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PERSECUZIONE

Yemen, quattro suore martiri della misericordia

Sister Anselm veniva dall'India, sister Margherite e sister Reginette dal Rwanda, sister Judith dal Kenya. Sono state assassinate da miliziani jihadisti ad Aden, Yemen, mentre assistevano malati e infermi. Erano Missionarie della Carità, suore di Madre Teresa. Hanno vissuto la misericordia fino al martirio.

Libertà religiosa 05_03_2016
Aden, dopo l'attacco

Sister Anselm veniva dall'India, sister Margherite e sister Reginette dal Rwanda, sister Judith dal Kenya. Tutte con l'inconfondibile sari bianco e azzuro, orrendamente macchiato di sangue ieri mattina. Sono le quattro Missionarie della Carità uccise nello Yemen, insieme ad altri dodici lavoratori della casa per disabili e anziani che - nonostante il pericolo per la guerra che infuria nel Paese - tenevano aperta nel distretto di Shaikh Othman ad Aden. Erano rimaste lì, perché non possono e non devono essere gli ultimi a pagare il prezzo dei conflitti.

Non sono però morte per un «effetto collaterale» del conflitto le religiose dello Yemen: sono rimaste uccise in un'esecuzione di chiara matrice jihadista, come ha sottolineato ieri immediatamente il vescovo Paul Hinder, guida del Vicariato dell'Arabia Meridionale sotto la cui giurisdizione rientra lo Yemen. Un gruppo di miliziani è arrivato di mattina presto alla struttura, ha separato le suore da tutti gli altri e le ha uccise; solo la superiora è riuscita a nascondersi ed è scampata così al massacro. Poi è stata la volta del personale della struttura, tra cui anche cinque etiopi. I malati e gli anziani li hanno «risparmiati»; per modo di dire, ovviamente, visto che li hanno abbandonati lì, senza nessuno che possa prendersi cura di loro. Di un sacerdote che viveva nella casa, infine, il salesiano indiano Tom Uzhunnalil, non si hanno notizie. Era l'unico prete rimasto ad Aden, si era trasferito nel convento delle suore dopo che la chiesa della Sacra Famiglia era stata devastata l'anno scorso, sempre da milizie di quella matrice. Il timore ora è che sia stato portato via dai jihadisti, come un tragico trofeo.

Tutto questo succede ad Aden, la città che la coalizione guidata dall'Arabia Saudita dice di aver «liberato» dalle milizie sciite degli houthi, reinstallando a suon di bombe (anche made in Italy) quello che per la comunità internazionale è il governo legittimo del Paese. Il dato di fatto è che oggi Aden è un posto dove le milizie di al Qaeda fanno il bello e il cattivo tempo; mentre gli houthi continuano a resistere a Sana'a nonostante un anno di conflitto sanguinosissimo che ha già fatto più di seimila morti e ridotto alla fame l'80 per cento della popolazione. Il tutto mentre il mondo non solo rimane indifferente, ma continua - come se niente fosse - a vendere ai sauditi le armi utilizzate in questa guerra combattuta nel giardino di casa.

Se questa è l'analisi del contesto politico in cui si inserisce questa nuova pagina dolorosa delle persecuzioni contro i cristiani, per chi guarda queste morti con gli occhi della fede non è però possibile fermarsi qui. Perché non si può - in questo Anno Santo - non vedere nei volti di queste quattro Missionarie della Carità l'icona più autentica della misericordia. Erano ad Aden per «visitare gli infermi», una delle sette opere di misericordia corporali. Ci erano arrivate per questo nello Yemen le suore di Madre Teresa nel 1973, chiamate dall'allora presidente del Nord - Ali Nasir Muhammad - abbattendo un altro dei muri impossibili che la Madre degli ultimi riuscì a far cadere. Ma vivere la misericordia fino in fondo non è una scelta a buon mercato: è abbracciare la croce fino al punto di donare la propria vita. E allora Anselm, Margherite, Reginette e Judith, oggi, sono le martiri dell'Anno Santo della misericordia, che è poi l'altro nome della carità. Martiri nell'anno in cui - a settembre - la loro fondatrice verrà proclamata santa, quasi a ricordarci che Teresa non era la santa del politicamente corretto ma di una carità che quando diventa testimonianza del Vangelo è sempre segno di contraddizione.

Sono infine le nuove martiri dello Yemen, che vanno ad aggiungersi a Zelia, Aletta e Michael - le loro consorelle indiane e filippine uccise nel 1998 a Hodeidah, in questo stesso Paese. Anche loro sepolte proprio ad Aden. Sette Missionarie della Carità martiri in una terra abbandonata da tutti, dove i cristiani sono una comunità piccolissima e straniera. D'ora in poi questa terra sofferente sarà inseparabile dalla memoria della santa Madre Teresa. E almeno in Cielo avrà certamente qualcuno che intercede per lei.