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GENDER

Si scrive Aida, si deve leggere Aido

L'Aida interpretata da un uomo. E perché? La regista Roberta Torre dice di voler "ribaltare i generi". Mettere le mani sui grandi classici è la nuova strategia gender. Noi suggeriamo altre manipolazioni, da Delitto e Castigo all'Odissea.

Libertà religiosa 14_02_2014
Aida

“Celeste Aida, forma divina, Mistico serto di luce e fior; Del mio pensiero tu sei regina, Tu di mia vita sei lo splendor”. Così canta Radamès all’indirizzo della sua amata Aida, nell’omonima opera verdiana. Molto probabilmente il valoroso guerriero si sarebbe mangiato la lingua se avesse scoperto che sotto trucco e parrucco invece della bella Aida si nascondeva un uomo. Altro che “mistico serto di luce e fior”.
Il prossimo 19 febbraio al Teatro Biondo di Palermo per la prima volta Aida e la figlia del Re d’Egitto Amneris saranno interpretate non da due donne, bensì da due uomini, in competizione per conquistare l’avvenente Radamès. E’ una trovata della regista Roberta Torre che al quotidiano La Repubblica spiega così questa sua scelta: “Mi piaceva l'idea di ribaltare i generi […] le identità di genere per lavorare lontano dagli stereotipi maschile o femminile”. Tu lettore maschio che ti senti maschio vivi un’esistenza stereotipata, ecco il messaggio.

Poi alla domanda della giornalista Bandettini “Perché confondere maschile e femminile in scena?”, la Torre così risponde: “Perché è un tema di questi anni: il mutamento del femminile e del maschile oggi. Far interpretare Aida o Amneris a due uomini mi assicura un gioco di specchi all'infinito in cui maschile e femminile s'interrogano” e le assicura anche ottima pubblicità, aggiungiamo noi.

Quando Aida e Radames si abbracciano – continua la regista - non sono due omosessuali, due en travesti ma i loro corpi parlano comunque e ci fanno vedere in modo chiaro l'amore, il sentimento amoroso”. Detto in altri termini: poco importa chi sono gli amanti, se due uomini o due donne, l’importante è l’amore.

Altra domanda dell’intervistatrice: “E delle donne di oggi cosa pensa?”. Risposta: “Non hanno quello che chiedevano: parità, emancipazione...” E’ vero manca parità: ora anche i ruoli prettamente femminili come quello di Aida sono stati usurpati dagli uomini e in tal modo scippati al gentil sesso. Inoltre le donne stanno “perdendo la propria femminilità e bellezza, travisata, deturpata da cose come le veline o i concorsi di bellezza” o da scimmiottamenti della loro  femminilità perpetrati da uomini che si travestono da donna.
Infine la regista si rammarica di un fatto: “mi sento orfana, senza appartenenza, senza quel senso di coesione a valori collettivi”. Beh, finché si prenderanno a mazzate i “valori collettivi”, quali i ruoli maschili e femminili e la famiglia, è un po’ difficile che questi riescano a sopravvivere nella società e che suscitino condivisione partecipata.

Una nota a piè di pagina: il cantante che interpreterà Aida, Ernesto Tomasini, avrà pure un’estensione vocale di quattro ottave, ma la tessitura della partitura verdiana pensata per un soprano dovrà essere riadattata per un timbro più grave maschile e così anche l’orchestra avrà non poco da lavorare. Minuzie, vista la posta in gioco.

