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EDITORIALE

Renzi & Boldrini, premiata ditta menzogne

Il capo del governo e la presidente della Camera insistono nel dire che l'Italia è l'unico paese europeo senza unioni civili. Falso. Solo nella Ue ci sono 12 paesi che non hanno il tema neanche all'ordine del giorno. E nel mondo non sono neanche 20 i Paesi che hanno legalizzato le nozze gay.

Editoriali 25_01_2016
Renzi e Boldrini

«Siamo rimasti l’unico Paese dei 28 (dell’Unione Europea: Ndr) senza una disciplina sulle unioni civili», ha affermato recentemente Renzi aggiungendo poi che a tale eccezione occorre al più presto porre rimedio. La stessa cosa è stata poi perentoriamente ribadita da diversi esponenti della maggioranza di governo, dal ministro Martina e ancora ieri dalla presidente della Camera Boldrini, trovando disciplinata eco in una stampa e in telegiornali che hanno  perso la buona abitudine di verificare la correttezza delle notizie che diffondono.

In realtà la notizia è falsa, le cose non stanno affatto così.  Nell’Unione Europea il matrimonio omosessuale è in vigore in 11 Stati membri, e l’unione civile in altri quattro. Gli Stati ove invece non solo non esiste ma nemmeno è in discussione sono 12. Tra questi la Slovenia dove nello scorso dicembre 2015 un referendum  popolare cancellò con una maggioranza del 63% dei votanti la legge che l’aveva introdotto pochi mesi prima. In Italia infine come sappiamo il dibattito è in corso. Stando così le cose viene da domandarsi se Renzi sia male informato o in mala fede. Siccome però non si può credere che un politico brillante come lui sia tanto sprovveduto c’è da temere che valga piuttosto la seconda delle due ipotesi. 

Considerando poi quanto la questione del matrimonio omosessuale e delle unioni civili sia poco urgente in Italia rispetto a ben altri problemi (in primo luogo la persistente incapacità della nostra economia di uscire dalla crisi), c’è da domandarsi se la determinazione con cui Renzi si impegna a introdurre a tutti i costi nel nostro ordinamento un’unione civile (che in effetti è un matrimonio omosessuale mascherato) non sia piuttosto dovuta a pressioni esterne tanto forti da risultargli irresistibili.

Lo sgretolamento del carattere specifico della famiglia, ovvero il suo declassamento a semplice contratto di diritto civile, per i grandi poteri cui conviene la società “liquida” è un obiettivo-chiave. D’altra parte non si tratta di un segreto: basta andarsi a leggere qualche pagina degli scritti dei teorici di questo genere di società per rendersene conto. In tale prospettiva per l’ampio schieramento internazionale perciò mobilitato a favore della parificazione ex lege fra matrimonio secondo natura e convivenze omosessuali, riuscire a ottenere che nel diritto italiano entri una qualche forma di istituzionalizzazione di tali convivenze  sarebbe un fatto  di enorme importanza.

Il cuore della Chiesa è in Italia, a Roma. Vedendo in essa la prima e decisiva “società naturale” precedente e indipendente dal potere,  sin dalle origini la Chiesa ha promosso la famiglia  con la più grande fermezza. Anche per questo non esitò a scontrarsi con la mentalità corrente nell’epoca tardo romana in cui dapprima si sviluppò: un’epoca, che gli storici più aggiornati preferiscono oggi chiamare “tardo-antico”, le cui somiglianze con  la nostra sono davvero sorprendenti. Inoltre fra i sei Stati fondatori delle istituzioni europee l’Italia, il cui influsso culturale è notevole sia nell’Europa orientale che nel Levante e nell’America Latina, è l’unico a non aver sin qui introdotto il matrimonio omosessuale (e nemmeno l’unione civile).

Di qui il rilievo internazionale che ha lo scontro in corso nel nostro Paese. Ciò rende tra l’altro più comprensibile la campagna pro unioni civili in cui – ben al di là della loro convenienza di Tv commerciali - sono impegnate in Italia pancia a terra sia SkyTv, filiale italiana dell’omonima grande multinazionale americana dell’informazione,  e sia La7, sempre all’inseguimento di Rai3, la meno vista delle reti Rai, con una capacità di resistenza pluriennale a bilanci in costante passivo che sarebbe altrimenti molto difficile da spiegare.

Nel nostro Paese si sta guardando troppo alla vicenda come se fosse di puro rilievo nazionale, mentre la sua rilevanza internazionale è evidente. Tanto più che nel mondo, diversamente da quanto stanno cercando di farci credere, quella dell’unione civile e del matrimonio omosessuale non è affatto una marcia trionfale.

Il matrimonio omosessuale vige soltanto in meno di 20 degli oltre 200 Stati membri dell’Onu, e non ha “sfondato” nemmeno in Europa. Qui, considerando anche i Paesi che non fanno parte dell’Ue, risulta oggi in vigore in 13 Stati, ossia nei cinque Paesi nordici, e in Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Francia, Spagna e Portogallo, mentre in altri sei (Svizzera, Germania, Austria, Ungheria e Croazia) vige l’unione civile. Nulla del genere esiste e nemmeno viene invece prospettato in Russia e nell’intera Europa orientale mentre in Italia, come si diceva, il dibattito è in corso. Nel resto del mondo la situazione è la seguente: non si ritrova il matrimonio omosessuale in alcun Paese dell’Asia mentre nei restanti continenti i Paesi dove vige sono complessivamente soltanto otto: in Africa il Sudafrica; nelle Americhe il Canada, gli Stati Uniti (a Washington e in 37 Stati membri su 50), il Messico (in 5 Stati membri su 31) il Brasile, l’Uruguay e l’Argentina; nell’Oceania la Nuova Zelanda.