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FINANCIAL TIMES

Suggestione inglese: il Papa ha riunito il fronte peronista

Il pontefice è presentato dal Financial Times come il vero “regista” della recente vittoria dell'opposizione peronista alle elezioni primarie. Una vittoria che sarebbe stata impossibile senza l'inaspettata riconciliazione tra Alberto Fernandez e Cristina Kirchner. Complice anche una visita in Vaticano proprio del candidato sfidante del presidente Macri. 

Esteri 20_08_2019
Fernandez, primo a destra, con Papa Bergoglio

Papa Francesco ha detto di non capire la politica italiana. Della politica del suo Paese natìo invece, a leggere quanto scrive il Financial Time, parrebbe essere un fine conoscitore. Il quotidiano britannico, infatti, in un articolo scritto da Benedict Mander, ha presentato il pontefice come il vero “regista” della recente vittoria dell'opposizione peronista alle elezioni primarie. Una vittoria che sarebbe stata impossibile senza l'inaspettata riconciliazione tra Alberto Fernandez e Cristina Kirchner, i due “pezzi da novanta” dello schieramento della sinistra peronista, entrambi determinati fino a maggio scorso a tentare la corsa solitaria alla Casa Rosada.

Questo scenario, però, avrebbe ridotto le possibilità di vedere sconfitto l'attuale presidente Macrì alle presidenziali di ottobre prossimo. Determinante si è rivelata la decisione della ex presidentessa di ritirare la sua candidatura e presentarsi in tandem con Fernandez, suo ex capo di gabinetto, con la prospettiva di diventare la sua vice in caso di elezione. Cosa c'entra il Papa con questo? Secondo il Financial Time, la formazione della coalizione "Fronte di tutti", uscita vincente dalle primarie e con buone chances di trovare un'affermazione anche alle presidenziali, sarebbe stata impossibile senza l'opera di mediazione di Bergoglio, finalizzata a favorire un'intesa tra i due contendenti peronisti.

Nel suo articolo, Mander indica nell'udienza concessa il 2 agosto 2018 in Vaticano a Fernandez – accompagnato da Celso Amorim, ex ministro degli esteri del governo Lula e Carlos Ominami, ex ministro cileno socialista – la data chiave dell'"operazione": in quell'occasione, il Papa, forte della sua autorevolezza, avrebbe incoraggiato il suo connazionale a "ricucire" con la Kirchner. Il giornalista d'Oltremanica, a sostegno della sua tesi, ha citato quanto riferitogli da uno "stretto consigliere" del candidato presidente. Questa ricostruzione sembrerebbe lasciar intendere la volontà di Francesco di esercitare in prima persona la sua influenza per scongiurare la divisione del fronte peronista in vista delle urne.

Un'eventuale riconferma del presidente destrorso Macrì, secondo diversi organi di stampa e commentatori argentini, non sarebbe vista di buon occhio dal primo pontefice sudamericano che tra le sue amicizie può vantare non pochi personaggi noti per la militanza anti-governativa. Un retroscena piuttosto diffuso tende addirittura ad attribuire proprio alla permanenza di Macrì alla Casa Rosada il motivo del mancato viaggio papale in patria. In realtà, Francesco non si è recato in Argentina nemmeno nei primi anni del suo pontificato, quando alla presidenza della Repubblica sedeva ancora la peronista Cristina Kirchner. Con quest'ultima – e con il marito suo predecessore - Bergoglio non ebbe certo rapporti idiliaci negli anni da arcivescovo di Buenos Aires: l'annuale celebrazione liturgica del Te Deum nella Cattedrale della capitale fu spesso occasione di tensioni tra il governo e la Chiesa per via delle omelie del cardinale, sgradite ai due coniugi. Nestòr arrivò a definire l'attuale pontefice come il "leader dell'opposizione", mentre sua moglie Cristina, una volta succedutagli dopo l'improvvisa morte, ingaggiò con lui un 'braccio di ferro' sull'approvazione dei cosiddetti matrimoni gay. Ruggini che, se fosse vera la ricostruzione di Benedict Mander, sembrerebbero esser state messe da parte al punto da spingerlo ad una 'moral suasion' su Fernandez in nome dell'unità dell'opposizione a Macrì.

Ma Francesco, che sia da primate che da pontefice finora non ha fatto sconti ai presidenti del suo Paese, a prescindere dal colore, conserverà questa presunta benvolenza nei confronti del candidato di "Fronte di tutti" anche qualora dovesse insediarsi alla Casa Rosada? Difficile dirlo. Non tutti i punti del programma di Fernandez sembrano conciliabili con le posizioni del suo connazionale più famoso. Basti pensare, su tutti, all'aborto: per Francesco equivale ad assoldare un sicario, mentre il candidato presidente ritiene "inammissibile" che sia considerato un delitto ed ha promesso di legalizzarlo qualora venisse eletto. Una prospettiva che annulerebbe il successo ottenuto solo un anno fa dai 'fazzoletti celesti', il movimento pro-life in cui un ruolo importante hanno avuto i cattolici del Paese sudamericano e che ha contribuito, con un'imponente mobilitazione nelle piazze, alla bocciatura della legge sulla depenalizzazione in Senato.