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LETTERA AL PRESIDENTE DEL SENATO

Perché tante tutele ai gay e ai poveracci niente?

«Qualsiasi unione tenuta insieme dall'affetto, dalla solidarietà e dalla condivisione di un progetto comune, merita di essere tutelata». Parole del Senato, Pietro Grasso, per sostenere il disegno di legge Cirinnà sulle unioni gay. Ma allora, caro presidente, perché non si è mai speso per garantire una vita dignitosa a tante coppie e famiglie “normali”? 

Famiglia 06_08_2015
Il presidente del Senato Pietro Grasso

Qualsiasi unione tenuta insieme dall'affetto, dalla solidarietà e dalla condivisione di un progetto comune, merita di essere tutelata». Così il presidente del Senato, Pietro Grasso, spendeva pochi giorni fa la sua autorità di seconda carica dello Stato e la credibilità di magistrato giunto a incarichi prestigiosissimi per sostenere il disegno di legge Cirinnà sulle unioni gay. Ecco voglio commentare le sue parole partendo da due storie della "ggent"e, come avrebbe detto il mitico direttore Sandro Curzi, che possano aiutare a riflettere.

«Ho rinunciato a lavorare e a sposarmi per la mia mamma, sapevo che avere un marito e dei figli avrebbe significato non potere assisterla e nelle sue condizioni non potrebbe vivere da sola, l'assistenza pubblica non è assolutamente sufficiente, viviamo con la sua sola pensione. Mamma è stata lasciata da mio padre quando ero piccola ed io sono il suo unico affetto, il suo unico amore e lei lo è per me». Sono le parole di Sonia, una donna di 48 anni, una vita dedicata alla madre, ammalata da una grave forma di diabete. «Quando i nostri genitori sono morti io e mio fratello siamo rimasti soli», dice invece Giuseppe. «Non ci siamo mai sposati, abbiamo passato la vita insieme lavorando nella piccola attività di riparazione di elettrodomestici che avevamo messo su. Io penso più alle cose di casa, mio fratello invece coltiva un pezzetto d'orto e pensa alle galline e ai conigli. Da undici anni siamo pensionati, ma dobbiamo stare molto attenti, perché i soldi bastano appena». Come farebbero se uno di loro dovesse rimanere solo? «Non lo so», è la risposta, «Quello che siamo riusciti a mettere da parte può bastare al massimo per un annetto, poi, non ho idea di come si potrebbe fare». 

Sonia e Giuseppe, due storie di ordinario amore, di quelle che s'incontrano tutti i giorni, ma inesistenti agli occhi dei maître-à-penser. Nessuno si prende la briga di raccontare l'amore che per l'intera vita lega una figlia alla madre, o quello tra due fratelli. Troppo normale, o come oggi si usa dire, uno stereotipo. Eppure di amore si parla a tonnellate in questa estate torrida, non solo meteorologicamente, non solo perché la stagione è quella prediletta dai cronisti d'infedeltà bollenti, ma anche perché questa è l'estate della Corte Suprema Usa che abroga le leggi degli Stati che limitano il matrimonio ad un uomo e una donna e del governicchio a guida Renzi, dove un manipolo di attivisti lavora ossessivamente per metterci sul versante "giusto" della storia e dotarci del matrimonio omosessuale, chiamandolo ipocritamente unione civile per questioni di realpolitik. Ma in che cosa è meno degno l'amore di Sonia per la madre e quello tra i fratelli Giuseppe e Rolando rispetto a quello di Scialpi per il manager Roberto di cui sono annunciate le prossime nozze? La senatrice Cirinnà dice di volere tutelare l'amore tra persone dello stesso sesso, ma nel primo articolo del suo disegno di legge esclude espressamente la tutela della relazione tra consanguinei che comunque si amano da una vita. La loro è un'unione meno civile? È un'unione incivile? 