L’operazione di trans-formazione dell’opera verdiana secondo i registri gay friendly non è la sola nel panorama artistico attuale. In Francia il Centre National de Documentation Pedagogique che dipende dal Ministero dell’Educazione indica alcuni strumenti didattici utili per “decostruire attraverso la conoscenza i pregiudizi che si oppongono alla vera uguaglianza”.  E dunque si suggerisce per le classi delle elementari che i maschietti dovrebbero impersonare Cappuccetto Rosso perché “nelle classi primarie la lotta contro gli stereotipi passa prima di tutto attraverso la mescolanza dei ruoli lupo-Cappuccetto rosso”. Prima di tutto.
La strada è ormai tracciata: basta mettere mano ai grandi capolavori del passato o alle fiabe più celebri e la “parità di genere” diventerà valore condiviso. Un’aggiustatura necessaria e non compresa dai grandi geni letterari e musicali di un tempo che caddero in alcune sviste omofobiche, ma a cui oggi si può e si deve porre rimedio. E così avremo “Renzo e Lucio” incoraggiati a sposarsi dal progressista Don Abbondio – che di cognome farà Gallo – e da un cardinale, non più santo come il cardinal Borromeo, bensì proveniente dalla diocesi tedesca di Friburgo. La figura di Don Rodrigo non dovrà subire modifiche: tenterà sempre di mettere i bastoni tra le ruote ai due ragazzi. Odioso ai tempi in cui l’abbiamo studiato al liceo, odioso ora perché omofobo.

Il nuovo “Delitto e castigo” narrerà la storia di uno scapestrato giovane russo, fan di Putin, che per anni scrive articoli di fuoco contro l’omosessualità e a favore della famiglia, fino a quando scopre che ha sbagliato tutto e che è stato ingiusto nei confronti delle persone omosessuali. Il romanzo racconterà il profondo dissidio interiore del giornalista che lo porterà a vuotare il sacco presso la Corte Europea dei diritti dell’uomo. Il giovane rinascerà spiritualmente in una comunità gay.

Pirandello è candidato poi a diventare il padre nobile, suo malgrado, dell’ideologia gay: “Uno, nessuno e centomila”, “Il fu Mattia Pascal”, “Così è se vi pare” sono l’inno perfetto all’ambiguità dell’identità di genere. “Lo strano caso del dottor Jekyll e della signora Hyde”  narrerà invece la vicenda di un medico che ha trovato il modo di cambiare sesso tramite un preparato di sua invenzione i cui effetti però non sono stabili nel tempo. Gli studi del dottore sulla psiche umana lo hanno condotto a questa conclusione: “l'uomo non è veramente uno, ma veramente due” (così nel romanzo originale). Il racconto troverà un suo cardine narrativo nel pregiudizio omofobico: quando Jekyll diventa la signora Hyde chissà perché tutti lo giudicano un mostro.

Anche l’epica dovrà essere un po’ rivista. Ulisse tenterà di far ritorno dal suo Penelopo, che di giorno tesserà una tela dipinta dei colori dell’arcobaleno e di notte la disferà. Questo nuovo Ulisse gaiamente corretto affronterà più o meno tutte le traversie descritte da Omero, ma con qualche variante adatta allo spirito dei nostri tempi. Ad esempio la Maga Circe tenterà di trasformare in eterosessuali tutti i compagni gay di Odisseo.

Restyling anche per le fiabe: a Pinocchio ogni volta che mentirà cresceranno seni e attributi femminili, non più il naso; la Bella addormentata sarà baciata da un’infinità di principi azzurri, ma nessuno di loro riuscirà a svegliarla finché non arriverà una principessa rosa che sfiorandole le labbra con le sue sarà in grado di destarla dal suo torpore; Hansel e Gretel verranno salvati dalla cattiva vecchietta che sgrana rosari nella casetta di marzapane da una coppia omosessuale che li adotterà; Cenerentola, battezzato come Bruno, perderà la propria scarpetta di cristallo come al solito. Tutte le pretendenti cercheranno di calzarla, ma, a differenza della fiaba originale, risulterà troppo grande. La scarpa si adatterà solo al piede di Cenerentola. Un bel 45 pianta larga.

Forse anche il Vangelo entrerà nelle simpatie dei gay: questo racconto di 13 maschi che si amavano a vicenda potrà forse far sventolare la bandiera arcobaleno ancor più in alto.