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IL MISTERO DELLA DONNA

Un libro per donne in ricerca

A 26 anni dalla prima pubblicazione, viene ristampato in Italia "Il mistero della donna", di Jo Croissant, un volume che spazza via i miti della Rivoluzione sessuale per far ritrovare alle donne la propria identità.

Cultura 10_10_2018

«In questo mondo disorientato e alla ricerca di “senso” ho sentito la necessità di tornare alle fonti, di interrogare le Scritture per cercare di comprendere ciò che ci dice la Parola di Dio sul senso della vita, della sofferenza e della morte. E vi ho percepito tutta la grandezza del ruolo della donna e l’urgenza per l’umanità che essa ritrovi la propria identità e il proprio posto nel piano di Dio, perché l’uomo ritrovi la propria e perché insieme possano collaborare alla venuta del suo Regno». Scrive così la scrittrice Jo Croissant nella premessa de Il mistero della donna, testo scritto per «ogni donna alla ricerca del senso della vita».

Il libro, pubblicato nel 1992, mancava sul panorama italiano da qualche anno e ora è stato rilanciato dalla Berica Editrice. Una scelta, questa, che sfida a ragion veduta gli anni passati dalla prima pubblicazione, nella constatazione che questo volume della Croissant rimanda una visione completa della donna e della sua missione, andando ad analizzare in maniera piena la vocazione femminile e la sua importanza nell’economia del mondo.

Naturalmente non si tratta di un’impresa facile, come rileva nella prefazione il vescovo di Pamiers, Fr. Albert-Marie de Monléon, o.p., perché «abbordando il ruolo della donna e della sua identità si tocca non soltanto il mistero dell’umanità – uomo e donna – ma anche il mistero di Dio, che li ha creati a sua immagine» e perché «ne va pure della natura della persona umana, della vocazione dell’uomo e della donna, della società, della famiglia, della cultura, del lavoro e dell’economia, della biologia e dell’ecologia e, in ultima analisi, della vita eterna».

Il mistero della donna si apre con una constatazione, frutto di tanti incontri: oggi le donne soffrono. Come mai? Perché vivono una crisi d’identità. L’esplosione femminista, con la liberazione sessuale che ha svilito sia la maternità sia la verginità, ha determinato una conseguente esplosione spirituale delle donne, che si ripercuote a diversi livelli. Infatti, afferma la Croissant, «credendo di doversi affrancare dalla dominazione dell’uomo, la donna ha ripreso degli schemi maschili a detrimento della propria femminilità, amputandosi così della sua natura profonda. Ella si ritrova quindi ancora più sola e vulnerabile in quelle situazioni inestricabili che la gettano il più delle volte in un grande sconforto. È cosa certa che il mondo attuale sia completamente destabilizzato perché la donna non sa più chi è: oggi più che mai si pone in modo cruciale il problema della sua identità e della sua missione».

Alla luce di questa situazione, l’Autrice evidenzia come sia necessario «ritrovare il meraviglioso progetto di Dio sulla donna e, attraverso lei, sull’umanità», tornando a meditare «i racconti della Creazione per tentare di entrare nel pensiero di Dio, perché nel principio tutto è dato». Ecco quindi che la Croissant dedica tre densi capitoli all’essere figlia di Dio, all’essere sposa e all’essere madre. Nell’abbandono allo sguardo liberante del Padre, nell’apertura al dono di sé al proprio sposo e nell’accogliere nel proprio grembo i figli, la donna può infatti riprendere in mano la propria vocazione, abbandonando le costrizioni imposte dalla cultura odierna per guardarsi dentro e aprirsi all’amore. Un amore che contempla anche la sofferenza e il sacrificio, in un’ottica di fecondità.

Questo processo di “riappropriazione” della propria identità da parte delle donne è importante sia a livello personale, sia per la società: «La donna», afferma l’Autrice, «ha un ruolo capitale da giocare, un ruolo esaltante come un nuovo parto. Infatti, se lei ritrova il proprio posto, tutto si ordina per la felicità di tutti. È tempo che la donna rinsavisca, che assuma la misura della propria responsabilità, che prenda coscienza della posta in gioco con la sua missione e infine che dia il meglio di sé. Questo implica che la finisca di voler essere come l’uomo e che riconosca la propria differenza non come una tara bensì come una ricchezza, un dono di Dio».