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BUSINESS NASCOSTO

Un esposto al ministro contro tre corsi

Il Comitato del Family Day ha scritto al ministro Giannini chiedendo spiegazioni sui progetti W l'amore, In Vitro e Fa' Afafine. «Il più delle volte senza adeguata informazione da parte dei genitori». Ma è solo la punta dell'iceberg: un recente rapporto di Pro Vita mappa in tutt'Italia centinaia di progetti su gender e educazione alla cultura Lgbt. Che spesso nascondono anche un grande business economico 

Educazione 18_03_2016
Una lettura gender oriented

A seguito dell’episodio di Montevarchi, dove gli alunni di una scuola sono stati portati a forza ad assistere ad una Unione civile in Comune, la commissione Scuola del Comitato Difendiamo i nostri figli, che ha promosso il Family Day, si è attivata presso il Ministero della Pubblica Istruzione e della Ricerca, inoltrando, le segnalazioni da parte di genitori e docenti riguardo percorsi educativi non condivisi e dai contenuti ritenuti non idonei o equivoci. 

Secondo il portavoce Massimo Gandolfini «tali percorsi risultano spesso proposti senza l’adeguata preventiva informazione dei genitori e il loro preventivo consenso – atti previsti dalla normativa vigente e richiamati dalle recenti Circolari Ministeriali. Abbiamo inoltre fatto pervenire al Ministero della Pubblica Istruzione anche le critiche pedagogiche – elaborate da vari esperti – ad alcuni “macro progetti” che stanno coinvolgendo diverse scuole italiane su iniziativa di Soggetti pubblici e privati extrascolastici, spesso senza adeguata informazione dei genitori».

I progetti monitorati dal Comitato sono i cosiddetti percorsi educativi dal titolo “W L’Amore”, “In Vitro” e il percorso teatrale “Fa’ Afafine”. Si tratta di tre progetti che nei mesi scorsi hanno suscitato più di una perplessità, se non aperta ostilità da parte dei genitori che se li sono ritrovati come vera e propria materia da studiare in classe. 

Fa’ Afafine racconta ad esempio di «Alex (che) ha sempre le idee chiare su ciò che vuole essere: i giorni pari è maschio e i dispari è femmina». W L’amore invece, inizialmente diffuso in Emilia Romagna grazie anche al contributo dell’Asl locale, si prefiggeva di insegnare il sesso ai ragazzi approdando anche alla possibilità dell’aborto come una delle opzioni.

«Sulla spinta del Family day e con il grande consenso che centinaia di migliaia di famiglie ci hanno dato, confermo il mio personale impegno - ha proseguito Gandolfini - sui temi dell’educazione dei bambini nel rispetto della loro identità sessuata e del diritto delle famiglie ad avere piena conoscenza dei programmi educativi della scuola». Che ha auspicato «la necessità che il ministero preda una posizione chiara di condanna rispetto a derive ideologiche di questo genere».

Ma i tre progetti presi in esame dal Comitato, su cui il ministro della Scuola Giannini sarà chiamata a dare una risposta, sono soltanto la punta dell’iceberg di un nuovo business, quello dei progetti ideati il più delle volte da militanti di associazioni Lgbt, che grazie all’ambiguità normativa attuale, scaturita anche dal favore con cui nella legge sulla Buona Scuola si guarda a questo tipo di corsi, si propagano corsi di educazione alla gender theory, il più delle volte con la scusa del bullismo omofobico.

L’associazione Pro Vita recentemente ha mappato molti di questi corsi sparsi per tutt’Italia che hanno tutta l’aria di essere un vero e proprio business per i promotori che, grazie ad una pubblicistica ormai fiorente, possono girare in lungo e in largo il Bel Paese, con sicuro guadagno, visto che molte volte sono gli stessi Comuni a finanziare questi corsi. Nel dossier di Pro Vita vengono elencate molte iniziative svolte a scuola.

A Trieste con la lettura del libro l’Acero rosso i piccoli hanno appreso che «si può essere adottati da due mamme o da due papà»; A Bologna lo spettacolo “La bella Rosaspina addormentata”, una delle tappe del progetto arcobaleno rivolto ai bambini di 7 anni che si prefigge lo scopo di andare oltre «le norme e gli stereotipi del maschile e del femminile». Celebre a Roma la lettura al Liceo Giulio Cesare del romanzo “Sei come sei”, che fu oggetto anche di un’interpellanza parlamentare; mentre per i bambini delle scuole dell’infanzia di Roma e degli asili nido nel gennaio 2014 è stato proposto il progetto “La scuola fa la differenza” in cui ai bambini 0-3 veniva spiegata «la pluralità dei modelli familiari e dei ruoli sessuali»; All’istituto comprensivo Coletti di Treviso il progetto “Educazione all’affettività” ha visto la proiezione del film “Le migliori cose del mondo” con scene esplicite di masturbazione mentre a Venezia negli asili nido e nelle scuole comunali sono stati distribuiti i libretti “E con Tango siamo in tre”.

Per gli insegnanti delle medie e delle superiori è in distribuzione un manuale dal titolo “Educare alla diversità a scuola” in cui si avverte che vi è un «modello omofobo di tipo religioso, che considera l’omosessualità un peccato» mentre a Perugia e Città di Castello nel febbraio scorso sono stati distribuiti i libretti dell’Unar con favole gay “Qual è il segreto di papà”. Ma non è finita: questo è solo uno spaccato di una rete ormai che sta letteralmente colonizzando il mondo della scuola statale: a Pontassieve c’è “E.COS. Decostruire per costruire”, mentre a Castelnovo Monti (RE) per gli studenti del liceo Cattaneo sono saliti in cattedra gli attivisti dell’Arcigay con il manuale “SAFER SEX HIV” in cui venivano dati consigli su coime effettuare in sicurezza rapporti anali. A Siena alla Federigo Tozzi i bambini di quinta elementare hanno potuto leggere “Non sono una principessa. Educare al genere attraverso la lettura”; “All Right(s)! Tutti insieme per i diritti, tutti contro la omo-lesbo-transfobia” è stato invece il corso proposto agli studenti di seconda e terza del Meucci di Latina.

Non si sentono da meno nemmeno le parrocchie. A Bari sono stati proposti 25 incontri su “Omofobia: non a casa mia!”, tra i quali: un laboratorio sull’identità di genere svolto nel centro per minori “Mimmo Bianco”; il “Pride game”, gioco da tavola a tematiche LGBTQI con una simulazione ludica dell’organizzazione di un Gay Pride. “Liber* tutt*” invece, con gli asterischi ben marcati, è stato svolto a Massa Carrara nelle scuole di ogni ordine e grado. Come si può vedere ce n’è per ogni gusto. Tranne che per quello dettato da madre natura.