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IL CASO

Turchia, islamizzazione uguale violenza sulle donne

Oltre 130mila donne abusate nel 2017, poco meno di 400 le vittime di violenze domestiche. Sono i dati ufficiali diffusi dal governo turco, probbailmente sottostimati. In aumento anche i matrimoni con ragazze minorenni, perché per la legge islamica - dice il governo - l'adolescenza inizia a 9 anni.

Esteri 09_11_2018

Almeno quattrocento donne turche, ogni giorno, subiscono violenze domestiche. È quanto emerge da alcune cifre diffuse nei giorni scorsi, per la prima volta, dal ministro degli interni Suleyman Soylu, su richiesta dell’opposizione. I numeri sono relativi alla stagione 2017-2018. Tra tutte, sono state 393 donne a perdere la vita.

I dati del ministero raccontano di 133.809 donne abusate nel 2017; nel 2018, nei primi sette mesi, la cifra è di 96.417.
Fino a pohi giorni fa le statistiche sulle violenze domestiche al femminile, in Turchia, erano oggetto di mere indagini giornalistiche. E se il governo decide di ripubblicare dati del genere, vuol dire soltanto che la situazione in Turchia sta sfuggendo di mano. E sebbene si tratti di numeri un po' sgonfiati. I numeri pubblicati da Bianet, un giornale online che praticamente si occupa solo dell'argomento, raccontano infatti di 420 donne vittime di violenze domestiche, ossia circa l’8% in più rispetto ai dati del Ministero degli interni. Due donne, ogni tre giorni, vengono uccise per violenza in famiglia.

Il primo polverone sollevato in materia c'era stato più o meno nel 2016. Ceyda Ulukaya, una  giornalista, ideò la prima mappa delle violenze femminili in Turchia. La mappa, che non è stata più aggiornata, copriva il periodo tra il 2010 e il 2017 e denunciava la morte di almeno 1964 donne. Oltre a fornire la data e il luogo degli omicidi, la mappa elencava le generalità delle donne uccise, il tipo di rapporto che gli assassini avevano con le vittime, il “pretesto” dell’omicidio. Per la giornalista si trattava quasi di un bollettino di guerra. E una simile indagine nasceva dal fatto che i ministeri, soprattutto quello delle Politiche per la famiglia, pubblicavano, sì, periodicamente delle statistiche sul tema, ma da quando nel 2009 la giornalista aveva comunicato che c’era stato un aumento del 1400% per gli omicidi delle donne, si sollevò un polverone tale che il ministero ha continuato poi ad aggiornare quei dati, ma con numeri che sono diventati molto più “accettabili”. 

Quando Ceyda Ulukaya ha presentato domanda per avere accesso a queste informazioni, però, le fu risposto che il ministero non disponeva di simili indagini. Un'incongruenza, chiamiamola così, a fronte della quale le private organizzazioni hanno dovuto attrezzarsi da sole. E volendo adottare il massimo della trasparenza sul tema, i media sono diventati la fonte diretta da cui attingere questi dati. Le cifre pubblicate su domanda scritta da Soylu sono rivoluzionarie, in quanto comprendono le prime statistiche ufficiali sulla violenza domestica pubblicizzate dal ministero.

Nel 2013 erano 666 le donne uccise in famiglia. Un dato agghiacciante, e non solo per gli appassionati di esoterismo. E un numero che, oggi come allora, non rispecchia la realtà, ma è sottostimato. 
Diversi mesi fa la Turchia lanciava anche un'applicazione "Women Support" (KADES) per le vittime di violenza: un modo veloce per mettersi in contatto con le forze dell'ordine o con qualche organizzazione di sostegno.

Il processo d'islamizzazione di Erdoğan è iniziato proprio dalla donna, e con la donna sta raggiungendo il suo apice. La Turchia è anche il paese che ha il più alto numero di matrimoni infantili in Europa. L'ente statale che amministra le istituzioni religiose, e l'istruzione, a gennaio dichiarava che l'adolescenza, secondo la legge islamica, è raggiunta per i ragazzi a dodici anni, per le bambine a nove e che è sufficiente l'adolescenza per avere il diritto di sposarsi. Un sillogismo in perfetto stile turco. Che nel frattempo ha significato anche che l'abuso sessuale ai danni di bambine in Turchia è aumentato del 700% in 10 anni fino al 2017, secondo l'Ordine degli avvocati di Diyarbakir.