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MATURITA' AL VIA

Uno sguardo oltre il '900 Attualità, in pole Moro e '68

Al via la maturità, ecco il tototema della Nuova BQ. Basta coi "soliti" Montale e Ungaretti, meglio uno sguardo non solo al Novecento. Una carrellata di alternative possibili, tra cui svetta il cantore dell'ordinario, Saba. Tra i temi di attualità attenti a Moro, '68 e immigrazione.

Educazione 18_06_2018

Mercoledì inizieranno gli esami di maturità e come da tradizione che si rispetti è partito il tototema. Vediamo di orientarci sfatando alcuni miti e dando consigli.

La prima prova scritta di Italiano prevede quattro proposte. La tipologia A presenta domande su un testo dato (poetico, narrativo o teatrale) di comprensione, di analisi o di approfondimento.

La tipologia B consiste nella stesura di un articolo di giornale o di un saggio breve dalle quattro alle sei facciate a partire da documenti forniti su quattro ambiti differenti. L’errore più comune che lo studente può commettere è quello di scegliere l’argomento che più lo attrae senza considerare quali siano le sue effettive conoscenze specifiche sulla questione proposta. La stesura di questa tipologia di testo (del resto come accade anche per le altre tipologie) presuppone la conoscenza profonda del tema, la capacità di rielaborare in termini personali le informazioni in modo che lo studente appaia come un giornalista o un esperto del settore affrontato, che sia storico, letterario, economico o scientifico.

La tipologia C è il tema di storia (affrontato nel 2017 solo dal 3 per cento degli studenti), mentre la tipologia D è il tema di attualità.

Non credo alle previsioni che vengono offerte di tracce dell’esame di Stato sulla base di presunte fughe di notizie, perché non si sono mai avverate. In secondo luogo, non ritengo che la preparazione dell’ultimo minuto su un ipotetico autore prescelto per la tipologia A possa permettere di affrontare bene l’analisi di testo. 

Mi spiegherò meglio. In tutti questi anni chi ha redatto le prove dell’analisi di testo ha sempre fornito una brevissima presentazione dello scrittore (poche righe), corredata da domande che richiedevano una comprensione del testo e una capacità di analisi a prescindere da una precedente conoscenza della poesia o del passo in prosa. Le stesse domande di approfondimento e di inquadramento dell’autore hanno spesso offerto la doppia opzione di approfondire poetica o testi dello scrittore oppure di argomentare una tematica attraverso un percorso di autori che l’abbiano affrontata. Quindi, è davvero importante la conoscenza di un autore per sostenere la prova così come viene preparata dal ministero? 

Le tradizionali norme di retorica direbbero di sì. Chi non ricorda il detto che risale a Catone il Censore Rem tene verba sequentur ovvero «possiedi gli argomenti, le parole verranno di conseguenza»? Se un ragazzo o un adulto dovesse scrivere un articolo di giornale o un tema su un poeta dovrebbe senza dubbio conoscere bene l’autore. Qui, però, si tratta di rispondere ad alcune domande su un testo che è fornito. Quando nel 2010 è stata proposta la «Prefazione» di La ricerca delle radici. Antologia personale, gli studenti, nel migliore dei casi, conoscevano dell’autore soltanto l’opera Se questo è un uomo. Eppure avevano tutte le possibilità di affrontare bene la prova. L’approfondimento era relativo alla ricostruzione da parte dello studente di una biblioteca personale costituita da quelle opere che erano state fondamentali nella formazione e nella crescita. 

Per quanto riguarda l’analisi di testo in quindici anni la selezione degli autori prescelti è stata davvero ridotta, indice di poca fantasia e di una sottovalutazione del patrimonio letterario del Novecento italiano. Ecco i numeri. Sono stati proposti: tre volte Ungaretti, tre volte Montale, due volte il Paradiso, una volta Saba, Pavese, Quasimodo, Pirandello, Primo Levi, Svevo, Magris, Eco, Caproni. 

