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Pro-life europei nel mirino. Ecco la "lista di proscrizione"

Elena Zacharenko, lobbista polacca impegnata sul fronte abortista, ha pubblicato (su commissione dell'eurodeputata Heidi Hautala) uno studio sulle associazioni pro-life che sembra una lista di proscrizione. Il mondo associazionista che si oppone all'aborto, soprattutto cattolico, è presentato in termini cospirativi e ideologici, legandolo arbitrariamente all'estrema destra e al razzismo. 

Vita e bioetica 19_02_2017
Elena Zacharenko

Il vero problema dell’Europa sono le organizzazioni e i gruppi che si danno da fare per convincere la gente che non è bello ammazzare un bambino ancora nel ventre della propria madre. Per questo di tali “fascisti” è stata stilata una “lista di proscrizione”. S’intitola Perspectives on anti-choice lobbying in Europe: Study for policy makers on opposition to sexual and reproductive health and rights in Europe ed è uno studio pubblicato il 12 gennaio. Ne è autrice Elena Zacharenko, lobbysta polacca a Bruxelles con un curriculum lungo così, già legata a varie organizzazioni importanti tra cui Amnesty International e l’abortificio britannico Maries Stopes International. A commissionarglielo è stata Heidi Hautala, eurodeputata finlandese del gruppo Verde/Alleanza Libera Europea, già ministro dello Sviluppo internazionale e delle imprese di Stato dal giugno 2011 che nell’ottobre 2013 fu costretta a dimettersi con un’accusa di abuso di potere avendo mentito ed esercitato pressioni, con minaccia di licenziamenti, sulla compagnia di Stato Arctia Shipping, impegnata nella trivellazione dell’Artico, affinché questa ritirasse le denunce contro Greenpeace che ne aveva abbordato le rompighiaccio Fennica e Nordica nel 2012 (era peraltro già finita nella bufera per avere pagato “in nero” dei domestici, per di più mentre era membro di una commissione parlamentare di contrasto all’“economia informale”).

Lo studio della Zacharenko è un manuale di “pronto soccorso” «[…] inteso principalmente per i politici e gli strateghi progressisti» che mira a individuare «i movimenti, le organizzazioni e gl’individui» che contrastano l’aborto. Questo viene definito «[…] implementazione della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi», e i suoi avversari sono gli «anti-choice», dato che l’unica scelta ammessa è la soppressione di un bambino ancora nel grembo della madre. Il “cattivario” passa quindi in rassegna una serie di «[…] iniziative politiche», «spesso di estrema Destra». Basta però scorrere l’elenco degli incriminati per ridere di quest’affermazione: Alliance Defending Freedom, European Dignity Watch, World Youth Alliance Europe, HazteOir, CitizenGo.org, Dignitatis Humanae Institute, per elencare solo alcune delle sigle più note. E se qualcuna delle Ong messe alla berlina fa riferimento a quello che si potrebbe definire “tradizionalismo cattolico”, insinuare l’equivalenza fra questo e l’“estrema Destra” è temerario. Tra l’altro, nell’elenco della Zacharenko figurano anche la campagna “Uno di noi” del Movimento per la Vita italiano, l’on Carlo Casini presidente di MpV, la Fondazione Novae Terrae, l’ex deputato UDC Luca Volontè…

La “cospirazione” risalirebbe alla fine degli anni 1990, un’“epoca felice” in cui la retorica della salute riproduttiva «[…] dominava l’agenda internazionale» fino a che  arrivò il Vaticano presto spalleggiato da un network di gruppi e gruppuscoli «[…] associati alla “Nuova Destra cristiana” e legati al Partito Repubblicano degli Stati Uniti», che si moltiplicarono «[…] durante la  presidenza di George W. Bush (2000-2008)». A livello europeo oggi «quasi 500 movimenti e organizzazioni anti-choice sono stati [si noti il verbo poliziesco–Ndr] identificati in più di 30 Paesi».

Le armi strategiche dei pro-lifer additate dalla Zacharenko sono «le false accuse e le calunnie», «la rappresentazione ingannevole dei dati legali e scientifici», ma una su tutte raggiunge il culmine della faccia tosta: «la ridefinizione di concetti comunemente accettati e il loro uso distorto». È vero infatti il contrario: è il mondo filoabortista che impone un “nuovo linguaggio” orwelliano che ribalta il costume, la mentalità, il pensiero. Il bambino nel ventre materno è solo un “feto”, l’aborto è la fredda sigla IGV, “una scelta” oppure, appunto, il diritto all’igiene sessuale. Del resto, che la retorica abortista si regga solo sulla menzogna lo dice apertamente proprio la Zacharenko quando consiglia al mondo progressista la cautela propagandistica, «[…] evitando il linguaggio anti-choice (“pro-life”, “bambino non nato”, etc.)».

Punto notevole dello studio è la denuncia del legame tra associazionismo pro-life e lotta all’ideologia omosessualista «[…] in un vasto movimento anti-gender, che raduna gruppi opposti al femminismo, ai diritti LGBT […] così come alla contraccezione, all’aborto, all’educazione sessuale, alle unioni civili, al matrimonio fra persone dello stesso sesso». Ma la vera trasmutazione di tutti i valori la Zacharenko la ottiene quando proclama che «la popolarità crescente di questi movimenti» va inquadrata nella «[…] più ampia ascesa di movimenti estremisti di destra, nazionalisti o xenofobi europei». Gente con le mani lorde di sangue, cioè, che dà del boia a chi protegge la vita umana più indifesa.