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EDITORIALE

Voto di genere, l'ultima follia

Alle prossime elezioni comunali di Bologna, gli elettori potranno esprimere due preferenze purché di sesso diverso, una sorta di imposizione di quote rosa. E' il trionfo dell'ideologia, e chissà che poi non si passerà a votare un etero e un gay...

Editoriali 17_04_2013
Bologna

Da Bologna la Rossa a Bologna la Rosa. Uno pensa: se continua così, prima o poi verrà una Bologna Pallida e, chissà, una Bianca. Invece no, perché dopo sarà la volta della Bologna Arcobaleno. La notizia (Corriere di Bologna.it del 16 aprile 2013) è questa: alle prossime elezioni comunali e/o di quartiere i bolognesi potranno esprimere due preferenze purché di sesso diverso, pena l’annullamento della seconda di esse.

A Palazzo D’Accursio è stato deciso così per incoraggiare le cosiddette Quote Rosa, e i compilatori delle liste dovranno per forza tenerne conto. Naturalmente, ha votato compatta a favore tutta la sinistra, grillini compresi. Che ha potuto contare sul non-voto dei Pdl. Solo la Lega ha avuto il coraggio di votare contro. I pidiellini, come si sa, figurarsi se sono contro le donne: quanto piacciano le donne ai pidiellini lo sanno pure i rotocalchi. Così, hanno ovviato all’imbarazzo di dover votare con la sinistra semplicemente non partecipando al voto. E chissenefrega del principio; in fondo, l’unico principio professato dai pidiellini è quello liberista (ma neanche questo con la dovuta convinzione).

Insomma, al Comune di Bologna hanno pensato che le donne a disposizione (cioè, al servizio) delle istituzioni locali erano poche e che, anzi, sono poche anche a livello nazionale, così hanno deciso di dare, come si suol dire, un «segnale forte» di «equilibrio di genere» (si chiama così nella langue de bois del neo-progressimo), per far vedere che il Laboratorio Bologna è sempre vivo e lotta con noi. Le linee del Progresso, ahimè, non le detta più Baffone ma la sinistra americana, ed è paradossale quanto grottesco che il Nemico Mortale di ieri sia diventato il Maestro di oggi. Ma i Trinariciuti guareschiani hanno sempre avuto qualcun altro che pensasse al loro posto e al «contr’ordine, compagni» sono abituati.

Oggi non c’è nemmeno bisogno di viaggi d’aggiornamento sulla «linea» (ieri a Mosca, oggi a Manhattan), perché le nuove parole d’ordine arrivano direttamente via etere. Nelle università americane più liberal fa punteggio per lo studente dimostrare di essere «uscito» almeno una volta nell’anno con un collega dello stesso sesso. Perciò, adelante ma con juicio: per adesso, alle elezioni, due preferenze di sesso diverso.

La prossima tappa sarà: una preferenza etero e una gay. La terza: tutti gay, perché a quel punto sarà noto a tutti (la propaganda serve a questo) che i gay in politica sono per definizione apportatori di bello & buono, sono più onesti & giusti, ottimi amministratori & statisti. Così come oggi è questo che si dice delle donne, tant’è che anche i consigli d’amministrazione delle aziende hanno dovuto adeguarsi per non pagar dazio «d’immagine». Ovviamente, sia le donne che i gay dovranno essere regolarmente almeno simpatizzanti di una precisa fazione, sennò saranno volgari t...e o squallide checche e finiranno pure in galera per prostituzione. Eh, la propaganda ideologica (non a caso invenzione giacobina) è tutto. Chi vi mette le mani, controlla il pianeta. I figli di questo mondo, come avverte Cristo nel vangelo, sono più accorti degli altri. E non dormono mai.