Anche per i non addetti ai lavori emergono alcune considerazioni: la selezione è soltanto sul Novecento (escluso il secondo Ottocento che viene studiato in tutte le scuole in quinta; chi insegna sa, in realtà, che quasi tutti i docenti partono nell’ultimo anno ancora da Leopardi o Manzoni, raramente da Verga), vi sono dei grandi esclusi del secolo (Pascoli e D’Annunzio su tutti) e la letteratura italiana del Novecento appare ridotta, povera e scarna. Perché non ricordare agli studenti che abbiamo tanti scrittori importanti, solo per annoverare qualcuno: Guido Gozzano, Ada Negri, Dino Buzzati, Federico Tozzi, Angelo Gatti, Giuseppe Tomasi de Lampedusa, Giovannino Guareschi, Pier Paolo Pasolini, Clemente Rebora, Carlo Emilio Gadda, Carlo Betocchi, Giovanni Testori, Mario Luzi, Alda Merini, Andrea Zanzotto e Grazia Deledda (quest’anno ricorre il centenario della pubblicazione di Canne al vento).   

Nel 2012 è stato proposto per l’ennesima volta Eugenio Montale, forse il più grande poeta italiano del Novecento, ma mi è sembrato eccessivo proporlo per ben tre volte: «La casa sul mare» nel 2004, «Ripenso il tuo sorriso» nel 2008, il brano «Ammazzare il tempo» da Auto da fè nel 2012. Penso che quest’anno sia impossibile che venga proposto per l’ennesima volta. Ciò nonostante come esercitazione sarebbe interessante la poesia «Piove», una parodia de «La pioggia nel pineto» di D’Annunzio.

Anche Giuseppe Ungaretti è stato scelto per ben tre volte: nel 1999 la poesia «I fiumi», nel 2006 «L’isola», nel 2011 «Lucca». Anche in questo caso mi sorprenderebbe la riproposta del poeta (come scrive l’Ansa), sarebbe la quarta volta in quindici anni. Nonostante lo consideri un grande poeta, sarebbe un segno negativo l’insistenza sempre sui soliti della triade, come se nel Novecento italiano non ci fossero altri meritevoli scrittori (tra l’altro gli studenti si sono cimentati con Ungaretti solo due anni fa). 

Veniamo invece ai nomi plausibili secondo il criterio di chi sceglie le tracce. Solo una volta, invece, e per di più nel lontano 2000, è stata scelta una poesia di Saba, «La ritirata in piazza Aldrovandi a Bologna». Considerati la tendenza a ripetere i grandi della triade «Ungaretti, Saba, Montale» (tre volte Ungaretti e tre volte Montale) e il fatto che Saba sia stato proposto una sola volta, potrebbe essere ripresentato dopo tanti anni un componimento dell’autore triestino. Una bella esercitazione di quello che è il cantore dell’ordinario (parla anche del portiere di una squadra di calcio, della balia, della sua città, della figlia Linuccia, …) sarebbe la lettura della poesia «A mia moglie», in dissonanza con tutta la tradizione cortese occidentale che ha esaltato i rapporti adulterini extra coniugali o le relazioni irraggiungibili. 

Ungaretti, Montale, Saba, Primo Levi, Quasimodo, Pavese e altri sono stati proposti per l’analisi di testo, d’Annunzio mai. Perché Saba sì, d’Annunzio no? Non certo ragioni artistiche possono motivare questa illustre esclusione, casomai motivazioni moralistiche o ideologiche. Per caso, il peso di Saba nella nostra storia letteraria e della cultura può essere paragonato a quello di d’Annunzio? 

Quest’anno potrebbero essere proposti nomi importanti già usciti (ad esempio Ungaretti per il centesimo anniversario della fine della guerra) o il Ministero potrebbe proporre letterati minori che non si affrontano a scuola (come è accaduto negli ultimi anni) con la prospettiva di soffermarsi più sulle competenze che sulla cultura e sulla tradizione.

Veniamo ora alle altre tipologie: B (articolo/saggio breve, C (tema di storia) e D (tema di attualità). Credo che le proposte possano riguardare importanti anniversari (il Sessantotto o la morte di Aldo Moro o l’entrata in vigore della Costituzione) oppure questioni del modo giovanile di cui quest’anno si è particolarmente parlato nel mondo della scuola e sui media (il bullismo) o problemi della società contemporanea (come immigrazione, tolleranza).