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CACCIA AGLI HACKER

Telegram e Russia svelano il pretesto della privacy

A metà aprile la Russia aveva bloccato il download della famosa applicazione dopo il rifiuto, da parte dell’azienda, di rilasciare dati sensibili di alcuni hacker che utilizzavano la piattaforma di messaggistica a fini delinquenziali. E anche Apple si adegua per bloccare la app. Una decisione giustificata, quella di Mosca. Ma rimane però il dubbio se il diritto alla privacy sia qualcosa di ineludibile.

Attualità 06_06_2018

Tra Telegram e il governo russo vi è una storia di vicissitudini di lungo corso. Ma è di pochi giorni fa la pubblicazione di un report realizzato dalla società israeliana di sicurezza informatica Check Point Software che analizza lo stato dell’hacking internazionale. Dal documento si evince che in Russia si sia effettivamente attuato uno spostamento dei luoghi di hacking proprio da forum specializzati alla famosa app di messaggistica.

Già a metà aprile la Russia aveva bloccato il download e l’impiego della famosa applicazione in tutto il territorio nazionale dopo il rifiuto, da parte dell’azienda, di rilasciare dati sensibili - e protetti da privacy - di alcuni hacker che utilizzavano la piattaforma di messaggistica - simile a WhatsApp, per intenderci, ma con vincoli di privacy e restrizioni ben più alte - a fini delinquenziali.

Al blocco nel paese si era accodata anche la stessa Apple, che ha deciso di bloccare la nuova versione dell’app assecondando le richieste della Russia. Il CEO di Telegram Pavel Durov - 33enne fondatore del famoso social network russo VKontakte e originario di San Pietroburgo - avrebbe dichiarato infatti che «sfortunatamente, Apple non si è schierata dalla nostra parte. Nonostante gli utenti russi siano solo il 7% del totale, da metà aprile Apple ha bloccato gli aggiornamenti per gli utenti Telegram di tutto il mondo».

La posizione di Apple è, nello stesso momento, coerente e sorprendente. Solo lo scorso anno Apple aveva infatti appoggiato il governo cinese nel blocco di alcune applicazioni che permettevano il superamento della censura in atto nel paese orientale, come ExpressVPN e VyprVPN. Tuttavia, nel 2016 Apple si era rifiutata di collaborare con l’FBI fornendogli l’accesso a messaggi criptati inviati da uno dei due assassini che avevano mietuto 14 vittime a San Bernardino, in California.

Pur non comprendendo a pieno la linea direttiva delle azioni di Tim Cook alla guida del colosso di Cupertino, adesso è la stessa Check Point Software a sottolineare l’impiego illecito di Telegram nel dark web. Se prima, infatti, era necessario impiegare piattaforme di browsing particolari come TOR per accedere a navigazioni non tracciate, Telegram adesso garantisce un canale d’accesso più semplice e pervasivo.

Attraverso i canali di Telegram è possibile trasmettere messaggi a un numero illimitato di abbonati mantenendo però avanzate caratteristiche di sicurezza e un livello di discrezione efficientissimo. Si condividono in questo modo documenti riservati e offerte di lavoro illecite. Sarebbe quindi giustificata l’azione di contrasto della Russia verso il servizio di messaggistica istantanea. Rimane però il dubbio se il diritto alla privacy sia qualcosa di ineludibile e quasi inalienabile o sia considerato più un benefit da sventolare o respingere alla bisogna.