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IL RICORDO

Stan Lee, grande innovatore dei fumetti

È morto a 95 anni il padre dei "super-eroi": Spiderman. i Fantastici Quattro, Thor, Daredevil, Hulk, Iron Man. Dai personaggi patriottici ai super eroi con super problemi personali. Stan Lee introdusse anche la religione nei fumetti, e si ebbero i primi super eroi dichiaratamente cattolici.

Attualità 14_11_2018
Hollywood ricorda Stan Lee sulla Walk of Fame

Non si chiamava Stan Lee, ma Stanley Martin Lieber ed era nato a New York nel 1922. E’ morto pochi giorni fa e molti lo ricordano per i suoi «cameo», le apparizioni estemporanee che faceva nei film tratti dalle avventure dei supereroi che aveva creato. In questi film, tutti girati nel Terzo Millennio, era già anziano, ma i fans lo riconoscevano come si riconosceva Alfred Hitchkock, che quelle comparsate-firma aveva inventato. Con lo pseudonimo di Stan Lee il Lieber aveva ideato Spiderman, l’Uomo Ragno, nel 1962, disegnato da Steve Ditko. Poi, col disegnatore Jack Kirby, avevano fatto seguito i Fantastici Quattro, Thor, Daredevil, Hulk, Iron Man e una pletora di altri personaggi dei fumetti diventati mitici per i cultori di supereroi.

Aveva cominciato collaborando alle testate di Capitan America, eroe dell’Età d’Oro dei fumetti americani, cioè gli anni Quaranta, quando anche i fumetti accompagnavano lo sforzo bellico contro il nazismo. Il costume di Capitan America era, diciamolo, ridicolo, ma a quel tempo gli eroi americani, abbigliati come trapezisti circensi, dovevano indossare i colori della bandiera nazionale. Il via lo aveva dato il capostipite di tutti loro, Superman, e anche Wonder Woman portava un succinto tutù a stelle e strisce. Da noi i supereroi americani arrivarono nel dopoguerra (per ovvi motivi), ma quasi con una sorta di imbarazzo: Superman vuol dire superuomo e poteva ricordare razzismi teutonici che era meglio dimenticare. Così, la Mondadori lo stampò negli Albi del Falco col nome di Nembo Kid e gli cancellò la «s» dal petto. Ma erano ancora i tempi in cui i nomi stranieri venivano italianizzati, così che Lois, la fidanzata di Nembo  Kid, diventava Luisa e, per attirare i bambini, il costume di Batman passava dal grigio scuro al rosso squillante.

Già: i bambini. Quel tipo di letteratura era ancora considerata roba da ragazzini, tant’è che gli editori americani di fumetti dovettero dotarsi di un severo codice di automoralizzazione per non incorrere nelle ire del Congresso, e Bob Kane dovette affiancare al cupo Batman il coloratissimo Robin, il cui costume era, se possibile, ancora più ridicolo di quello di Capitan America.

Ma gli anni Sessanta mutarono il clima e, nel settore, il principale artefice del cambiamento fu proprio lui, Stan Lee, creatore dei «supereroi con superproblemi», non ultimi quelli di pagare l’affitto o far quadrare il bilancio. Ma anche l’Uomo Ragno dovette pagar dazio al patriottismo, indossando i colori rosso e blu, cosa che, nei tempi recenti, ha creato superproblemi agli sceneggiatori dei kolossal che hanno dovuto arrampicarsi sugli specchi per rendere plausibili costumi del genere (infatti, il primo a venir modificato sullo schermo fu quello, improponibile, di Capitan America).

Per Stan Lee, comunque, si trattava di rivaleggiare con la Dc Comics, a lungo monopolista nel settore dei supereroi. Per la sua Marvel, Stan Lee inventò anche i disegnatori-star. Prima di lui, infatti, il pubblico i disegnatori e gli inventori di storie non sapeva neanche chi fossero: fu lui a magnificarne le gesta in ogni numero e fin dalla copertina, così che i lettori presero l’abitudine di scrivere alla redazione e inaugurare un fitto coinvolgimento che, naturalmente, influiva sui profitti. Non solo.

Prima di Stan Lee vigeva l’assoluta neutralità religiosa per i supereroi, necessaria in un Paese multiconfessionale. Proprio la pletora di personaggi da lui inventati gli permise di infrangere la regola e infilare nella schiera un supereroe dichiaratamente cattolico come Daredevil, e cattolico è pure il tedesco Nightcrawler degli X-Men.

L’ingresso nella Marvel del produttore cinematografico Avi Arad portò ai kolossal tratti da quegli eroi. Ma anche a sforzi di adattamento che, in qualche caso, modificarono in profondità i personaggi. Si pensi a Thor, che nel fumetto è un medico rachitico e zoppo che si trasforma nel dio nordico quando batte in terra un bastone magico da lui  trovato in una caverna. Al cinema l’alter-ego terrestre è sparito. Ma non l’ironia che caratterizzava fin dalle origini le produzioni di Stan Lee: per esempio, Spiderman, il cui costume non ha tasche, deve recuperare da una fogna il ventino che gli serve per telefonare. Stan Lee cominciò come ragazzo di bottega nel 1941. Con la sua sola inventiva, come Walt Disney, ha creato un universo di planetario successo. Il sogno americano. Chissà se si sarà ricordato che, come dice lo zio di Spiderman, «da grandi poteri derivano grandi responsabilità».