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IL VOTO IN SPAGNA

Vox è la risposta ai disastri dello zapaterismo

Non si può comprendere il 10% dei voti a Vox se non si ricorda il decennio di distruzione della coscienza sociale, storica e culturale operata da Zapatero. La narrativa dei mass media presenta Vox come retrogrado e fascista, ma basta leggere il programma per capire che si tratta di accuse immotivate. In realtà, è il partito più vicino ai princìpi non negoziabili.

Editoriali 30_04_2019

Per capire la Spagna di oggi, con la nascita e affermazione di Vox è necessario fare un passo indietro. Non si può comprendere Vox come partito che raccoglie il 10% dei consensi nazionali se non si ricorda il decennio di erosione, distruzione e ricostruzione - a suo modo - della coscienza sociale, storica e culturale di Zapatero. I sette anni di governo Zapatero furono il primo tentativo nell’Europa contemporanea (riuscito almeno parzialmente) di ingegneria sociale progressista: le decisioni e le leggi prese in quel periodo, dal “matrimonio gay” al divorzio veloce, dall’abolizione dei limiti per l’aborto all’ideologia di genere nelle scuole, dalla riscrittura della memoria storica alla rimozione di Franco dalla Valle de los Caίdos, hanno segnato da un lato la nascita di Podemos (partito populista di sinistra) dall’altro l’affermarsi progressivo in questi ultimi anni di Vox.

Non c’è dubbio alcuno sull’incapacità di reagire culturalmente a questa deriva da parte del Partito Popolare guidato negli anni scorsi da Rajoy, che avendo ottenuto ampie maggioranze avrebbe dovuto non solo riscattare un’economia distrutta dal ‘zapaterismo’ ma anche ricostruire un tessuto sociale, culturale e storico distrutto. Vox è stato descritto sin dal suo primo successo elettorale in Andalusia dello scorso dicembre come un partito di estrema destra, retrogrado, conservatore, fascista, eccetera. In questi stessi giorni, prima e dopo la celebrazione delle elezioni spagnole, la narrativa dei mass media europei non è cambiata: Vox impersonerebbe i peggiori pericoli per la nazione spagnola e l’intera Europa.
Eppure il programma elettorale di Vox è ben chiaro ed è bene partire dai fatti prima di giudicarli:

- unità nazionale e rielaborazione delle autonomie locali dentro l’unità nazionale, contro ogni secessionismo (1-13);

- attenzione all’immigrazione, dall’espulsione dei migranti illegali alla lotta ai mercanti (mafia) dei migranti (14-22);

- difesa, sicurezza e frontiere, con la chiusura delle moschee fondamentaliste, la collaborazione con il Marocco, le statistiche su crimini e nazionalità dei colpevoli, la lotta alla minaccia jihadista in tutto il mondo (23-33);

- economia, dai piani idrologici ed energetici nazionali alla razionalizzazione degli enti pubblici, dalla riduzione dei componenti degli organi locali alla semplificazione normativa; dalla riduzione dell’IVA e della tassazione sulle rendite all’ampliamento dei benefici fiscali per le famiglie, fino all’abolizione delle tasse di successione; dal sostegno alle PMI a quello per pensionati e giovani (34-54);

- salute, dal piano sulla salute integrata alla cancellazione dalla spesa pubblica dei costi per aborto e cambio di genere, dall’eliminazione dei servizi gratuiti per i migranti illegali al potenziamento delle strutture ospedaliere (55-59);

- educazione e cultura, dalla reale libertà di scelta educativa per i genitori e le famiglie al potenziamento dell’educazione spagnola sul territorio nazionale e per le zone rurali del Paese (60-69);

- vita e famiglia, dal cambio delle attuali leggi sulla violenza di genere, estendendola ed equiparandola a violenza intra-famigliare, al Ministero per la Famiglia, dall’appoggio alle famiglie numerose a quello per la natalità con aiuti alla maternità e protezione della vita umana dal concepimento alla morte naturale, da più efficaci politiche di congedo parentale al divieto assoluto della maternità surrogata (70-81);

- libertà e giustizia, dalla fine del finanziamento pubblico ai partiti a una nuova legge sulla memoria delle vittime del terrorismo, da nuove norme contro le ‘occupazioni’ all’aggravio delle pene per i terroristi, dalla riforma della giustizia a quella delle carceri (82-94);

- Europa e politica internazionale, promuovere la medesima linea politica del Gruppo Visegrad a Bruxelles, riduzione del bilancio europeo ed eliminazione delle duplicazioni di agenzie e un gran piano di cooperazione con le nazioni della comunità e lingua spagnola nel mondo (96-100).

Cosa ci sarebbe di fascista, retrogrado e pericolosamente ultra grave nei propositi di Vox - letto il programma elettorale sul quale hanno chiesto i voti - non riesco a capirlo. In breve e per ciò che riguarda i valori non negoziabili, così come ancor validamente presenti nell’ampio patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa, Vox vuole cambiare la legge libertaria sull’aborto, appoggiare e sostenere le famiglie e il matrimonio, promuovere e favorire la libertà economica, fermare l’indottrinamento del gender nelle scuole e riaffermare la libertà educativa e quella religiosa. Nulla di rivoluzionario né di retrogrado fascista.

La rivista on line Religión en Libertad aveva fatto un’analisi su come e quanto i programmi dei partiti politici spagnoli rispettassero e promuovessero i principi non negoziabili cristiani. Bene, scorrendo le notizie risulta chiaro che Vox certamente era il partito più in linea, seguito a poca distanza dai Popolari. Più indietro il partito riformista di centro Ciudadanos e, ben ultimi appaiati, Socialisti e Podemos. Gli spagnoli, anche a seguito dell’incredibile infornata di decreti legge degli ultimi mesi del governo Sanchez, con aumenti a pensioni, stipendi statali etc., hanno sostenuto la vittoria dei Socialisti. Per Vox, come per i Popolari del loro novello leader Casado, è solo l’inizio della marcia per ricostruire un Paese distrutto e incapace di riconoscere la propria identità a partire dalla propria radice cristiana. Il ‘pendolo della storia’ sta tornando verso l’identità nazionale e in Spagna non si potrà prescindere dai valori non negoziabili e dall’esperienza di Vox.