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VATICANO

Venezuela, non c'è più tempo per il dialogo

Mogli e madri dei prigionieri politici in Venezuela protestano in San Pietro per chiedere la liberazione dei loro cari. Intanto, in Venezuela, falliva il dialogo in cui la Santa Sede era mediatrice. La crisi, politica, economica e umanitaria, si è spinta troppo oltre. Ormai non c'è più tempo per sedersi attorno a un tavolo.

Esteri 08_12_2016
Diosdado Cabello

Domenica 4 dicembre, tre donne venezuelane hanno inscenato una spettacolare protesta. Mitzy Capriles (moglie del Sindaco di Caracas agli arresti domiciliari), Lilian Tintori e Antonieta Lopez (rispettivamente moglie e madre del leader dell’opposizione Leopoldo Lopez), si sono incatenate di fronte alla Basilica di San Pietro. L’obiettivo? “Chiediamo la liberazione dei prigionieri politici in Venezuela, ce ne sono più di 100, abbiamo fatto tutto il possibile. Abbiamo fatto appello a tutte le organizzazioni internazionali, per 2 anni e 9 mesi. E tutte le organizzazioni internazionali hanno chiesto la libertà di Antonio Ledezma, di Leopoldo Lopez, di Daniel Ceballos, basta!”. Sono state le prime parole della Tintori, sottolineando che il dialogo promosso dalla Santa Sede doveva dare risultati concreti. “Il primo risultato deve essere la liberazione dei prigionieri politici”.

Un clamoroso appello che ha coinvolto la comunità italo-venezuelana. In tanti sono accorsi da altre città italiane, in segno di solidarietà alle donne che hanno fatto appello diretto a Papa Francesco: “Sua Santità faccia rispettare al governo il suo dovere di liberare i prigionieri politici”. È seguita una grande manifestazione degli italo-venezuelani a Piazza del Popolo. La mossa ha cercato di anticipare il terzo round del dialogo che era previsto per martedì 6 dicembre, alla presenza di Mons. Claudio Maria Celli, l’inviato del Vaticano. 

Purtroppo il dialogo era già fallito. La coalizione dell’opposizione non si è presentata ai colloqui previsti per il 6 dicembre. “Sarebbe poco sincero sederci e parlare di dialogo, come se niente fosse, quando il governo non rispetta gli accordi”, ha affermato Jesús “Chuo” Torrealba, il portavoce della coalizione di opposizione MUD, durante il suo programma radio, qualche minuto prima dell’appuntamento con Mons. Claudio Maria Celli e il Nunzio Aldo Giordano. Una notizia che era attesa da giorni, ma è stata confermata martedì mattina.

Nel frattempo 14 prigionieri politici sono in sciopero della fame a Caracas da domenica scorsa. Ad oggi ci sono 106 prigionieri politici, secondo il rapporto online del “Foro Penal Venezolano”. I famigliari denunciano torture e martedì scorso hanno consegnato alla Nunziatura un documento chiedendo la loro liberazione. Secondo i giornalisti venezuelani, un rappresentante della Nunziatura ha chiesto ai manifestanti di fidarsi dell’impegno e delle buone intenzioni della Santa Sede. Il Ministro degli Esteri, la Sig.ra Delcy Rodriguez, ha invece dichiarato che la liberazione dei prigionieri politici come parte degli accordi del dialogo, “ci sono soltanto nell’immaginazione dei membri della MUD”. 

La politica venezuelana è un marasma ed il Vaticano ne è rimasto impigliato. In questo clima, lunedì l’opposizione ha scovato un documento riservato della Segretaria di Stato del Vaticano, una lettera inviata al Presidente della Repubblica, con quattro petizioni: “Che vengano adottate le misure per l'ingresso di cibo e medicine per il paese per alleviare la crisi umanitaria; che sia concordato un calendario elettorale; che sia restituito il potere del Parlamento, secondo la Costituzione; e che siano liberati i prigionieri politici”, ha auspicato il cardinale Pietro Parolin. E la lettera si conclude con l'avvertimento che “la Santa Sede si riserva il diritto di rendere pubblica questa lettera se lo ritiene opportuno”.

È arrivato l’attacco di Diosdado Cabello, presidente del partito di governo: “Il Vaticano non è intermediario! Il Vaticano non è mediatore! Il Vaticano sta lì come un invitato, è un accompagnatore. Non ha diritto di porre alcun veto, di avanzare proposte o tentare di sbilanciare la sua posizione verso il settore A o B... Ha sentito Pietro Parolin? Lei è stato qui, è stato due anni a militare con gli “squallidi” (nome offensivo usato da Hugo Chávez per fare riferimento all’opposizione, ndr). Non ci sorprende il suo atteggiamento. Quel signore, quando è stato Nunzio qui, prendeva parte alle riunioni della destra. Da lei non possiamo aspettarci altro... Signor Pietro Parolin, in questo Paese ci sono anche cattolici chavisti… Non può burlarsi di loro. Rispettateci, rispettateci! Noi non ci immischiamo nelle questioni del Vaticano, nelle cose che succedono là. Non ci immischiamo di sacerdoti accusati di pedofilia. Siete voi che dovete risolvere quella faccenda. Non dovete entrare negli affari interni dei venezuelani”, ha affermato nel corso di un comizio, un giorno prima della data del dialogo. Da notare che su Diosdado Cabello pendono diverse denunce per corruzione e il suo nome è stato citato da diverse testate internazionali per presunti legami con il narcotraffico.

Martedì 6 dicembre il Vaticano ha perso la scommessa del dialogo in Venezuela. Ma la partita a scacchi sembra non finire: il presidente del Parlamento, Henry Ramos Allup, ha confermato che l'opposizione non tornerà al dialogo con il governo e il potere legislativo riprenderà il giudizio politico contro il Presidente Nicolas Maduro. Mentre monsignore Celli insiste che il processo di dialogo sarà avviato il 13 gennaio. 

Evidentemente la Santa Sede non ha ancora capito l’emergenza in cui vive il Venezuela: L’Osservatorio Venezuelano della Violenza rileva che è il paese con il secondo tasso più alto di omicidi nel mondo (90 morti ogni 100 mila abitanti e 27.875 morti violente nel 2015); il deterioramento sociale ed economico è noto per l’iperinflazione, con un aumento di 1,5% ogni giorno; e la scarsità di cibo e medicinali alla soglia del 90%.  

Sarebbe ora di cambiare rotta, garantire il rispetto della Costituzione venezuelana. Ma soprattutto, sarebbe ora di capire che i venezuelani sono intrappolati in un paese senza stato di diritto, con assenza di istituzioni, violenza dilagante, forte repressione e alle prese con una crisi umanitaria senza precedenti. È proprio per questo che non si può più dialogare, non c’è tempo per colloqui e trattative. In ogni caso, “la pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà”. Parole Sante di Giovanni Paolo II.