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Omoeresie

Responsabili pastorale figli LGBT: il Catechismo va cambiato

Una coppia di coniugi responsabili per la pastorale dei figli LGBT afferma che il Catechismo sbaglia in merito all'omosessualità.

Gender Watch 16_01_2018

Serenella Longarini e Salvatore Olmetto sono una coppia sposata con una figlia omosessuale. Intervistati da La Repubblica raccontano la propria esperienza: «Quattro anni fa nostra figlia Martina ci ha dichiarato la sua omosessualità. Ci ha lasciato un libro da lei scritto, intitolato “Diario di una diversa figlia di Dio”, nel quale fa coming out e descrive la sua sofferenza per l’incomprensione della Chiesa: “Per la Chiesa esistono questi tre tipi di scelte: il matrimonio, la vita consacrata o dedicarsi agli altri in modo laico, come rientri tu in questo Progetto di Dio?”, le aveva detto un sacerdote a cui aveva chiesto aiuto. Sul momento ci è crollato il mondo addosso. Credenti, eravamo fermamente convinti che l’omosessualità fosse peccato. Poi abbiamo pregato e letto la parabola del Figliol prodigo così abbiamo compreso che il Signore accoglie sempre e non giudica. Martina è nella verità e noi la amiamo com’è. Il vescovo della nostra diocesi di Civitavecchia-Tarquinia, monsignor Luigi Marrucci, è una persona speciale, illuminata, tanto che nell’equipe diocesana per la pastorale famigliare guidata da un presbitero, ha inserito noi due laici con l’incarico di seguire famiglie con figli Lgbt».

Poi Salvatore aggiunge: «Dopo l’incontro con quel prete, nostra figlia cadde in depressione. Spesso anche gli stessi omosessuali intimizzano un atteggiamento omofobo nei confronti della propria condizione. Il problema resta il Catechismo che dice che l’omosessualità è un orientamento intrinsecamente disordinato. Non è vero. E quel testo andrebbe cambiato. Se Martina avesse ascoltato quel prete avrebbe seguito una strada non sua con una coercizione inimmaginabile. È questo che la Chiesa vuole? Come ci ha insegnato nostra figlia, l’amore vince su tutto».

Alcuni punti fermi. L’omosessualità di per sé non è peccato, solo gli atti che assecondano questa tendenza, di suo disordinata, lo sono. I figli, anche se sbagliano, devono essere sempre amati e lo stesso atteggiamento devono avere tutti i sacerdoti nei confronti di qualsiasi credente che si è allontanato dalla Chiesa. Ma questo non significa assecondare l’errore dei figli, anzi significa tentare, nei modi più opportuni, di distrarli dall’errore.

Rimane però il fatto che il vescovo di Civitavecchia dovrebbe rimuovere questa coppia di coniugi, perché nessuna pastorale è valida se si contesta il Catechismo della Chiesa cattolica. Gli operatori pastorali, anche laici, sono infatti chiamati ad insegnare i principi morali indicati dalla Chiesa e a guidare le persone attenendosi a questi, e non le proprie idee.

https://www.cinemagay.it/rassegna-stampa/2018/01/15/quel-vescovo-che-accoglie-dopo-il-coming-out/