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IL VOTO PER IL COMMISSARIO

Stop a Timmermans, segnale europeo anti Soros

Il veto di Visegrad e altri sette Paesi, tra cui noi, contro Timmermans, descritto da Orban come “l’uomo di Soros”, è un segnale che va preso nell'ottica della sconfitta per i gruppi socialisti, verdi e liberali. Ora PPE e Conservatori possono muovere le loro pedine. Intanto Macron e Moscovici svelano il sentimento antitaliano accusandoci su economia e immigrazione. 

Esteri 02_07_2019
Il socialista Timmermanns

L’occupazione cresce in tutta Europa, la disoccupazione cala ai livelli del 2008: è una buona notizia, anche se dovrebbe far riflettere il fatto che l’intero continente abbia impiegato 11 anni per tornare allo stesso livello di allora. Riforme contro la finanza speculativa e a protezione dei cittadini? Zero. E zero è il risultato della trattativa tra i Capi di Stato e Governo dell'UE sulle cariche istituzionali di alto livello

L’asse SOC-LIB-VERDI si era illuso di prendersi il malloppo più prestigioso, la carica di Presidente della Commissione. Bruciato indegnamente il candidato del PPE e, con esso, il principio che da sempre guidava quella scelta. La coalizione politica della “banda di visionari”, dapprima aveva minato il principio che vedeva assegnato al partito che prende più voti la Presidenza di Commissione. Bruciata, successivamente, l’innovazione da loro stessi introdotta durante questa campagna elettorale europea  per la quale i candidati dei partiti devono far campagna elettorale in tutti i Paesi UE. Infine distrutto Weber e il PPE con una serie di veti la settimana scorsa, l'asse ha tentato la carta del proprio candidato, il Socialista Timmermans.

Non potevano che fallire, come accaduto, per tre ragioni: Timmermans è arrivato secondo nella “gara” elettorale; Timmermans e i Socialisti hanno minato il principio del candidato politico altrui e quindi non potevano sperare di farlo accettare per se stessi; Timmermans si è dimostrato un accanito avversario politico verso molti dei paesi del centro est Europa e del sud Europa. Non solo Ungheria, Bulgaria, Polonia e Italia ma anche Malta e Romania, due paesi governati dagli stessi socialisti.

Timmermans sin dall’inizio del proprio mandato attuale, Vice Presidente Commissione con delega ai Diritti Umani, giustizia e Stato di Diritto, si è impegnato per diffondere matrimoni e adozioni gay, aborto e diritti transgenders, ideologia gender etc…Non proprio il candidato ideale per cercare il sostegno del PPE e dei governi guidati dai Conservatori. Nei comizi della campagna europea, ad est come a sud, in Ungheria e Polonia come in Grecia e Italia, non aveva taciuto il proprio disprezzo per le politiche migratorie di governi conservatori e partiti patriottici. 

Zero, la banda di visionari e il suo “capobanda” Macron, hanno preso atto che non sarà certo la forza di due governi in scadenza e senza maggioranza nel proprio paese (Olanda e Belgio) che consentirà loro di ottenere quella vittoria politica di palazzo che gli elettori europei non hanno affidato loro nelle urne. Oltre a ciò, l’intero Gruppo di Visegrad e altri sette paesi, dicono le cronache di ieri, hanno posto il veto contro Timmermans, descritto con chiarezza cristallina da Orban come “l’uomo di Soros”. Se non bastasse, il consenso intorno a Timmermans è stato ancora più risicato di quello raccolto da Weber. L’intera compagine dei Governi guidati dal PPE non ha accettato, né poteva subire l’umiliazione di vedersi un socialista alla guida della Commissione.  

Sarebbe stata la fine della storia politica dei Popolari europei e un gran regalo a tutte le formazioni variegate di patriottici, nazionalisti, anti europeisti europei. Tutto sospeso, dunque e bene ha fatto il Premier Conte a prendere le distanze dalle proposte SociaLiberalVerdi preparate da tempo e in dispregio dei risultati elettorali. Conte deve tutelare l’interesse nazionale e tener conto della coalizione che sostiene il Governo italiano. In tutta la discussione, sinora, i Conservatori e i loro alleati non hanno ancora compiuto le loro mosse, ma hanno mosso con intelligenza le loro pedine, aprendosi uno spazio reale per un dialogo con il PPE. Oggi potrebbe esserci una fumata bianca, ma senza nessuna umiliazione per la famiglia politica e i governi a guida PPE. Il progetto della banda di visionari è a un binario morto, ma il match si chiuderà solo al fischio finale. Seduti al tavolo di Bruxelles ci sono capi di Governo ormai a fine mandato e certi di non essere rieletti: Tspiras (in Grecia vinceranno i Popolari), Michel in Belgio non sarà più primo ministro nel prossimo Governo e l’olandese Rutte che non ha maggioranza al Senato. 

Oggi sarà un altro giorno, forse si deciderà di trovare il consenso intorno ad un candidato tecnico seppur riferibile ad una famiglia politica, tutt’altre scelte si faranno per il parlamento e i portafogli della Commissione.

Un fatto rimane ben chiaro: gli scatenati visionari che hanno speso tante energie nel demonizzare i crescenti partiti e governi patriottici, nazionalisti ed identitari, hanno fallito loro stessi, bruciandosi i ponti sia con il PPE che con molti governi e formazioni politiche che, in Parlamento e in Consiglio Europeo, non dimenticheranno le pretese egemoniche (fallite) di Socialisti, Liberali, Verdi e del loro filantropico ispiratore. Nella notte di lunedì e nella giornata di oggi, il mazzo delle carte torna nelle mani del PPE e dei Governi dell’Est Europa ma anche dell’Italia.

Sì, proprio con noi, Macron (Liberali) e Moscovici (Socialista) hanno giocato la loro più opaca mossa, cercando di metterci all’angolo con minacce di procedure ingiustificate di infrazione per ragioni economiche e con le polemiche sulla nostra difesa dei confini e lotta agli schiavisti. Il grande bluff, anche sotto questo aspetto, è svelato: l’Italia torna in campo e può farlo da protagonista accorta e intelligente sin dalle prossime ore.