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LIBIA

Sabratha, la "misteriosa" milizia anti sbarchi

Un gruppo armato sta impedendo che le imbarcazioni che trasportano migranti salpino da Sabratha, città trampolino per i trafficanti di esseri umani. Sembra che cerchi il sostegno di Tripoli, ma è mistero sulla sua natura. Intanto però le partenze sono drasticamente calate. 

Esteri 24_08_2017

La notizia l’ha data l’agenzia Reuters ed è di quelle che rafforzano la speranza di poter bloccare i flussi migratori lungo la ritta libica, per ora “congelati” grazie all’accordo tra Italia e Libia che sta bloccando le partenze e ha allontanato le Ong il cui lavoro è emerso essere in molti caso a stretto contatto con i trafficanti.

I giornalisti dell’agenzia di stampa britannica reporter Aidan Lewis e Steve Scherer hanno raccontato con fonti locali che “un gruppo armato sta impedendo che le imbarcazioni che trasportano migranti salpino da Sabratha, città a ovest di Tripoli che è stata finora un trampolino per i trafficanti di esseri umani, e nell'ultimo mese ha provocato un drastico calo delle partenze, come riferiscono alcune fonti locali”.

Secondo la Reuters “la rivelazione getta nuova luce sul forte calo dell'arrivo di migranti in Italia, che è diventata la principale destinazione di migranti diretti in Europa”.

A luglio gli arrivi dal Nord Africa sulle coste italiane sono calati del 57% rispetto allo stesso mese del 2016 mentre in agosto sono giunti in Italia “solo” 2.080 migranti illegali (dati al 14/8) contro i 21.294 dell’agosto 2016.

Fonti da Sabratha, 70 chilometri a ovest di Tripoli dicono che il calo improvviso degli arrivi è stato causato dalla comparsa di un nuovo gruppo armato che impedisce ai migranti di imbarcarsi, anche rinchiudendoli.

Il gruppo "lavora sulla spiaggia per impedire che i migranti si imbarchino verso l'Italia", dice un attivista della società civile che preferisce restare anonimo. Il gruppo è composto da centinaia di "civili, poliziotti, esponenti militari" dice la fonte. E sta conducendo "una campagna molto forte" lanciata da "un ex boss della mafia", spiega una seconda fonte da Sabratha che segue da vicino le attività dei trafficanti.

Una terza fonte citata dalla Reuters con contatti in Libia dice che il gruppo di Sabratha "sta facendo uno sforzo significativo per pattugliare l'area" ma che, avvisano i miliziani, potrebbe interrompersi se non vi sarà il sostegno finanziario del governo di Tripoli.

Il gruppo sembra disporre di un centro di detenzione per migranti illegali e una fonte ha inviato una foto in cui si vedono centinaia di africani seduti sulla sabbia di fronte a alto muro.

Una delle fonti ha detto di ritenere che il gruppo stia cercando legittimazione e sostegno finanziario dal governo di Tripoli, sostenuto dall'Onu, con cui alcuni paesi europei hanno cercato di mediare un accordo per contenere la partenza di migranti.

Un funzionario del dipartimento del ministero dell'Interno per il contrasto dell'immigrazione clandestina non ha risposto alla richiesta di commenti e neppure l’ambasciata italiana, interpellata da Lorenzo Cremonesi del Corriere della Sera secondo il quale tra i guardiacoste libici apertamente sostenuti dall’Italia c’è atmosfera di festa.

“Le nostre operazioni sono evidentemente un successo. Siamo riusciti in poche settimane a frenare le migrazioni” dice tra gli altri Massud Abdel Samat, responsabile anche delle operazioni dei quattro guardiacoste consegnati dall’Italia a inizio estate. “Le nostre navi controllano ormai notte e giorno il mare di Sabratha e lo faranno sempre meglio”.

La Reuters non è riuscita a contattare la milizia anti-trafficanti, che si chiamerebbe "48a Brigata" mentre una fonte citata da Daniele Raineri su il Foglio dice che si tratta di "contrabbandieri che si sono messi a fare i poliziotti, per guadagnare legittimità" puntando ai sono finanziamenti dell'Unione europea.

Sempre il Foglio lascia intendere che dietro la nascita di questa milizia vi sarebbe proprio l’Italia che il 16 agosto ha consegnato medicine e materiale sanitario all’ospedale di Sabratha con un volo accolto dall'ambasciatore italiano in Libia, Giorgio Perrone.

Alcuni migranti soccorsi in mare la settimana scorsa hanno confermato che la situazione a Sabratha è mutata, ha detto un portavoce dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che ha intervistato persone sbarcate a Trapani. "Dicono che era molto difficile partire da Sabratha. C'era gente che bloccava le barche prima della partenza, e se uscivano in mare venivano rimandate subito indietro", ha detto il portavoce Flavio Di Giacomo, aggiungendo che alcuni migranti sono stati respinti anche prima di arrivare a Sabratha.

La scorsa settimana l'agenzia Ue per il controllo delle frontiere, Frontex, ha detto che "scontri a Sabratha" hanno contribuito al calo dei migranti di luglio, citando anche le mutevoli condizioni del tempo e la presenza accresciuta della guardia costiera libica.

Sabratha ha ospitato per anni una base e un centro di addestramento dello Stato Islamico, bombardato dai jet statunitensi nel febbraio 2016: i jihadisti sono stati cacciati dalla città subito dopo grazie a milizie locali ma pare restino attivi nei dintorni.

Nelle scorse settimane le milizie di Zintan, che fanno parte dell’Esercito Nazionale Libico guidato dal Maresciallo Khalifa Haftar, hanno condotto con successo un’offensiva nei pressi di Sabratha. Possibile quindi che le iniziative della 48a Brigata siano collegate all’arrivo nella zona delle forze fedeli ad Haftar, ostili a tutte e milizie islamiste legate invece a doppio filo con i trafficanti di esseri umani.

Il Corriere ha ricordato inoltre che nelle ultime settimane si è registrata una stretta sul traffico di migranti dal Bangladesh e dal Nord Africa all'aeroporto Mitiga di Tripoli, dopo che una milizia che controllava tale “commercio” è stata cacciata da un gruppo armato alleato del governo all'inizio di luglio, dicono funzionari libici ed europei.

Di fatto oggi In Libia ci sono centinaia di migliaia di migranti illegali che aspettano di poter partire, forse 700 mila persone per lo più uomini giovani da Nigeria, Sudan, Mali, Guinea, Eritrea e altri paesi africani.

Un’occasione d’oro per e agenzie dell’Onu per intervenire e organizzare il rimpatrio con un ponte aereo di tutti i migranti illegali.