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FRATELLI MUSULMANI

Terroristi per l'Egitto, amici per l'Europa

Il governo del Cairo mette al bando definitivamente i Fratelli Musulmani, dopo l'ultimo attentato alla sede della polizia. E' la terza volta, nella storia dell'Egitto indipendente, che il movimento fondamentalista islamico viene bandito.

Esteri 30_12_2013
Militanti dei Fratelli Musulmani

Il 25 dicembre 2013 il Consiglio dei Ministri egiziano ha dichiarato ufficialmente i Fratelli musulmani “un’organizzazione terroristica”. Ad accelerare la decisione del governo l’attentato a un edificio della polizia nella città di Mansoura avvenuto la Vigilia di Natale. Il contenuto del comunicato illustra chiaramente le motivazioni che affondano le radici nella storia contemporanea dell’Egitto: “L’intero territorio egiziano, dal profondo Nord al profondo Sud è stato sconvolto all’alba di martedì 24 dicembre 2013 dall’atroce crimine commesso dal movimento dei Fratelli musulmani che ha causato l’esplosione di un edificio della sicurezza nella regione di Dahqaliya, provocando sedici martiri e più di centotrenta feriti, la maggior parte dei quali coraggiosi poliziotti egiziani e i restanti pacifici cittadini di Mansoura. Tutto questo è avvenuto in un contesto che ha assistito all’ascesa pericolosa della violenza del movimento [dei Fratelli musulmani] contro l’Egitto e gli egiziani. Questo è avvenuto a seguito di una dichiarazione esplicita della Fratellanza in base alla quale avrebbe continuato, come sempre, a ricorrere solo alla violenza per realizzare i propri fini, a partire dalla uccisione del Primo Ministro Mahmud Fahmi al-Nuqrashi e l’omicidio del giudice al-Khazandar negli anni Quaranta del secolo scorso, sino agli eventi del 2012 e i crimini commessi in piazza Rabia al-Adawiyya, passando per le azioni punitive nei confronti dei membri che abbandonavano il movimento, per il tentato omicidio del presidente Gamal Abd al-Nasser negli anni Cinquanta, l’uccisione dello shaykh al-Dhahabi e del presidente Anwar al-Sadat negli anni Settanta e Ottanta. A tutto ciò si aggiunge la messa al rogo delle chiese che ha caratterizzato la vita del movimento. Il movimento ha superato ogni limite immaginabile con l’attentato di ieri a al-Mansoura, poiché si è trattato di un tentativo triste di riportare indietro il tempo e di fermare il cammino del popolo egiziano verso la costruzione di uno Stato libero, democratico in cui regnano la giustizia sociale e la generosità umana, a partire dal referendum per la costituzione che è alla base di questo nuovo Stato, che annuncia in modo definitivo la fine del passato oscuro e orribile, che rappresenta la prima fase della roadmap che condurrà il nostro popolo e il governo ad adempiere necessariamente tutte le promesse fatte”.

Il documento ribadisce la ferma decisione a non cedere ai ricatti rappresentati da eventuali attentati alla sicurezza pubblica:
“A riguardo, il Consiglio dei Ministri ha stabilito che non vi sarà alcun ritorno al passato, che non è possibile né per l’Egitto in quanto Stato né per l’Egitto in quanto popolo cedere al terrorismo del movimento dei Fratelli musulmani, anche qualora i loro crimini superassero ogni limite posto dall’etica, dalla religione e dall’umanità”.

Per tutte le ragioni appena esposte il Consiglio dei Ministri ha deciso di dichiarare il movimento dei Fratelli musulmani un movimento terroristico e la loro organizzazione un’organizzazione terroristica così come inteso all’articolo 86 del codice penale con tutto ciò che ne consegue:
1. applicazione delle pene previste dalla legge a chiunque partecipi alle attività del movimento o della organizzazione, oppure parla, scrive o appoggia in qualsiasi modo la Fratellanza, e a chiunque ne finanzi le attività;
2. applicazione delle pene previste dalla legge a chiunque si unisca al movimento o alla organizzazione e continui ad essere membro del movimento o della organizzazione dopo la pubblicazione del presente comunicato.
3. Comunicare la presente decisione alle nazioni arabe che hanno sottoscritto gli accordi per la lotta contro il terrorismo nel 1998.
4. Affidare alle forze armate e alle forze di polizia per proteggere i luoghi pubblici, la polizia supervisionerà alla protezione delle università e salvaguarderà i nostri figli studenti dal terrorismo di questo movimento.

Il nostro nobile popolo oggi conosce bene la natura di questo movimento e la realtà dei loro piani, come sa bene che non esiste altra alternativa alla roadmap nonostante si tratti di un’ardua impresa, questo nonostante le vittime tra i suoi figli tra i poliziotti, i soldati dell’esercito che sostengono totalmente il nostro popolo e il governo. Che l’Egitto viva libero, che il suo nobile popolo viva libero… resterà l’Egitto e cadrà il terrorismo.”

