Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Giovedì Santo a cura di Ermes Dovico
Cristiani Perseguitati
a cura di Anna Bono
Cina

Un appello per la liberazione di monsignor Agostino Cui Tai, vescovo coadiutore di Xuanhua

Mancano da aprile notizie di monsignor Agostino Cui Tai, vescovo coadiutore di Xuanhua, prelevato dalle autorità cinesi e detenuto in una località ignota

 

A metà aprile monsignor Agostino Cui Tai, vescovo coadiutore di Xuanhua, provincia settentrionale di Hebei, Cina, è stato prelevato dalle forze dell’ordine. Da allora non si hanno sue notizie. La Commissione Giustizia e pace di Hong Kong il 30 maggio ha rivolto al governo cinese un appello che è stato condiviso dal cardinale Joseph Zen. La Commissione chiede che siano garantite la sicurezza personale e la salute di monsignor Cui Tai e che gli sia assicurata una adeguata assistenza medica. Sollecita il rispetto della libertà religiosa, l’immediato rilascio di monsignor Cui Tai, senza condizione alcuna, e la liberazione di altri ecclesiastici reclusi ingiustamente, tra cui il vescovo Su Zhizhi e il sacerdote Liu Honggen della diocesi di Baoding, nell’Hebei. Monsignor Cui Tai appartiene alla Chiesa non ufficiale cinese ed è riconosciuto dalla Santa Sede. Dal 1993 è stato più volte arrestato, condannato a detenzione, arresti domiciliari e lavori forzati a scopo di rieducazione con l’accusa di “attività missionarie illegali”, “riunioni religiose illegali e non autorizzate” e altri “reati”, perseguitato per aver difeso fede e libertà di coscienza, per aver disapprovato la politica religiosa del governo cinese e per aver rifiutato la guida e l’iscrizione all’Associazione patriottica della Chiesa cattolica cinese. “In particolare – si legge nell’appello della Commissione Giustizia e pace – negli ultimi 11 anni, dal 2007 ad oggi, le autorità hanno detenuto in modo illegale o messo agli arresti domiciliari mons. Cui in modo pressoché continuativo, senza alcuna ragione e senza alcun processo giuridico. Durante questi anni, mons. Cui è stato spesso rinchiuso in diversi centri di detenzione segreti, o in alberghi, oppure portato via per "viaggi" forzati sotto la scorta dei funzionari del governo.