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PUTIN E I CATTOLICI

Russia, per capirla si deve rileggere De Maistre

Putin e i cattolici, il dibattito infuria. Meglio andare a fondo e riscoprire quanto Joseph De Maistre scriveva, due secoli fa, su questo grande paese a cavallo tra Europa e Asia. Il padre del pensiero controrivoluzionario, individuò tre aspetti della Russia. Due provvidenziali e un terzo molto preoccupante.

Editoriali 27_09_2014
Nazionalismo

Gli interventi sulla Russia e su Putin che si succedono sul nostro giornale – e tra i suoi critici – mi spingono a intervenire su un tema che mi appassiona fin da quando, Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta al razzismo e alla discriminazione religiosa nel 2011, ho avuto occasione di collaborare con profitto con tanti amici russi, molto attivi soprattutto nella difesa dei cristiani perseguitati nel mondo. Condivido tutto quanto ha scritto nel suo editoriale di lunedì il nostro direttore Riccardo Cascioli. Ma vorrei ampliare i temi di discussione sul tavolo suggerendo che il problema non è Putin ma il ruolo della Russia nella storia dell’Europa e negli stessi misteriosi disegni della Provvidenza. Sull’argomento, è ancora molto utile leggere Joseph de Maistre (1753-1821), il pensatore cattolico che è alle origini della scuola detta contro-rivoluzionaria. Visse per molti anni in Russia come diplomatico del Re di Sardegna e sviluppò una genuina simpatia per l’animo russo.

Per evitare di aprire un altro tavolo di polemiche, preciso subito che mi è nota anche l’appartenenza di de Maistre alla massoneria. Il diplomatico sabaudo condivideva le critiche e le condanne pontificie delle logge, ma pensava che si riferissero a una massoneria «cattiva», da combattere promuovendo una massoneria «buona». Era una posizione assolutamente sbagliata: ma che fosse sbagliata sarebbe diventato evidente nel corso del XIX secolo mentre non lo era a cavallo fra il XVIII e il XIX, all’epoca di de Maistre.

Chiusa la parentesi massonica, torniamo a de Maistre come grande conoscitore della Russia. Per comprendere il suo pensiero sul tema non basta leggere qualche cenno nelle opere più note. Anzi, è opportuno prendere in esame soprattutto la sua corrispondenza, diplomatica e privata, come guida per riflettere su quello che il pensatore contro-rivoluzionario chiamava il mistero della Russia, scoprendo che le cose dopo due secoli non sono poi molto cambiate. Schematicamente, per semplificare una questione complessa, possiamo riassumere il pensiero sulla Russia di de Maistre in tre punti.

Primo: la Russia è stata voluta dalla Provvidenza per preservare – sia pure con gli errori e le debolezze che derivano dallo scisma ortodosso – la fede e la morale cristiana in un vastissimo territorio, dove sarebbero state sommerse dal costume o dal malcostume asiatico. Questi secoli di difesa militante hanno reso la Russia profonda – da non confondere con alcuni suoi intellettuali – meno permeabile dell’Europa anche all’Illuminismo.

E le cose sono andate così anche dopo de Maistre. Nonostante la parentesi comunista – in cui peraltro anche un criminale come Stalin (1878-1953) finì per prendere atteggiamenti diversi da altri comunisti e più conservatori in materia di vita e famiglia, certo nel contesto della guerra ma anche perché in qualche modo l’animo russo profondo premeva dal basso in modo irresistibile – questo aspetto rimane. Oggi si manifesta come resistenza alla lobby mondiale LGBT, e merita difesa e apprezzamento.

