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Sant'Andrea, la storia di Orvieto nelle pietre

La chiesa di Sant’Andrea ad Orvieto, un edificio dalla storia millenaria, le cui vicende sono strettamente correlate a quelle della città e della comunità locale. E' qui che Bonifacio VIII divenne cardinale. 

Cultura 02_12_2017

Introibo ad altare Dei, mi avvicinerò all’altare di Dio. L’iscrizione è scolpita su un frammento lapideo, forse di un arco di ciborio, rinvenuto nei sotterranei della chiesa di Sant’Andrea ad Orvieto, un edificio dalla storia millenaria, le cui vicende sono strettamente correlate a quelle della città e della comunità locale.  E’, innanzitutto, il luogo di culto più antico, essendo sorto laddove in epoca etrusca si trovava un primitivo tempio cui si sovrappose un edificio in età tardoromana e, infine, la basilica paleocristiana. Le stesse pietre, oltre ad accogliere cerimonie religiose, sono state testimoni di rilevanti fatti storici: qui nel 1216 Innocenzo III bandì la quarta crociata, qui nel 1281 venne incoronato Papa Martino IV alla presenza del Re Carlo d’Angiò e sempre qui furono ordinati cardinali i futuri pontefici Nicola IV e Bonifacio VIII. Ancora oggi la collegiata di Sant’Andrea e San Bartolomeo è un punto di riferimento della vita cittadina.

Tale avvicendarsi di eventi trova corrispondenza nella stratificazione delle varie epoche ancora visibile nei diversi ambienti della chiesa. Due alti pilastri poligonali tripartiscono gli spioventi della facciata al centro della quale è incastonato un portale quattrocentesco di marmo rosso, realizzato con fasci di colonnine. Il prospetto, complessivamente, è però frutto di un discusso restauro realizzato negli anni Venti del Novecento che ha interessato anche la torre campanaria adiacente, dodecagonale, decorata da merli e tre ordini di bifore.

Al di sotto del pavimento, di marmo rosso e travertino,  sono ancora visibili tracce della prima chiesa eretta, probabilmente, nel VI secolo.  A quest’epoca risalgono i resti di un prezioso mosaico pavimentale le cui tessere di pasta vitrea compongono motivi geometrici. La basilica acquisì le forme attuali nel XII secolo. L’impianto è a croce latina: le tre navate sono suddivise da quattro colonne di granito orientale, sopra cui capitelli compositi sorreggono archi a tutto sesto. L’aula è coperta da capriate lignee mentre l’abside, a pianta quadrata, è rivestita da volta a botte.

Di pregevole fattura è il pulpito collocato sul pilastro destro dell’arco trionfale; datato al X secolo è decorato con lastre di reimpiego a motivi cosmateschi. Di scuola orvietana tre e quattrocentesca sono gli affreschi sparsi nel corpo della chiesa, raffiguranti la Madonna con il Bambino e diversi santi. Orvietano è anche il crocefisso ligneo al centro dell’abside, opera contemporanea del maestro Sante Ciconte .

Sul basamento di un pilastro del transetto un rilievo antico  presenta forma zoomorfa che ricorda le fattezze di una rana, antico simbolo di resurrezione.