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TERRORISMO

Talebani all'assalto, a Kabul e in tutto l'Afghanistan

Come accade ormai da 15 anni l’estate afghana è funestata da un’escalation di attacchi, attentati e battaglie. Appare ormai lontana una soluzione diplomatica al conflitto. Così come i rinforzi statunitensi e britannici non paiono sufficienti a ribaltare la situazione militare. Si continua a combattere un'estenuante guerriglia.

Esteri 17_08_2018
Kabul, funerali delle vittime

Come accade ormai da 15 anni l’estate afghana è funestata da un’escalation di attacchi, attentati e battaglie che coincidono con le cosiddette offensive di primavera” talebane. Quest’anno non costituisce certo un’eccezione come dimostrano la fitta serie di episodi bellici e terroristici degli ultimi giorni.

Già nel maggio scorso le forze di sicurezza afghane erano impegnate in scontri con i talebani “in almeno 15 delle 34 province afghane”. E' terminato ieri, dopo quasi sei ore di battaglia, l'assedio a un centro di addestramento dei servizi d' intelligence afghani a Kabul. Due terroristi (non è chiaro, in assenza di rivendicazione, se talebani o membri dello Stato Islamico del Korashan), che avevano ingaggiato una sparatoria dall'edificio antistante, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza. Il portavoce del ministero dell’Interno, Hekmat Stanikzai, ha detto che la polizia ha compiuto un blitz nell' edificio dov'erano annidati i terroristi dopo aver isolato tutta la zona. Non ci sarebbero vittime fra gli allievi del centro di addestramento e nemmeno nella vicina università.

L'Isis ha invece rivendicato l'attacco suicida di mercoledì contro una scuola privata di Kabul costato la vita a 34 studenti. Attraverso l’agenzia di stampa dell’IS, Aamaq, l'organizzazione ha fatto sapere che l'autore dell'attentato è stato il "fratello in cerca di martirio Abdul Raouf al-Khorasani". Secondo l'Isis, oltre 200 studenti sono morti o sono rimasti feriti nell' attacco. Sul campo di battaglia non si ferma neppure l’ondata di attacchi talebani, che nell’ultima settimana è costata la vita a centinaia di persone. Proseguono gli scontri nei dintorni di Ghazni, “città fantasma” in gran parte occupata dai talebani che ne sono stati cacciati solo dopo l’arrivo dei jet statunitensi e di un migliaio di rinforzi governativi. Nasart Rahimi, portavoce del Ministero dell’Interno, ha spiegato che i militari stanno battendo la città palmo a palmo a caccia degli ultimi talebani che combattono. Almeno un centinaio i morti tra i civili forse 150 tra e forze governative mentre i talebani avrebbero lasciato sul terreno tra i 200 e i 300 combattenti. Secondo il portavoce delle forze Usa e della Nato Martin O’ Donnell, 220 talebani sarebbero morti tra venerdì scorso e mercoledì in 31 raid effettuati dalle forze aeree statunitensi intervenute in appoggio alle truppe afghane.

I talebani sono però riusciti ad assumere per molte ore il controllo diverse parti della città applicando una tattica basata su blitz condotti da centinaia di combattenti già vista più volte in diversi centri urbani e che ha l‘obiettivo di mostrare la forza e le capacità degli insorti. Ghazni, 150 chilometri da Kabul e 270mila abitanti, ha un valore strategico perché situata lungo l’Autostrada 1 (Highway One nota anche come “Ring Road”), che collega Kabul alle provincie meridionali a maggiore presenza talebana. Talebani scatenati anche nel nord del Paese dove hanno conquistato martedì la base militare di Chenayeeha, nel distretto di Ghormach (provincia di Faryab), a nord del settore di Herat in cui sono presenti circa 900 militari italiani. Secondo il Ministero della Difesa di Kabul 17 militari sono rimasti uccisi e una ventina feriti mentre 40 soldati si sono arresi ai talebani che parlano invece di 39 soldati uccisi. La postazione era circondata da tre giorni e da 48 ore la guarnigione chiedeva rinforzi e munizioni senza aver mai ricevuto risposta. I talebani hanno riferito che 57 soldati si sono arresi e successi come questi rappresentano un’arma propagandistica formidabile per gli insorti jihadisti che dimostrano ai militari afghani quanto inutile sia il loro sacrificio per un governo non in grado di aiutarli e soccorrerli.

In un comunicato dell’Emirato islamico dell’Afghanistan pubblicato sul loro portale nel maggio scorso i talebani evidenziano l’alto numero di perdite tra le forze di sicurezza afghane, “nostri connazionali che si sono uniti all’America perché malconsigliati o per altre ragioni. Se coloro che collaborano con il governo afghano decidessero di abbandonare le fila del nemico, i mujaheddin dell’Emirato islamico garantirebbero la protezione delle loro vite e dei loro beni attraverso l’amnistia generale” recitava il comunicato aggiungendo che i talebani “non si aspettano che passiate a combattere nelle loro fila una volta abbandonato il regime”, ma desiderano che “ritorniate ad una vita normale, proteggendo le vostre famiglie da miseria e dolore, ed impedire così che i vostri figli diventino orfani e le mogli vedove”.

Anche il ruolo dei circa 21 mila militari alleati (almeno 14 mila statunitensi) presenti nel Paese asiatico, dopo i rinforzi inviati dagli Usa e in attesa di quelli promessi da Londra, non pare sufficiente a garantire la vittoria o quanto meno una svolta nel conflitto mentre sembrano tramontate anche le ipotesi, più forti nella primavera scorsa, di negoziati credibili tra Usa e talebani. Dal 2001 circa 3.555 soldati alleati sono morti in Afghanistan, tra questi 2414 statunitensi, 455 britannici e 54 italiani.