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IL BELLO DELLA LITURGIA

Trinità, la teologia in forma di affresco

Per l'affresco della Trinità di Santa Maria Novella, Masaccio si avvalse della collaborazione di un teologo del convento. Affresco rivoluzionario, per iconografia e novità prospettica, al cui centro stanno il Padre Eterno, Gesù Cristo e lo Spirito Santo sotto forma di colomba, e nel quale è condensato il prezioso dogma della verità cristiana. 

Cultura 15_06_2019

Masaccio, Trinità, Firenze – Basilica di Santa Maria Novella

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, a Dio, che è, che era e che viene. (Ap 1,8)

Tommaso di ser Giovanni di Simone Guidi, detto Maso e quindi, alla maniera toscana, Masaccio, nacque in Valdarno nel 1401. Visse solo ventisette anni, abbastanza, comunque, per dimostrare ai contemporanei, e quindi ai posteri, la carica rivoluzionaria della sua pittura.  Con Donatello e Brunelleschi, è considerato fondatore dell’Umanesimo artistico che per lui, a detta del sacerdote e studioso Thimoty Verdon, rappresentò uno strumento inequivocabile di comunicazione della fede in Cristo.

Nel centro di cultura domenicana fiorentino per antonomasia, la basilica di Santa Maria Novella, lungo la navata sinistra, all’altezza della terza campata, si conserva l’affresco che Masaccio realizzò supportato, molto probabilmente, dalla collaborazione di un teologo del convento. Rappresenta la Trinità, tema molto caro ai domenicani, come lascia intendere anche la posizione di tutto rilievo, all’interno della chiesa, di questa straordinaria pittura. È annoverato tra i capolavori del maestro ed è, comunque, l’ultima sua opera conosciuta.

Tra le tante iconografie del dogma cristiano, Masaccio scelse quella del Trono di Grazia, in cui il Padre Eterno sorregge davanti a Sé la croce del Figlio, mentre lo Spirito Santo compare sotto forma di colomba. L’immagine, divenuta poi un vero e proprio canone, era già diffusa nell’arte sacra europea, avendola voluta, nel XII secolo, l’abate di Saint Denis, Suger, per una vetrata della basilica francese. Masaccio fu il primo, però, a riprodurla su scala monumentale, inserendola nel contesto estremamente realistico di una cappella dipinta, perfettamente scorciata.  

Sotto una volta a lacunari rossi e blu si sviluppa una complessa composizione da leggersi partendo dal basso dove, sopra un sarcofago corredato di scheletro, si legge “io fui già quel che voi siete e quel ch’io sono voi ancor sarete”. L’allusione è alla fugacità della vita e delle cose terrene ma il sepolcro rimanda anche al fatto che Cristo fu crocefisso sulla tomba di Adamo per salvare dal peccato l’umanità.

Inginocchiati dinanzi alla soglia della cappella i due committenti, non meglio identificati, rappresentano la preghiera, attitudine che introduce alla dimensione del sacro di cui Maria e Giovanni, in piedi sotto la croce come nei Calvari dolenti, sono i primi eletti testimoni. La Vergine, lo sguardo impassibile, con un semplice ma concreto gesto della mano mostra al mondo il Figlio, invitandoci a contemplare il misterioso dogma.

La figura del Padre, nelle vesti di un anziano uomo con la barba bianca, si staglia sul fondale prospettico. La Sua aureola sfiora la volta, facendolo apparire ancor più imponente. L’espressione del viso è severa e le braccia, spalancate, sorreggono il legno sacro sopra cui si alza in volo la colomba dello Spirito.

Fulcro di questo affresco rivoluzionario, per iconografia e novità prospettica, è il Cristo che nello schema geometrico piramidale perfetto ideato da Masaccio, il cui vertice è Dio, rappresenta il punto di unione tra il divino e l’umanità. Come a dire che senza di Lui non ci sarebbe, per l’uomo, possibilità di salvezza.

Il pittore riesce magistralmente a tradurre in colori le parole del Vangelo di Giovanni:
“Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. (…) Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi”.