fiammella della verità, resta solo il martirio bianco che Macket ha deciso di vivere. È un peccato, ma forse è solo quando gli spazi di libertà sono del tutto erosi che si arriva ad abbandonare le strategie del compromesso ormai palesemente perdente e a gridare tutta la verità.