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Scuola

Aborto e gender non si toccano: preside alla gogna

La vicenda da soviet al Liceo Giulio Cesare di Roma con la pretesa di un collettivo di studenti di parlare di come si abortisce e di teoria gender. La preside rispedisce al mittente la richiesta. Scoppia la polemica.

Gender Watch 13_02_2021

È un pessimo segnale quello che sta arrivando in queste ore dal liceo Giulio Cesare di Roma, una delle scuole più prestigiose della Capitale. La preside è finita sotto un bombardamento concentrico mediatico-studentesco per essersi limitata ad applicare la legge e fare il suo mestiere di educatrice. Ma ha toccato due tasti caldi: l’aborto e il gender.

E adesso Repubblica sta sguinzagliando i cronisti in giro per Roma per chiedere se la donna sia per caso iscritta a qualche sezione cittadina della Lega e gli studenti di un collettivo studentesco minacciano di “mettere a ferro e fuoco” le scuole di Roma (alcune occupazioni, come al Socrate, sono già partite) per quella che reputano una censura.

I fatti sono questi.

Martedì al Giulio Cesare è incominciata la Settimana dello studente. Dopo mesi di DaD e assenza dai banchi, se ne sentiva proprio il bisogno, ma tant’è, sò ragazzi.

Come sempre, le proposte dei rappresentanti di lista sono state presentate allo staff direttivo e discusse poi tra rappresentanti e preside. Nelle proposte iniziali figuravano anche quelle del collettivo di estrema sinistra Zero Alibi: in particolare quelle su come fare ad abortire e sull'identità di genere.

Ma la preside, Paola Senesi, appellandosi al fatto che il tema dell’aborto coinvolge una multidisciplinarità di aspetti, non ultimo quello prettamente bioetico, ha ritenuto giustamente che l’argomento non potesse essere volto solo attraverso la mera metodologia abortiva. Così ha chiesto agli studenti di rivedere la decisione. Così ha fatto anche per l’argomento sul gender, appellandosi alla Circolare del Miur sulla questione della teoria di genere (15 settembre 2015 numero 192) che la esclude dall’insegnamento curricolare. A questo si è aggiunta anche la presenza di uno storico negazionista delle foibe, invitato proprio nel Giorno del Ricordo a parlare dell’occupazione italiana nei Balcani (incontro poi spostato a oggi, ma a tema la strage di Piazza Fontana) e la visione del film Trainspotting. Insomma, in una comune parigina avrebbero fatto incontri più soft.

Dopo incontri interlocutori, alla fine il programma presentato dagli studenti non conteneva più l’aborto e il gender. E questo è stato posto all’attenzione del collegio docenti.

E qui, per la Senesi è scattata la gogna.

Il collettivo si è rivolto a Repubblica che ha scritto un primo articolo per dire che la preside aveva censurato i due temi scottanti. Il giorno dopo, sempre lo stesso quotidiano, ha ospitato la lettera non firmata da 40 insegnanti dell’istituto, i quali hanno preso le distanze dalla preside accusandola di aver esautorato il collegio docenti.

Dal canto suo la preside, dopo un consiglio di istituto impegnativo, ma caratterizzato da un confronto sereno svoltosi ieri, ha ribadito di aver agito correttamente, così come la Bussola ha potuto raccogliere direttamente dalla sua voce: «Non si è trattato assolutamente di censura – ha spiegato la dirigente -. Ho semplicemente esercitato la mia funzione nel rispetto delle prerogative di tutti. C’è stato un ampio confronto con i rappresentati di istituto e quello che è uscito, è contenuto nel programma definitivo, che, dopo l’approvazione del collegio docenti, è stato presentato agli studenti. Ma non vorrei aggiungere altro, ogni cosa verrà chiarita nella sede preposta non appena sarà possibile».

Il solito mondo antagonista si è messo in moto, ma quello prettamente pro-life e pro-family non è stato a guardare. La Senesi ha ricevuto la solidarietà senatori come Simone Pillon (Lega), Lucio Malan (Forza Italia) e Paola Binetti (Forza Italia-Udc), i quali si sono riservati eventuali indagini ispettive parlamentari a difesa della preside.

Solidarietà è arrivata anche da Alberto Gambino di Scienza & vita di Roma e Alessandro Benedetti, presidente del Comitato civico per Roma, i quali condividendo le tante attestazioni di sostegno da parte dei genitori arrivate alla Senesi, hanno ricordato che «è grazie a questa posizione che finalmente tantissimi genitori possono avere voce, in piena conformità a quanto stabilito dalle Linee guida del ministero dell’Istruzione, introdotte da Valeria Fedeli, in cui si stabilisce a chiare lettere che le attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio abbiano il consenso dei genitori». I due attivisti poi hanno anche stigmatizzato il comportamento degli insegnanti «perché non appartiene al corpo docente il potere di decidere a colpi di maggioranza temi che proprio per la loro sensibilità riguardano le famiglie, finendo per sindacalizzare, in modo ideologico, le decisioni sulla formazione dei figli».

L’episodio, comunque, tipico da soviet è inquietante per la veemenza con la quale si è messo nel mirino una dirigente pubblica non gradita da un certo mondo.