Coabitazione, fedeltà reciproca, collaborazione per la famiglia, assistenza morale e materiale, niente degli impegni richiesti ai coniugi dalla legge ed estesi alle persone dello stesso sesso dal progetto della Cirinnà mancano nell'esperienza di vita di Sonia e della madre o di Giuseppe col fratello. Dunque dove sta la differenza? Ci può aiutare uno studio pubblicato a marzo sull'autorevolissima rivista scientifica Plos One intitolato "Comportamenti degli uomini omosessuali e bisessuali in Francia: un approccio generazionale", condotto su un campione di poco meno di trentanovemila soggetti reclutati attraverso la stampa gay cartacea e online esaminati dal 1985 al 2011.

Secondo i risultati il sesso orale è praticato da oltre il 95% del campione e quello anale è riportato da otto soggetti su dieci. Una panoramica di undici varianti di sesso lesbico attuato da 803 donne è invece riportata nella tabella numero 3 di uno studio pubblicato nel 2003 su Sexually Transmitted Infections dalla dottoressa Julia Bailey, del Dipartimento di cure primarie del londinese King's College. Per come vedo le cose, questa è la sola differenza: Sonia alla madre malata tutte le mattine e tutte le sere dà solo un bacino sulla fronte; tra Giuseppe e Rolando nemmeno quello, una pacca sulle spalle, ma solo ogni tanto, e un abbraccio quando Giuseppe va in città per il controllo del pace-maker. L'amore che li lega sconta la colpa di non coinvolgere i genitali. 

Ma quale rilevanza pubblica può avere un'attività sessuale intrinsecamente sterile? Quale interesse ha la comunità a discriminare tra relazioni dove il sesso praticato è di un tipo senza alcuna finalità procreativa e quelle dove di comune accordo il sesso non viene praticato per nulla? Una volta a regime non è chiaro quale sarà il costo a carico della collettività per estendere la pensione di reversibilità alle coppie gay, alcune stime parlano di una forbice compresa tra 1 e 44 milioni di euro annui. Un costo basso, si dice, un costo che la legge Cirinnà prevede di porre a carico del contribuente. Altri hanno fatto stime differenti e dicono che il costo complessivo sarà di 3 miliardi e mezzo di euro. Il ministero della Giustizia, con la mera validazione della Tesoreria Generale dello Stato e del Mef, ha ora detto la sua: 22,7 milioni nel 2025. Comunque sia è evidente che per l'Occidente moderno e secolarizzato è segno di civiltà dare più valore a un rapporto sessuale orale che al bacio tra una madre e la figlia. 

Affetto, solidarietà, condivisione di un progetto comune, nessuno degli ingredienti richiesti dal presidentePietro Grasso manca all'unione di Sonia e di Giuseppe, ma per loro, quando rimarranno soli, Cirinnà e Scalfarotto non prevedono alcuna pensione di reversibilità e neanche uno tra i paladini dei «più diritti per tutti» pensa ai loro "sacrosanti diritti". I tecnici non hanno contabilizzato una pensione di reversibilità per riconoscere il loro amore. Dovranno arrangiarsi, non hanno Elton John a fare loro da testimonial, lady Gaga non li vede nemmeno, non hanno la sponsorizzazione delle più grandi multinazionali del pianeta, non alimentano alcuna industria ricreativa, camminano fieri, ma senza orgoglio e soprattutto hanno il fardello di essere molto più numerosi della comunità Lgbt e riconoscere a loro gli stessi diritti dei gay vorrebbe dire mandare all'aria le traballanti finanze di questa sgangherata nazione incattivita dal buonismo. 

Love is love, ma a quanto pare non per tutti. Dell'amore omofilo che vince, Sonia e Giuseppe oggi sono i vinti, ma prima o poi, ridefinito il matrimonio su basi meramente sentimentali, giungerà il giorno in cui un giudice a Berlino riconoscerà che il principio del presidente Grasso non consente di discriminare l'amore che scocca le frecce senza l'arco-baleno.