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DOPO GENOVA

A chi dare Autostrade? Prevale lo statalismo grillino

Duro confronto di Conte con Benetton sul controllo di Autostrade, la cui nazionalizzazione è cavallo di battaglia del M5S dopo il crollo del ponte Morandi. Ma chi lo dice che altri gestirebbero meglio di Benetton il servizio autostradale? L'ideologia statalista del governo prevale, ma le strade di Anas (agenzia pubblica) danno prova di mala gestione. 

Politica 15_07_2020
L'ex Ponte Morandi, dopo il crollo

La vicenda Autostrade si sta ingarbugliando. Neppure il Consiglio dei ministri di ieri sera è riuscito a sbrogliare la matassa. In molti si chiedono da dove derivi l’atteggiamento insolitamente intransigente del premier sull’estromissione dei Benetton da Autostrade. La revoca tout court della concessione alla famiglia veneta comporterebbe al mercato perdite economiche elevate (10 miliardi di debito di Autostrade per l’Italia e altri 9 in capo ad Atlantia), oltre che un indennizzo di 7 miliardi che il Governo dovrebbe versare a Benetton. E’ un braccio di ferro, quello di Giuseppe Conte, portato avanti per compiacere il Movimento Cinque Stelle, che ne fece fin dall’inizio un cavallo di battaglia, ma anche per prendere in mano un business che fa gola a tanti.

Ma anzitutto un interrogativo va posto: chi lo dice che altri gestirebbero meglio di Benetton il servizio autostradale? Massimo rispetto per le vittime del crollo del ponte di Genova, ma viste la disastrosa gestione Anas (alla quale qualche esponente della maggioranza vorrebbe affidare le autostrade italiane) e le incognite riguardanti Cassa depositi e prestiti, quali garanzie di efficienza si offrono ai cittadini?

Le divisioni politiche nella maggioranza si sono confermate anche ieri. Una parte del Pd e Italia Viva sono favorevoli ad accettare la proposta messa sul tavolo da Autostrade per l’Italia (Aspi) pronta a riconoscere un risarcimento di 3,4 miliardi di euro e ad assumere impegni precisi su investimenti in manutenzione e potenziamento della rete e sulla riduzione delle tariffe dei pedaggi. I Benetton, in altri termini, sono disposti a fare rinunce enormi pur di rimanere in partita. Tuttavia, i Cinque Stelle sono compatti nel dire no ad alleanze tra Cassa depositi e prestiti e i Benetton, anche se questi ultimi abbassassero la loro quota di partecipazione in Atlantia. E alla fine i dem sembrano accodarsi, per paura che la situazione esploda.

Pare si vada verso il commissariamento di Autostrade, «unico modo per avviare la revoca», dichiara Giancarlo Cancelleri, Viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti (M5S). Con il commissariamento si azzererebbero i vertici ma si garantirebbero continuità aziendale e posti di lavoro, nell’attesa di fare un bando per la nuova concessione. Ma nel frattempo resterebbero incertezze sulla gestione del servizio. E poi per il commissariamento occorre un decreto da votare in Parlamento. E i numeri per approvarlo ci sarebbero, visto che i renziani si sono messi di traverso e nelle opposizioni nessuno su questo tema ha intenzione di fare da stampella alla maggioranza?

Il ruolo di Anas, che qualcuno nella maggioranza caldeggia, potrebbe essere limitato ai controlli di sicurezza, anche se il nodo più difficile da sciogliere riguarda, come detto, la fuoriuscita totale dall'azionariato da parte di Benetton o meglio la percentuale che Benetton potrebbe conservare nella nuova società Autostrade. Peraltro è spuntata ieri una lettera che il Ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, aveva inviato nel mese di marzo al Premier Conte per segnalargli i rischi di una revoca della concessione autostradale, anche in termini di costi per lo Stato, nel senso che i Benetton avrebbero potuto pretendere il risarcimento integrale. Anche sulla base di un parere dell’Avvocatura dello Stato, la De Micheli suggeriva al premier, in quella missiva, di valutare una soluzione transattiva.

Senza contare che il dossier Autostrade coinvolge anche i rapporti italo-tedeschi (ne avranno parlato due giorni fa anche Conte e la cancelliera Merkel?), visto che come socio di minoranza c’è anche la tedesca Allianz. Altro socio di minoranza è il fondo cinese Road Silk, che ha già chiesto informazioni in merito all’ambasciatore italiano a Pechino. La vicenda, non a caso, viene seguita con attenzione anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che auspica che la questione si risolva nel migliore dei modi e senza contraccolpi nel governo.

Aprire un contenzioso dinanzi a un giudice, visto che i Benetton potrebbero fare ricorso in caso di revoca della concessione, non sarebbe un gran bello spettacolo da esibire agli occhi degli osservatori internazionali. Si è ormai capito che al Governo interessa eliminare (o diluire) la presenza dei Benetton nell'azionariato di Atlantia e prendere, attraverso Cassa depositi e prestiti, il controllo di una società che, peraltro, non è attiva solo in Italia ma anche in molti altri Paesi europei ed extraeuropei. Ma in questa strategia di conquista del potere in Autostrade quanto c’è di sincero interesse a difendere davvero gli interessi degli italiani e a migliorare la qualità del servizio?