Secondo: la Russia, pensava de Maistre, è stata pure voluta dalla Provvidenza per fermare la marcia delle orde islamiche, e asiatiche in genere, verso l’Europa. Già con gli arabi, ma ancor più con l’egemonia di genti di etnia turco-mongola nella comunità islamica, fu sempre concepito il progetto di arrivare a Parigi e a Roma passando dall’Europa centro-orientale. Ma i musulmani trovarono la Russia in mezzo, e si fermarono. Anche questa storica diffidenza della Russia verso l’islam e difesa dei confini orientali di una civiltà che rimaneva cristiana almeno quanto alle origini aveva l’apprezzamento di de Maistre. E dovrebbe avere anche il nostro, ancorché nella complessità delle vicende di quelle regioni la Russia – nelle sue successive incarnazioni zarista, sovietica e post-sovietica – abbia certamente anche commesso errori, per esempio in Afghanistan e non una volta sola.

C’è un terzo aspetto. Nell’eseguire i primi due apprezzabili compiti – che per de Maistre la Provvidenza stessa le aveva assegnato – la Russia si è auto-compresa in un modo non solo imperiale (non ci sarebbe niente di male) ma imperialista. Dal canto suo, lo scisma ortodosso ha portato alla costruzione di una Chiesa burocratica, centralizzata e dipendente dallo Stato, nonché storicamente caratterizzata da una notevole antipatia per il cattolicesimo, benché non siano mancate sul punto eccezioni anche rilevanti, che oggi permettono il dialogo tanto promosso è voluto dagli ultimi Pontefici.

Questo imperialismo grande-russo ha portato le tre Russie – con una continuità, pur marcata da differenze, tra quella zarista, quella comunista e quella di Putin – a debordare verso Occidente, cercando di espandersi a spese di Paesi vicini come la Polonia, i Paesi baltici, la stessa Ucraina (la cui cultura, almeno nella parte occidentale, non è russa e conta una significativa presenza cattolica) e per altri versi l’Armenia e la Georgia. La Russia talora ha trattato in modo particolarmente aspro soprattutto Paesi di tradizione cattolica e altri dove le Chiese ortodosse avevano lingua, riti e tradizioni proprie, come appunto in Armenia e Georgia, e non erano disposte a farsi assorbire nella grande macchina, legata a filo triplo allo Stato, dell’Ortodossia russa. Questo espansionismo russo verso Occidente è sempre stato un elemento di minaccia e di instabilità per lo scenario europeo – Samuel P. Huntington (1927-2008) ci vedeva uno degli scenari dello scontro delle civiltà –, oltre a violare il diritto alla propria integrità politica e culturale di Paesi che non sono e non si sentono russi per lingua, cultura, storia e religione, un diritto che deve essere preso sul serio e difeso.

L’aspetto meno facile da capire di quello che per de Maistre era il mistero della Russia, decifrando il ruolo che le ha assegnato la Provvidenza, che per noi – certo non per de Maistre, che viene un secolo prima – è illuminato anche dalla profezia di Fatima, è che la storia ha tanti colori e non si può mai leggere solo in bianco e nero. I russi non sono sempre buoni o sempre cattivi, e non solo si possono ma si devono tenere insieme l’apprezzamento per i primi due aspetti del ruolo storico, e contemporaneo, della Russia e la preoccupazione e la ferma condanna per le manifestazioni aggressive del terzo. Che la Russia si comporti bene contro le lobby LGBT e l’islam fondamentalista non giustifica la sua politica aggressiva ed espansionista a Ovest, e nello stesso tempo la condanna di questa politica espansionista non fa venire meno l’apprezzamento per la battaglia anti-lobby gay e anti-fondamentalismo islamico che la Russia combatte. Mettere invece tutto insieme nello stesso calderone indistinto, e magari farsi arruolare o dall’oltranzismo antirusso di qualche giornale oppure da qualcuna delle tante lobby filorusse sostenute economicamente da qualche oligarca, è precisamente quello che non si deve fare. Sappiamo che le distinzioni complicano il quadro e che ci sono persino alcuni che sono un po’ nostalgici dell’Unione Sovietica, quando almeno apparentemente le cose si capivano più facilmente, e chi erano i buoni e chi i cattivi era più chiaro. Però le distinzioni sono il mestiere di un quotidiano che vuole capire e far capire. Le semplificazioni e gli schieramenti da tifosi li lasciamo volentieri ad altri.