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IDEOLOGIE CRIMINALI

Strage in moschea: le radici ecologiste dell'odio razziale

Super-buoni e super-cattivi: i super-buoni sono milioni di ragazzi scesi in piazza per la lotta al cambiamento climatico.I super-cattivi sono i suprematisti bianchi, le cui idee deliranti hanno armato la mano di Brenton Tarrant, il terrorista australiano che ha commesso la strage nelle moschee di Christchurch. Le due categorie sono considerate antitetiche: da una parte c’è chi predica la salvezza del pianeta, dall’altra la distruzione del diverso. E se invece avessero la stessa radice? A quanto risulta da quel che Tarrant scriveva, ce l'hanno: anche lui, che si definiva "eco-fascista", era mosso dal terrore della sovrappopolazione e dal cambiamento climatico. Lo stesso ecocatastrofismo che manda in piazza Greta e milioni di emuli ha armato anche la mano di un folle razzista.

ED ERDOGAN NE APPROFITTA di Lorenza Formicola

Esteri 18_03_2019
Christchurch dopo l'attentato

A giudicare da quasi tutti i servizi dei nostri telegiornali, il 15 marzo il mondo si è diviso in buoni e cattivi, senza vie di mezzo. I buoni sono milioni di ragazzi scesi in piazza per la lotta al cambiamento climatico. Il cattivo assoluto è il terrorista australiano Brenton Tarrant, autore delle stragi nelle due moschee di Christchurch, Nuova Zelanda. E soprattutto i cattivi, alle sue spalle, i suoi ispiratori sono i suprematisti bianchi. Le due categorie sono considerate antitetiche: da una parte c’è chi predica la salvezza del pianeta, dall’altra la distruzione del diverso. E se invece avessero la stessa fonte di ispirazione?

Erano evidenti gli ispiratori (sia eventi che persone) del folle gesto di Tarrant, i cui nomi erano scritti sui caricatori dei suoi fucili. Erano personaggi storici come Carlo Martello e il doge di Venezia (e vincitore di Lepanto) Sebastiano Venier, contemporanei come il mancato terrorista di Macerata Luca Traini, eventi come gli stupri di Rotherham. Ma quali erano le sue idee? Si definiva “Eco-fascista”, dove “Eco” non era solo un fronzolo. Il catastrofismo ecologista era infatti una delle molle principali, se non la principale, che ha fatto scattare la sua furia omicida. Soprattutto la paura per la vecchia e mai tramontata idea della “bomba demografica”, che fece la fortuna dell’ambientalista Paul R. Ehrlich. La Bomba demografica, libro del 1968 che sta ispirando due generazioni di politici, parte dall’assunto classico che la crescita della popolazione supererà in velocità la crescita delle risorse.

Calata in una mentalità ecologista, questa oscura profezia (che non si è mai realizzata) ispira politiche di controllo delle nascite, incluse quelle più autoritarie e radicali praticate dalla Cina. In un uomo di estrema destra, ispira una nuova forma di sciovinismo bianco: fuori gli stranieri che figliano di più, per salvare la minoranza di bianchi. Nella sua lucida follia ideologica, Tarrant scriveva che il problema del riscaldamento globale e quello dell’immigrazione, “sono la stessa cosa, l’ambiente viene distrutto dalla sovrappopolazione, noi europei siamo uno dei gruppi che non stanno sovrappopolando il mondo. Gli invasori (sic!) sono quelli che stanno sovrappopolando il mondo. Uccidi gli invasori, ferma la sovrappopolazione e salverai l’ambiente!”. Un pensiero allucinato, a dire il vero. Ma quel che più dovrebbe preoccupare è che, a ben vedere, c’è solo una differenza di sfumatura fra Tarrant e gli ecologisti che il 15 marzo riempivano le piazze: anche gli ecologisti pretendono di risolvere il problema con un aborto di massa. E questo dovrebbe avvenire attraverso la “pianificazione delle nascite” nei popoli del mondo in via di sviluppo, oggetto di innumerevoli politiche di cooperazione e sviluppo promosse dall’Onu.

Tarrant chiamava il suo modello “Nazionalismo verde”, che mira a salvare il pianeta “fermando la continua distruzione dell’ambiente che sta avvenendo attraverso l’immigrazione di massa e l’urbanizzazione selvaggia”. Tarrant dichiarava di odiare il capitalismo, il libero mercato, il libero scambio e di amare il Partito Comunista Cinese. Si dichiara sicuramente fascista e dice esplicitamente: “Ho quasi le stesse idee di sir Oswald Mosley (capo della British Union of Fascists, il partito fascista britannico esistito fra il 1932 e il 1940, ndr) e mi considero, per natura, un eco-fascista. La nazione che più si avvicina al mio ideale di politica e di società è la Repubblica Popolare Cinese”. Dunque: il regime comunista che sa arricchirsi copiando elementi di capitalismo dall’Occidente, selezionando la sua popolazione con una durissima politica di eugenetica e coniugando il mito socialista con vecchie pulsioni nazionaliste. E’ questo il modello dello stragista. Ed è lo stesso che viene ammirato in Europa, non da pochi ambienti, quasi tutti progressisti. Viene da interrogarsi sulla radice comune e gli esiti analoghi di tutti i totalitarismi: anche il nazismo era un concentrato di idee sulla demografia e la natura (la ricerca dello spazio vitale, il controllo demografico delle razze inferiori, fino alla loro eliminazione fisica totale, l'aumento demografico di quelle superiori...) che allora erano ritenute "scientifiche".

Trump? Anche, ma con riserva. Lo stragista non ha nascosto la sua ammirazione per la retorica del presidente americano, quando “rinnova l’identità bianca e la nostra causa comune”. Ma non lo considera come un decisore e un leader all’altezza. Perché non è autoritario, in pratica. Meglio la Cina, dal suo punto di vista.

Ma perché soffermarsi così tanto sulle ideologie e sulle passate dichiarazioni di una mente così instabile? Perché è giusto vedere che cosa lo abbia suggestionato, individuare la fonte dell’odio ideologico, sapere a cosa può portare. Se giustamente si punta il dito contro il suprematismo bianco, bisogna realizzare che non è l’unica fonte di ispirazione di una mente criminale. Anche il catastrofismo demografico e il catastrofismo climatico sono altrettanto colpevoli. Le idee che animano la “meglio gioventù” possono anche armare la mano di un folle razzista.