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EXTRACOMUNITARI

Speranza o paura? Le due lezioni della Francia

Dietro l'elezione di Macron sta il potere che guida il processo di mondializzazione. E l'elettorato ha compreso che un paese europeo non può avere il "mondo" contro.

Esteri 08_05_2017
Il presidente francese Macron

Il  Twitter (riportato sul Corriere della Sera, 8 maggio, pag. 10) del nostro premier Gentiloni -  “Evviva Macron Presidente. Una speranza si aggira per l’Europa” - mi ha ricordato la frase di apertura del Manifesto del Partito Comunista (1848): “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del Comunismo…” . Io naturalmente spero che abbia ragione Gentiloni, che ciò che si aggira per l’Europa possa essere speranza e non paura. Ma la mia (speranza) è anche legata alla speranza che i partiti politici italiani che hanno a cuore il futuro del nostro paese abbiano capito la lezione francese. A parere mio tale lezione è duplice. 

Prima lezione: I cittadini dei paesi europei che non hanno avuto un ruolo strategico negli ultimi decenni, e si sentono  pertanto deboli, hanno paura. Hanno perso molte sicurezze, sono   rassegnati, non si fidano più dei profeti che promettono soluzioni. Hanno capito che non ci saranno soluzioni, se queste si oppongono a quel potere che ha guidato il progetto di mondializzazione. Questo potere, anche se sembra aver fallito, è troppo forte e arrogante e comincia a far paura.

Si è  inteso che  una contrapposizione con lui potrebbe danneggiarci molto, e questo ci spaventa. Si è anche  capito che  detto potere del mondo globale non cederà mai la guida (potrà solo adattarla se intende che i tempi non sono maturi). L’elettorato ha inteso che se vincesse un partito non omogeneo con il globale, vivrebbe ritorsioni,  si è convinto che un paese europeo non possa avere il “mondo“ contro. Se ne è convinto anche osservando cosa sta succedendo negli USA dopo i primi cento giorni del nuovo Presidente. E lo hanno dichiarato con il voto di domenica.

Seconda lezione:  in questo momento non  sembra poter esser vincente  la proposta di rottura radicale e di contrapposizione dura fra il globale e il locale, oggi sembrerebbe  vincere  un compromesso. E vince l’uomo che rappresenta il compromesso. Macron non cambierà molto. Adatterà molto a molte  reazioni cosiddette “populistiche”, che hanno spiegato che i tempi non sono ancora maturi per globalizzare subito, in modo dirigista e accentrato, imponendo all’uomo un pensiero nichilista globale e un comportamento che separa fede/opere, senza riferimenti di valori comuni (che non sia l’ambientalismo).  

Ho l'impressione che Macron personifichi la seconda velocità con cui il potere si impone, quando la prima velocità fallisce. La prima velocità del tentativo di potere globale ha creato tensioni e paure, in pratica ha spaventato. Cosi la seconda velocità ripensa e rivede il progetto, lo ridimensiona, lo adatta, lo rende più digeribile per l’immediato, ma lo prepara per l’ accelerazione al momento opportuno. Io credo che questo nostro mondo abbia perso la sapienza necessaria per intendere le cause di ciò che sta succedendo e si limita a comprendere gli effetti, le conseguenze, e perciò ne ha paura. E le proposte politiche sono tutte centrate sugli effetti anziché sulle cause, perciò non guadagnano sufficiente credibilità.