Il comunicato, qui tradotto integralmente, è lucido e coraggioso, ma soprattutto è obiettivo poiché ripercorre la storia di sangue della Fratellanza, storia che ha portato per ben tre volte alla loro messa al bando ufficiale. Comunicato obiettivo perché ribadisce quel che molti egiziani, in particolare, e arabi, in generale, ripetono da tempo: la moderazione dei Fratelli musulmani non esiste. Una vignetta del siriano Sahar Burhan, ripubblicata di recente dal Courier International lo scorso ottobre, raffigura una targa con la scritta “Fratelli musulmani. Un’arma a doppio taglio” sovrastata dalle due spade incrociate che figurano nel logo della Fratellanza. Non solo. E’ interessante, ed è sintomo di una profonda conoscenza del movimento, il punto 1 dove si prevede una punizione anche nel caso della connivenza ideologica. Nel novembre 2010 la televisione norvegese mandava in onda un documentario a cura del giornalista di origine irachena Walid al-Qubaisi proprio sui Fratelli musulmani in Europa. Ebbene, quando al-Qubaisi intervista Mahdi Akef, ex Guida Suprema dei Fratelli musulmani, costui dichiara: “Chi crede nell’idea fondamentale dei Fratelli Musulmani, è un fratello musulmano. Questa persona dovrebbe servire il paese nel quale vive. E conformarsi alle leggi e alle regole dai principi dei Fratelli Musulmani. […] Noi diamo alle persone la libertà di esprimere il proprio pensiero, esattamente nel modo che vogliono”. Quindi non è essenziale essere un membro ufficiale del movimento, è sufficiente condividerne l’ideologia e gli obiettivi.

Sarà questa una delle difficoltà che dovrà affrontare il governo egiziano: individuare ogni singolo anello della catena umana che minaccia il paese. Anelli fondamentali di questa catena sono le università, principali luoghi di reclutamento della Fratellanza. Non a caso il 28 dicembre, le università egiziane sono state scenario di scontri violenti tra studenti legati ai Fratelli musulmani, che hanno attaccato, e giovani a favore del rinnovamento. Gli atenei, da al-Azhar alle università statali, sono state letteralmente messe a ferro e fuoco.

Purtroppo, la decisione del governo egiziano dovrà affrontare persino l’ostilità dell’Occidente. Il ministro degli esteri americano John Kerry, pur condannando gli eventi di al-Mansoura, ha dichiarato di essere contrario alla decisione del consiglio dei ministri egiziano e di essere invece favorevole a una soluzione politica. Non stupiscono le sue parole, essendo stati gli USA i principali sostenitori della Fratellanza sin dall’ormai lontano gennaio 2011. Stupiscono invece perché gli USA hanno posto Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche e Hamas all’articolo 2 del proprio Statuto dichiara senza mezze parole di essere la filiale palestinese dei Fratelli musulmani. Anche una portavoce del Home Office britannico ha riferito che la Gran Bretagna non seguirà automaticamente la decisione del governo egiziano. Come biasimarla. Sarebbe alquanto imbarazzante per il suo paese, la cui Chatham House, ovvero la più prestigiosa istituzione di studi internazionali, ha conferito nel 2012 il proprio premio annuale a Rached al-Ghannouchi, leader dei Fratelli musulmani tunisini.

Di fatto, sarà molto difficile e imbarazzante per tutti i governi occidentali prendere atto e applicare la decisione del governo egiziano. L’Europa e gli USA hanno accolto e accolgono ancora oggi molti appartenenti ai Fratelli musulmani sul proprio territorio nella convinzione che si tratti di “estremisti moderati”. La maggior parte delle moschee in Occidente sono gestite da associazioni legate, per lo meno ideologicamente, con i Fratelli musulmani. Riconoscere le decisioni del governo egiziano significherebbe quindi pronunciare un difficile mea culpa, ma soprattutto significherebbe modificare tutte le politiche di sicurezza interna che hanno visto e vedono l’Occidente illudersi di potersi fidare dei più abili camaleonti islamici. Il risultato dell’appeasement nei loro confronti purtroppo si può trasformare solo in una pericolosa arma di ricatto, la stessa arma che oggi i Fratelli musulmani stanno usando per le strade egiziane contro i loro concittadini. L’Egitto ha compreso sulla propria pelle che essere accondiscendenti non serve a nulla e l’Egitto sta agendo senza pietà e con coraggio contro una serpe in seno. Inoltre i Fratelli musulmani stanno già cercando di abbandonare il paese che li ha visti nascere. L’Europa li accoglierà nuovamente? L’Europa sappia però che offrirà riparo a quelli che sarà costretta a definire  non più “estremisti moderati”, bensì “terroristi moderati”.