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IL BELLO DELLA LITURGIA

Tommaso, l'umiltà di un dottore angelico

La tradizione cattolica riconosce san Tommaso d'Aquino dottore per eccellenza, considerando i suoi studi la più alta espressione del pensiero cristiano e punto di raccordo con la filosofia classica. Fu celebrato da artisti e poeti. E anche a Roma, dove i cardinali facevano a gara a farsi "ritrarre" con lui ormai in Paradiso. 

Cultura 10_03_2018

Filippino Lippi, Disputa di San Tommaso d'Aquino, 1492-1493. Affresco, Roma, Chiesa di S. Maria Sopra Minerva, Cappella Carafa

Il 7 marzo 1274, presso l’abbazia di Fossanova, moriva San Tomaso d’Aquino, frate domenicano che la tradizione cattolica riconosce dottore per eccellenza, considerando i suoi studi la più alta espressione del pensiero cristiano e punto di raccordo con la filosofia classica. 

Fu celebrato da artisti e poeti: Dante, che poggia sul tomismo l’impalcatura dottrinale e astronomica della sua Commedia, lo incontra in Paradiso, tra gli spiriti sapienti del IV cielo. La sua immagine compare in numerosi dipinti disseminati in svariati musei e in diverse chiese, non solo domenicane. Troviamo, per esempio, il santo in trionfo o mentre converte gli eretici nel Cappellone Spagnolo di Santa Maria Novella, immortalato da Andrea da Firenze, piuttosto che negli affreschi del Convento di San Marco del Beato Angelico che lo ritrae anche nella Cappella Paolina di Roma. 

Lo ritroviamo, ancora, nel polittico di Gentile da Fabriano conservato a Brera o nel dipinto del Ghirlandaio della Vergine col Bambino agli Uffizi. E noi, volendo, potremmo procedere a oltranza con questo elenco, includendo le vetrate della chiesa di San Domenico a Londra o il dipinto di Velasquez con la Tentazione di Tommaso, documentando, così facendo, la fortuna e la considerazione della sua figura nella storia della Chiesa, anche contemporanea. Facciamo, invece, una sosta precisa e ci fermiamo a Roma.

Dove? Nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, uno dei rari esempi di architettura gotica della Città Eterna, situata a pochi passi dal Pantheon. Qui, sul finire del XV secolo e su commissione del carismatico cardinale Oliviero Carafa, fu costruita l’omonima cappella dedicata alla Vergine e a San Tommaso, con cui il potente prelato condivideva l’appartenenza allo stesso ordine religioso. 

Fu Lorenzo il Magnifico a indicare e a raccomandare, quale esecutore del programma decorativo, Filippino Lippi, figlio d’arte, come si può evincere dal nome, che aveva già dato, in patria, ampia prova della sua bravura. Sotto la volta suddivisa in quattro vele occupata da altrettante Sibille, Filippino racconta sulla parete di fondo, inquadrandole in una finta cornice architettonica, l’Assunzione  e l’Annunciazione. Proprio qui incontriamo Tommaso mentre presenta a Maria il committente.

L’aspetto del Santo rispetta quanto riportato dalle fonti agiografiche: era un uomo con pochi capelli, alto, di grossa corporatura e così ci si presenta. I tratti fisici corrispondono, nel suo caso, alla fisionomia spirituale: l’altezza e la robustezza equivalgono alla rettitudine della sua anima. Tale imponenza si traduce, contemporaneamente,  in forza morale e delicatezza spirituale. Filippino, nella scena dell’Annunciazione, lo ritrae, infatti, con un atteggiamento deciso ma di paterna sollecitudine e, collocandolo in quella posizione, evidenzia la devozione mariana che ha sempre contraddistinto l’ordine domenicano.

Santo e dottore: sotto questi aspetti lo osserviamo nella Disputa che occupa la parete destra della cappella, ambientata in un’ariosa architettura. Tommaso è in cattedra, sotto un padiglione coperto da volta a crociera, circondato dalle personificazioni di Filosofia, Teologia, Dialettica e Grammatica, che riconosciamo dai nomi incisi sulle vesti. Sul libro aperto tra le sue mani la frase d’ispirazione paolina Sapientia sapientum perdam, perderò la sapienza dei sapienti, coglie uno dei tratti peculiari del teologo: l’umiltà. Ai suoi piedi un eretico esanime ha un cartiglio che afferma Sapientia vincit malitiam, la sapienza vince la malizia, espressione che rimanda al ruolo della conoscenza domenicana finalizzata a sconfiggere l’eresia. 

Nella lunetta sovrastante, accompagnato da angeli con gigli bianchi simbolo di purezza e attributi iconografici di san Domenico, Tommaso è in preghiera davanti alla croce, le braccia aperte, spalancate, segno del rapporto profondo che il Santo aveva con Gesù crocefisso. Di più complessa lettura è il lato destro dell’affresco, vivacemente popolato da figure che forse alludono allo sposo, Cristo, che va incontro alla sposa, la Sua Chiesa, mentre il frutto del loro amore, il bambino in primo piano ovvero il clero, è assalito da un cane, probabile figura del demonio.

Tommaso fu canonizzato il 18 luglio 1323, da Giovanni XXII, proclamato dottore angelico da san Pio V nel 1567 e patrono delle scuole cattoliche da Leone XIII nel 1879. La sua festa liturgica si celebra il 28 gennaio.