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Un baluardo contro i Saraceni: Gaeta

La Cattedrale di Gaeta deve la sua magnificenza alla fuga da Formia, presa ripetutamente d’assalto dalle incursioni saracene, dei vescovi titolari di quell’antica diocesi.

Cultura 07_10_2017

La Cattedrale di Gaeta deve la sua magnificenza alla fuga da Formia, presa ripetutamente d’assalto dalle incursioni saracene, dei vescovi titolari di quell’antica diocesi. Dapprima, infatti, a Gaeta esisteva solo una piccola chiesa intitolata a Santa Maria del Prato: questo edificio, molto antico e risalente probabilmente al VII secolo, venne nel tempo trasformato in quella che ora è la chiesa madre diocesana, elevata al rango di basilica minore da Pio IX nel dicembre 1848.

Insieme ai vescovi si trasferirono qui, nell’ 842, anche le reliquie di Sant’Erasmo, vescovo di Antiochia morto a Formia nel 303; da allora la piccola chiesa di Santa Maria del Prato cambiò dedicazione e fu intitolata a Santa Maria Assunta, Sant’Erasmo e San Marciano. 

La facciata è l’ultima parte a essere stata costruita: i lavori, che iniziarono nel 1903 per concludersi nel 1950, diedero vita ad un prospetto neogotico  in mattoncini rossi e pietra grigia, preceduto da un atrio ad archi ogivali. La tripartizione del prospetto lascia intuire la suddivisione in tre navate dello spazio interno.

Quella centrale termina in un’abside barocca, sopraelevata, e barocco è l’altare in marmi policromi addossato alla sua parete di fondo, mentre stalli lignei cinquecenteschi, finemente intagliati, rivestono le pareti laterali. Al di sotto si apre la cripta, o succorpo, realizzata nel Seicento per ospitare le reliquie dei santi vescovi. Vi si accede tramite una doppia scalinata. A navata unica, è un ambiente sulle cui volte sono affrescati, inseriti in pregevoli stucchi che fungono da cornice, le glorie dei santi che, oltre a Erasmo, sono correlati a questa chiesa, e, quindi, Albina, Casto, Eupuria, Innocenzo, Marciano, Probo e Secondino.

Sotto la seconda arcata tra la navata centrale e quella laterale di destra, nel corpo superiore dell’edificio, è stata ricollocata, dopo gli ultimi restauri, la colonna del cero pasquale. Alta più di tre metri, è opera di un anonimo scultore campano che la realizzò intorno al 1270: sulla superficie si sviluppano, all’interno di campi quadrangolari, gli episodi della vita di Gesù e di quella di Sant’Erasmo.

Due secoli più tardi, all’incirca nel 1460, Giovanni da Gaeta firmò il Crocefisso ligneo che oggi è posizionato sopra l’altare centrale del presbiterio. La tavola sagomata è dipinta su entrambi i lati e si allarga alla base per accogliere le figure di Maria Maddalena dolente e del committente, ritratto in posizione orante.

Alle spalle della chiesa cattedrale, nell’angolo nord orientale, affacciata sul golfo di Gaeta, nel XII secolo venne eretta una monumentale torre campanaria su disegno di Angelo da Nicola. Il massiccio basamento, realizzato con materiale di spoglio di epoca romana, consente l’accesso alla chiesa attraverso un portale che, in occasione del recente giubileo straordinario della Misericordia, è stato eletto a Porta Santa. Lo si raggiunge tramite  una scalinata affiancata da sarcofagi romani e da due rilievi rappresentanti gli episodi veterotestamentari di Giona e il pistrice, leggendario mostro marino.

In occasione della riapertura al culto della cattedrale, chiusa a lungo per interventi di restauro fino al 2014, il Santo Padre Francesco, con un messaggio augurale, auspicò che il recupero di questo prezioso monumento di fede e di arte potesse essere occasione di crescita di quella costruzione spirituale di cui Cristo è pietra angolare.